domenica 28 febbraio 2010

Andrea Manente 268884

PRIMA ESERCITAZIONE DEL CORSO DI INFORMATICA E DISEGNO DIGITALE.

Nelle giornate di mercoledì 3 e mercoledì 10 Marzo abbiamo seguito due conferenze tenute rispettivamente da Michele Vianello (ex vicesindaco di Venezia e presidente del parco scientifico-tecnologico VEGA di Venezia) e da Gianluigi Cogo.


L’intervento di Michele Vianello:

Michele Vianello, primo relatore, affronta il tema del web 2.0, ma soprattutto delle applicazioni pratiche delle nuove tecnologie alla vita di ogni giorno con lo scopo di migliorarla (attraverso il concetto di cittadinanza digitale). I mezzi di comunicazione che noi usiamo ogni giorno stanno evolvendosi in modo straordinariamente rapido,coinvolgendo ovviamente altri aspetti sociali come i nostri costumi, il modo di approcciarsi agli altri e, nel caso particolare della nostra discussione, la partecipazione politica e il rapporto tra pubblico e privato a livello pratico.
Uno dei primi punti toccati da Vianello è la definizione di quello che viene definito WEB 2.0, e il rapporto con la cittadinanza: sostiene infatti Vianello, come poi farà Cogo, che il diritto di cittadinanza va oggi riferito anche in merito alla possibilità di utilizzare la connessione (a banda larga ovviamente), potendo quindi utilizzare internet e i suoi servizi, e migliorando così notevolmente la qualità della vita.

Il WEB 2.0 non è una tecnologia o un software, è un tipo di approccio alla rete: questa fino a qualche anno fa era organizzata come un sistema unidirezionale, senza prevedere il dialogo tra persone e lo scambio di informazioni: quella generazione di web non è la generazione del dialogo, è una fase iniziale del web che col web 2.0 (e, in base a quanto detto da Roberto Scano, attraverso fasi intermedie come il web 1.5) è arrivata a un nuovo approccio: questo grazie allo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo, il mash-up (la capacità di mescolare software di case produttrici e tipo diverso) e la diffusione di mezzi di connettività e dello storage di dati a prezzi accettabili.

Venezia, dice Vianello, viene duramente criticata per una sua apparente chiusura alle novità e ai giovani, ma in realtà esiste la possibilità di innovare la città, il problema resta vedere in che modo: quali sono i parametri dell’innovazione? In base a quanto detto se ne sono identificati principalmente due: la Green Economy, cioè la riconversione dell’economia alla sostenibilità ambientale, in atto in tutta l’economia mondiale del dopo-crisi; e il passaggio dalla produzione industriale tradizionale di stampo fordista, che basa sulla produzione di prodotti reali e l’occupazione di spazi reali, alla produzione di prodotti virtuali e senza la necessità di occupare spazi reali: ciò che conta sono i bit, cioè la rete e la possibilità di trasmettere informazioni e condividerle rapidamente. Il concetto fondamentale esposto è che non è necessario spazio oggi per creare un’azienda, ma semplicemente idee. Il massimo esempio esistente da questo punto di vista è probabilmente Google, oggi un colosso a livello economico, ma che nasce soltanto da un algoritmo particolare, non è un oggetto reale e non occupa spazi reali (ovviamente dispone di uffici ma rispetto alla quantità di denaro che sposta questi occupano uno spazio ridicolo) eppure influenza la politica mondiale (come nei rapporti tra Cina e USA, ma d’altronde ha dovuto intrattenere rapporti diplomatici con decine di paesi che pretendevano di avanzare una censura sui suoi contenuti). La nuova economia basa quindi sui bit, non sugli atomi o sui materiali. A Venezia la riconversione edilizia pone problemi grandissimi ecco perché la nuova economia che non necessita di spazio può trovare qui grandi possibilità, anche per il rapporto con la sostenibilità, presente qui già a livello storico e come in poche altre città nel mondo.
Il fatto di possedere strumenti di connettività a costi accessibili per tutti, e la possibilità di connettersi liberamente in ogni posto, garantisce una visione orizzontale del lavoro, di collaborazione totale e condivisione di idee, senza necessità di spazio ma soltanto con necessità di rete, trasferendo il lavoro, creativo in particolare, su un altro piano non più totalmente fisico ma anche virtuale, accorciando le problematiche di distanza per esempio.
Questo tipo di evoluzione verso nuovi mezzi di comunicazione e condivisione è chiaramente visibile nel fatto che non si utilizzano più computer e telefonini come si faceva 10 anni fa, spesso senza nessun tipo di connessione, ma tutti sono strumenti di connettività che permettono di collegarsi ovunque dove c’è il wi-fi diffuso. Un computer senza accesso a internet viene sempre più visto come una scatola vuota, al di là dei software che può possedere.

Si è passati poi a discutere del grande sviluppo dei media in rete, dei social network e del loro apporto al sistema tradizionale di comunicazione:
Youtube è uno dei più importanti poichè da una decina d’anni ha rotto l’equilibrio dei media tradizionali, permettendo a tutti di condividere qualsiasi contenuto essi vogliano: senza censura né modifiche come spesso accadeva con i media tradizionali. Ognuno in questo modo può scegliere il contenuto che vuole, questo non viene proposto dalla particolare rete tv e in questo modo ci possono essere diversi e più liberi punti di vista su uno stesso fatto per esempio.
Flickr dimostra il costo ormai quasi nullo dello storage, è una community di fotografia in cui si possono conservare fotografie online ed è possibile mostrarle agli altri e venderle.
Wikipedia in particolare è il massimo esempio di collaborazione del web 2.0: è l’enciclopedia universale costruita dai soli utenti e usata da moltissime più persone delle enciclopedie normali. È un approccio totalmente diverso da quello tradizionale d’altronde: i tempi di adeguamento di wikipedia sono immensamente più veloci e questa è aggiornabile in tempo reale; è però un’approccio più veloce e superficiale, che permette interattività ma limita spesso l’approfondimento, non raccogliendo ovviamente informazioni molto specifiche in favore piuttosto di una grande quantità di contenuti immagazzinati.
Tripleadvisor è una piattaforma attraverso la quale non si fanno solo prenotazioni ma i viaggiatori segnalano le loro impressioni sull’albergo o sul ristorante in cui vanno in modo da pubblicizzarlo e, se necessario, da penalizzarlo. Così è possibile controllare direttamente e con aggiornamenti costanti la qualità di sistemi turistici senza doversi basare su guide, magari non aggiornate o comunque che non prevedono un rapporto di dialogo.
Ebay e Amazon, per citare altri due esempi fatti, sono in qualche modo personificazione della nuova economia, dove non esistono spazi di vendita se non virtuali.
Google nasce per mettere in rete tutta la conoscenza del mondo, possedendo solo un algoritmo. Google però non funziona se noi non la usiamo costantemente, è costruita sul processo di collaborazione di tutti. È il concetto di web 2.0, contenuti generati dagli utenti, senza questo processo il 2.0 non esiste e non esiste niente di tutto quello di cui abbiamo parlato.

The Cluetrain Manifesto (pubblicato nel 1999 e composto da 95 tesi, come quelle di Martin Lutero contro la chiesa cattolica): è un vero e proprio manifesto che si propone di riscrivere il rapporto tra utenti e aziende: i mercati sono oggi conversazioni e nell’epoca di internet la comunicazione raggiunge livelli prima nemmeno pensabili, bisogna comprendere che l’epoca della rete sconvolge i rapporti di marketing a livello mondiale e adattarsi a questa nuova economia. La rete permette di selezionare completamente i contenuti da acquistare (l’Apple Store della Apple è geniale perché compri solo le singole canzoni o i singoli capitoli dei libri, per cui compri solo quello che ti interessa non interi album per esempio, inoltre l’economia in rete al contrario di quella reale non ha costi né problemi di storage e non necessita di grande personale, ecco perché unendo spese piccolissime di tantissime persone la Apple riesce a sviluppare un economia detta “Long Tale Economy”, cioè un economia che cresce sui grandi numeri ma sulle piccolissime spese, al contrario dell’economia reale. Steve Jobs, come ricorda Vianello, dice che è impossibile convincere la gente a non rubare ma è possibile spingerla a spendere solo 50 cents).
Tutto quanto esposto, applicato alla pubblica amministrazione, dà per la prima volta luogo a un rapporto bidirezionale, non unidirezionale, con l’amministrazione stessa. Mette in diretta comunicazione chi governa e il singolo cittadino, e in questo modo si può comunicare tutto quanto noi pensiamo non vada bene e l’amministrazione è tenuta a rispondere e comunicare direttamente col singolo. Questo sistema in America è già diffusissimo. D’altronde la rete è visibile da tutti, è pubblica per definizione, al contrario del sistema di comunicazione telefonico tradizionale per esempio, in questo modo è naturale una sua applicazione all’amministrazione, che dovrebbe garantire onestà e trasparenza. L’utilizzo della rete applicato a campi diversi garantisce maggiore trasparenza nella gestione degli affari e della pubblica amministrazione (come nella gestione degli spazi acquei veneziani) e inoltre può semplificare molte problematiche relative al passaggio di informazioni (come per i quadri clinici cartacei, detenuti dai singoli dottori).
Un esempio americano è l’applicazione Fix My Street, ma anche The Coffe Party USA: creato dai democratici americani dopo la proposta di riforma sulla sanità di Obama; le fazioni conservatrici infatti si ricollegano al movimento del tè di ribellione agli inglesi per l’indipendenza. Questo movimento ha una connotazione populista e da piazza, the coffe party invece nasce in contrapposizione a questi con un approccio più moderato e dialogato, di stampo democratico appunto.

Vianello infine passa ad esporre anche alcuni dei suoi progetti nella propria area di lavoro, come MyVega: è una community creata al Vega per i dipendenti e le aziende per collaborare costantemente e dialogare per crescere insieme e svilupparsi sfruttando le abilità di ognuno e organizzandosi anche nelle piccole cose. È un’organizzazione del sistema aziendale come una grande community.
Oggi come oggi per garantire un uso libero del web il provider non può essere ritenuto responsabile dei contenuti poiché non fa altro che creare uno spazio di confronto, discussione e condivisione; l’attuazione di censure tramite la firma di liberatorie è un atto gravissimo che lede la libertà delle persone di comunicare. Le regole nella rete sono necessarie ma non possono essere le regole dei media tradizionali (come le liberatorie).


L’intervento di Gianluigi Cogo:

La conferenza di Gianluigi Cogo inizia con la definizione di un termine molto usato in questo periodo, quello di “nativi digitali”, che indica coloro che hanno sviluppato quasi dalla nascita l’utilizzo delle moderne tecnologie digitali, e non ne hanno appreso l’utilizzo in età più avanzata (“questi sono infatti i cosiddetti immigrati digitali”). Il problema alla base dell’esposizione di Cogo è il web 2.0 e le sue relative implicazioni alla pubblica amministrazione. Tale discorso viene però affrontato attraverso alcuni temi più ampi come la democrazia partecipata, primo punto affrontato durante la conferenza.
Il concetto di democrazia partecipata coinvolge il rapporto tra chi elegge e chi viene eletto al potere, un rapporto che in generale nel mondo sta cambiando (ovviamente con le relative differenze) grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie. Questi nuovi mezzi mettono in diretta comunicazione il singolo e chi lo rappresenta nello stato. La democrazia digitale basa quindi necessariamente sulla presenza della rete ed è una forma di democrazia diretta. il concetto di democrazia partecipata va oltre la semplicistica definizione (riscontrabile nella versione italiana di wikipedia) di voto online, poiché presuppone un coinvolgimento del singolo cittadino anche nel periodo del mandato elettorale, non solo in quello dell’elezione; si presuppone cioè una partecipazione reale dei cittadini attraverso l’utilizzo della rete lungo tutto il periodo del mandato di chi viene eletto.

La possibilità di applicare le nuove tecnologie alla vita politica e all’amministrazione in un rapporto bidirezionale e quindi innovativo con chi governa, basa su tre fattori fondamentali:
-infrastruttura: il fatto di avere a disposizione sempre e comunque la connettività, a casa e in ufficio o in ogni posto in cui andiamo, anche per la strada
-tecnologia: disponibile a prezzi accessibili praticamente a chiunque, permette così la fruizione dell’infrastruttura
-cultura digitale: necessaria per poter utilizzare il web evoluto e sociale, è vista da Cogo come naturale evoluzione dello spirito dell’uomo di condividere la conoscenza per farla crescere. Dà luogo al fenomeno dell’user generated content che caratterizza il web 2.0, e di cui si inizia a parlare già intorno al 2003.
Nel web 1.0 l’utente era sottoposto a una conoscenza creata e interpretata da altri, oggi invece i vari campi di conoscenza sono comunicanti tra loro e sempre collegati, perché creati da tutti gli utenti, dando luogo a un maggiore benessere collettivo. A questo concetto si collega il termine Crow sourcing che individua come siano le persone nel loro complesso, come folla, a dare luogo alle idee; non sono più i singoli a creare le idee ma siamo tutti quanti insieme, senza una comunità in cui condividerle però queste non hanno senso, anche perché spesso non ci sono le risorse per il singolo per produrre in maniera pratica un idea.

I social media oggi sono perfettamente in grado di interagire tra di loro e il nuovo linguaggio XML permette di comunicare in modo velocissimo non solo con parole ma anche con oggetti come video, musica e immagini, c’è totale interoperabilità tra i vari aspetti del web e la comunicazione avviene in modo veloce e semplice, senza limiti. L’interoperatività assoluta dei contenuti del web è fondamentale per comprendere il concetto di web 2.0 e ciò che ne deriva. Un’idea appena prodotta può essere disponibile a centinaia di migliaia di persone in un attimo.
Nelle applicazioni all’amministrazione pubblica di questo nuovo approccio alla cittadinanza si distinguono alcuni casi particolarmente significativi: nella nostra zona per esempio i “40 X Venezia”, un’associazione di persone online che cerca di migliorare il rapporto con la città e quindi affronta gli stessi problemi del consiglio comunale, criticandolo anche su alcuni aspetti. Arriva a diventare quasi una forma di controllo sull’attività pubblica garantendone l’operatività e consigliandola su come agire. È un esempio di rapporto diretto tra potere politico e cittadino che si manifesta al di là del semplice voto.
Fix my street è uno strumento di democracy in America. Si possono segnalare situazioni problematiche nelle strade attraverso foto e facendo un mesh up con google map si facilita il lavoro dell’amministrazione (identificando il luogo della foto inviata in un sistema di mappe stradali) che non può tirarsi indietro dall’intervenire. Il concetto di geolocalizzazione tramite mesh up è fondamentale nella maggior parte di queste applicazioni.

Questi mezzi possono permetterci in qualche modo di tenere sotto controllo l’attività governativa, come la presenza sui social network di personaggi politici. Il fatto di comunicare tramite la rete anziché tramite i servizi postali come si faceva fino a poco tempo fa azzera i tempi e velocizza la comunicazione. La pubblica amministrazione non va intesa come entità astratta ma bensì come una persona con cui possiamo collegarci direttamente e comunicare senza intermediazione. All’estero questo sistema è molto più avanzato, i siti del parlamento inglese, per esempio, basano infatti su youtube, facebook e twitter. È l’amministrazione ad avvicinarsi al cittadino appoggiandosi a piattaforme che sono già note, senza cercare di portare il cittadino su software creati ad hoc.
Iris in particolar modo è un’applicazione dell’amministrazione del comune di Venezia. L’ideale è che non si costruisce un servizio nella modalità del comune ma ci si collega a strumenti già presenti in rete per offrirli ai cittadini, che probabilmente li sanno già usare.


riguardo all'ultimo intervento cui abbiamo assistito a lazione, quello di Furio Barzon, inserisco questo link sull'applicazione dell'architettura eco sostenibile a edifici di grandi dimensioni. molto interessante e si potrebbero fare anche alcuni ragionamenti sul rapporto investimento iniziale/risparmio energico se ci fossero dati più precisi da questo punto di vista.





Bioarchitettura a Manhattan

giovedì 25 febbraio 2010

iscritta...grazie jacopo!

Angela Robusti 269193

..eccomi qui!... grazie Jacopo!!

GIAMPAOLO COSTANTINI 269104

Prima esercitazione
Corso di informatica e disegno digitale

Causa problemi con i formati del testo di openoffice (non riesco a copiarlo nel "modifica post") allego il link di facebook dove ho pubblicato la mia esercitazione.
Per qualsiasi chiarimento questa è la mia mail: recjp90@hotmail.it
(al professore Galluzzo: le ho richiesto già l'amicizia su facebook quindi dovrebbe visualizzare senza problemi il link)
Mi scuso per il disguido che provvederò a risolvere il più presto possibile.

Questo è il link:
http://www.facebook.com/?ref=home#!/note.php?note_id=100459063328402&id=1557491821&ref=mf

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ho chiesto aiuto ed ecco il risultato:

Corso di informatica e disegno digitale,
Prima esercitazione:

Nelle date del 3 e 10 marzo sono avvenute due conferenze, trattate rispettivamente da M.Vianello e G.Cogo. Il contenuto degli argomenti trattati durante questi convegni si può dire vario ed interessante, con un attenzione particolare per il tema del computer come strumento d'accesso alla rete e quindi, a quasi tutto quello che comprende l'attualità odierna in qualsiasi campo. Ma venendo alla relazione di Vianello, possiamo inizialmente indicare tre temi, che sono stati i punti di partenza per l'introduzione della sua esposizione ovvero Venezia vista come città in continuo divenire, web 2.0 come nuova idea di rete ed infine la cittadinanza ottenuta acquistando un computer con libero accesso alla rete.
Venezia è da sempre vista, da un occhio inesperto, come la città “ferma”, cioè come luogo di conservazione, quindi chiusura alle novità; ma come affermato dal primo relatore, ciò che in realtà accade è l'esatto contrario, ossia, è presente tra gli abitanti una certa voglia di novità. Ovviamente la riconversione edilizia di Venezia è costosa e problematica, ma allora, in che modo si può rendere Venezia innovativa? Si è parlato di due modalità: la Green Economy, cioè la riconversione dell’economia alla sostenibilità ambientale e il passaggio dalla produzione industriale di prodotti concreti, alla creazione di servizi virtuali. Il concetto esposto è il nuovo utilizzo che si fa dello spazio che nel caso preso in considerazione, cioè il computer, è praticamente nullo, rispetto ad uno spazio virtuale che conta attualmente (in hard disc più capienti) svariati terabyte di memoria. Cosa ci vuole indicare questo fenomeno? La risposta molto intuitiva è fornita dalle numerose imprese virtuali che sono nate proprio durante questi ultimi anni. Vianello porta come esempio lampante un sito che ormai conoscono e utilizzano tutti, Google. Da ultimi sondaggi Google è una delle imprese più importanti a livello internazionale; sorprendentemente tutta la sua fortuna deriva da un solo algoritmo particolare. Ci domandiamo a questo punto com'è possibile che un servizio virtuale, per giunta non avvertibile in un primo momento, possa essere così apprezzato a tal punto da far decollare il mercato economico della rete e far dire al nostro relatore che sta iniziando una nuova era? A questo punto possiamo trattare il secondo argomento.
Iniziamo definendo web 2.0: a differenza di quello che si immagina, l'ultimo non è un software, ma semplicemente un'idea di internet diversa da quella con cui la rete è stata sviluppata al principio. L'idea consiste nella creazione di siti dove l'utente ospite non è solo un semplice lettore, ma un effettivo “creatore del sito”, cioè, ogni utente può interagire con il sito. A grandi linee si può asserire che l'utente è in qualche modo partecipe della “grandezza” del sito. Vianello ha preso in considerazione i siti più in voga del momento per spiegare meglio web 2.0. L'esempio più evidente è Wikipedia, che si basa sulla condivisione della conoscenza di tutti gli utenti che desiderano apportare al sito informazioni enciclopediche di propria origine (cioè non copiate ma ideate di proprio pugno). Il fondamento di base è la alta frequentazione del sito, cioè, più utenti lo utilizzano più il sito diviene completo e affidabile (in questo caso). Altri siti che funzionano allo stesso modo sono: Facebook che permette alle persone di rimanere in contatto tra loro, YouTube grande archivio di video “postati” dagli utenti, Flickr è una community fotografica e dimostra assieme al precedente il costo ormai quasi nullo dello storage, Tripleadvisor dove gli utenti viaggiatori valutano i luoghi da essi visitati ed infine Ebay dove si può comprare quasi tutto quello che si cerca. I siti sopra elencati, sono tutti di grande successo il cui inventore ha avuto in seguito grande fortuna economica dalle pubblicità. Ma se il funzionamento di questi siti deriva dalla frequentazione di massa, cosa implica ciò nel singolo utente? Ora passiamo al terzo argomento trattato.
La possibilità di accedere alla rete è ormai quasi in tutto il paese applicabile, ma rimane da pensare a quelle povere cittadine che rimangono escluse da questa possibilità. Anche se ufficiosamente, le ultime, sono completamente emarginate dal mondo e dall'attualità lavorativa poiché il futuro lavorativo è basato principalmente su internet. D'altronde la realtà arretrata può essere notata semplicemente nel paesino sperduto di montagna per esempio. Il destino di questi paesi è quello di scomparire lentamente in questa condizione. Ma da questo esempio possiamo ricondurci al singolo. Oramai l'utente deve adeguarsi alle novità e farne parte poiché per essere integrato con la società deve far parte della società ed essere fautore di essa, cioè, non solo deve essere informato sul funzionamento dei nuovi siti, ma deve dedicare parte della sua giornata (quindi parte della sua vita) alla collaborazione con altri utenti. A questo punto sorgono domande e risposte come: “Perchè farlo? Lo fanno tutti. A quale scopo? Le varie utilità della rete. Se non lo fai? Sei fuori.” Ovviamente, come all'inizio per presentare il terzo tema, queste domande sono provocatorie, ma danno l'idea di come un individuo sia obbligato a fare parte di questo grande sistema; lo stesso Vianello ha detto all'incirca che avere l'accesso alla rete è come avere una seconda cittadinanza.
In conclusione Vianello espone alcuni progetti da lui organizzati, come MyVega, una community atta alla collaborazione tra imprese e lavoratori per lo scambio di informazioni utili.
Passiamo ora ad analizzare la conferenza esposta da Cogo. Il caposaldo principale è l'integrazione del web 2.0 nella pubblica amministrazione, ma comunque sviluppa tre temi principali: la democrazia partecipata, la possibilità di applicare nuove tecnologie alla vita politica e all’amministrazione, i social media.
La democrazia partecipata si fonda sul rapporto tra l'elettore e il rappresentante, che con l'avanzare della cultura tecnologica globale sta lentamente cambiando, oltre che questo rapporto, anche altri processi affini a questo argomento. Nuovi mezzi permettono la comunicazione diretta tra i primi due soggetti; ma non bisogna cadere nel banale. Il concetto va ben oltre la semplice definizione data del “voto on-line” ma presuppone un coinvolgimento quotidiano dell'utente anche durante il mandato (un esempio è quel sito statunitense che permette di fare una domanda direttamente al presidente Obama, il quale risponderà in seguito alla votazione degli utenti del sito, alla domanda posta).
Ma la “informatizzazione” dell'amministrazione statale può avvenire se la rete è sempre disponibile (e qui nasce l'idea delle smart city), l'accesso alla rete deve avere costi moderati ed accessibili a tutti e se esiste una diffusa conoscenza sull'utilizzo del web e sulla sua teoria fondamentale della condivisione e della disponibilità al dialogo.
Tra le forme di comunicazione spiccano quindi i social media, sempre più veloci ed intuitivi, con la possibilità di condividere immagini e video. A livello amministrativo esistono anche siti dove vengono trattati gli stessi problemi posti nei consigli comunali (esempio 40 X Venezia). Siti come Fix my street (controllo delle strade) permettono persino di aiutare gli enti pubblici. A concludere le due conferenze si può dire che sono stati descritti temi di estrema attualità con una forte attenzione sulle applicazioni che questi siti hanno nella società.
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Grazie Jacopo!!!!!

mercoledì 24 febbraio 2010

Iscritta!! .. Spero :p

Giorgia Giacuzzo 269230

I ESERCITAZIONE


Grazie a tre fattori il web si è evoluto ed è diventato il media sociale in assoluto. Facilitato da strumenti che prima non c’erano, oggi permette la partecipazione e la comunicazione tra milioni di utenti in diversi luoghi nel mondo, in tempo reale. Esiste infatti una proiezione dei cittadini anche nel digitale, dove vi sono espressioni, commenti, giudizi e altre forme di comunicazioni, che grazie alla rete si muovono molto più velocemente nel mondo digitale.

Il primo fattore è l’infrastruttura, ovvero avere sempre la connettività; la possibilità di accessibilità informatica in ogni punto della città in cui ci troviamo, a scuola, in stazione, al bar o in stazione; questo permette a tutti noi di fare parte in ogni momento di un insieme, di una collettività. Prima nella rete si cercava qualcosa, informazioni o documenti, oggi si cerca qualcuno, fai parte di un gruppo; la folla è la sorgente dell’idea.

Il secondo fattore è la tecnologia; negli ultimi anni si è evoluta per favorire il concetto di usabilità da parte di milioni di utenti.

Il terzo è la cultura, il digitale è una produzione collettiva dell’economia della conoscenza, non c’è più un flusso unidirezionale, tutti partecipano. Con web 1 la rete era passiva, vi era un utente, ora con web 2 la conoscenza è collettiva, le relazioni avvengono nei social network, dove tutti possono contribuire a questo benessere collettivo.

Il digitale viene spesso visto come un avere dagli utenti, ma non è così il cittadino digitale ha anche dei doveri; molti paesi hanno dato vita a sistemi nella rete dove il cittadino viene a contatto direttamente con la vita stessa del governo e dell’amministrazione, questo permette la partecipazione diretta delle persone che grazie a siti come Iris possono fare loro stessi presente, all’amministrazione e ad altri cittadini, problemi all’interno della città, nelle strade o nelle strutture. Questi interventi sono possibili mediante segnalazioni e geolocalizzazioni da parte degli utenti, così la governaments è collettiva e non solo, la democracy è dal basso, ovvero fatta dai cittadini; le amministrazioni sono presenti nei social network , perché sono infrastrutture, lì c’è la gente, queste amministrazioni capiscono che si può imparare dai cittadini.

In America questo avviene da anni con siti come fix my streat, in Inghilterra i cittadini possono vedere cosa fanno i parlamentari, anche in Italia questo avviene, a Venezia ad esempio c’è il gruppo “i 40 per Venezia”.

Tutto questo permette la circolazione delle informazioni e la partecipazione in modo diretto da parte di ognuno di noi. Anche agenzie come l’fbi permettono l’intervento diretto da parte degli utenti, di recente insieme ad un amico, mi è successo di entrare nel loro sito, e trovandolo interessante dal punto di vista organizzativo abbiamo deciso di inviare loro una mail pensando che mai e poi mai l’fbi avrebbe trovato il tempo di leggere, tanto meno di commentare il pensiero di due ragazzi dall’altra parte del mondo, invece tuttora ci tengono informati tramite e-mail su tutto quello che succede nel loro paese, sui ricercati o su crimini avvenuti, questo a dimostrazione che quest’organizzazione ha capito che nel web, in questa grande infrastruttura, è presente la gente. Grazie al web l’informazione può girare molto più velocemente, e cresce sempre di più il rapporto tra persone, agenzie, amministrazioni e governi.


Zanatta Nicolò 268912

--------------------------------------------------------- Prima Esercitazione ----------------------------------------------------

“The Internet is for Porn” recitano i personaggi di un video, ormai diventato viral (o meme), ma nonostante la palese ironia, non si discosta più di tanto dal concetto che si ha ancora in Italia della rete. Il nostro Paese è ancora funestato dalla piaga del Digital Divide e non sembra che la situazione sia destinata a migliorare almeno nel futuro più prossimo. Infatti, come detto da Gianluigi Cogo, il Bel Paese è ancora legato ad un tipo di informazione unidirezionale, omogenea e selezionata, esattamente l’opposto al ciò che avviene nel web.

A questo proposito gli incontri svoltesi durante il corso con persone come Michele Vianello e Gianluigi Cogo presumo siano stati illuminanti per chi ancora non fosse al passo coi tempi per quanto riguarda l’utilizzo e la filosofia della Rete, mentre per coloro che coltivano già da tempo la passione per il Web 2.0 e per i nuovi mezzi di comunicazione, sono stati utili per ulteriori riflessioni e discussioni.

Parlare ulteriormente delle novità introdotte a livello di rapporti sociali e di interconnettività dei social network e derivati mi sembra ripetitivo e scontato quanto lo può essere un qualsiasi servizio del TG1 sull’ultima moda riguardante Facebook piuttosto che aNobii o deviantArt e simili. Preferirei riflettere sul concetto di Rete più in generale, ricollegandomi soprattutto alle prime lezioni.

È risaputo come Internet sia il primo vero mezzo per esercitare la Democrazia in maniera diretta dai tempi delle polis greche, meno lo può essere il fatto che la Rete, ora come ora, è l’unico vero luogo (in realtà non-luogo) dove è applicata l’anarchia nel suo senso più alto; si parla quindi di “assenza di capi” piuttosto che il solito concetto stereotipatamente errato dell’ “ognuno fa quel che vuole”, infatti i forum, i blog, le community sono tutte moderate da una serie di regole e norme autoimposte e decise specificatamente per ogni situazione (le cosidette EULA). È un concetto facile da comprendere quanto profondamente rivoluzionario in un mondo chiuso come quello dell’informazione e della comunicazione. Molti keeg (contrario di geek, quindi atecnologici) non riescono a comprendere il motivo dietro all’incredibile successo della rete che percepiscono solo come una moda passeggera, quando in realtà si tratta dell’unico modo (legale) con cui far venire a galla il vero io dell’essere umano, si esso meschino, crudele, gentile, insensibile o generoso, grazie all’anonimato e alla mancanza del contatto fisico reale. È questo un male? Non mi sento in grado di definirlo tale, anche perchè la rete ha semplicemente permesso di portare a galla sfaccettature dell’animo umano che prima esistevano, semplicemente erano sconosciute e/o ignorate. Ecco quindi la nascita di community come quella di 4chan.org o ebaummsworld.com (sconsiglio di approciarvisi a chi è dotato di un animo troppo candido), che, nel bene e nel male, sono stati i fautori della maggior parte dei viral o meglio definiti meme della rete: il ragazzo Numa-Numa, la moda del Rickrolling, i lolcat, sono tutti prodotti della mente, deviata secondo alcuni dadaista secondo altri, dei due siti di cui sopra.

Nonostante la rivoluzione digitale degli ultimi anni sia ormai una realtà, non tutti ancora sono riusciti, o non hanno voluto, ad accettarla e i tentativi di limitarla sono numerosi e variegati. Non dobbiamo dimenticarci che se non ci fosse Internet non sapremmo nulla delle proteste in Iran, dei dissidenti cinesi, delle opposizioni in Cuba, ma anche non ci sarebbe stata l’elezione di Obama o la diffusione delle idee ecologiste di Al Gore. Putrooppo in Italia la commistione di più interessi imprenditoriali con la politica portano alle proposte aberranti come il decreto Romani o il disegno di legge Brambilla, concepiti con l’unico scopo di rendere l’utilizzo e l’accesso alla Rete troppo macchinoso per essere fruibile da tutti. Il rischio è quello di una deviazione orwelliana della rete che invece di essere un mezzo di diffusione di conoscenza, potrebbe divenire un mezzo di controllo di massa.

Le conferenze, dal canto loro, hanno permesso di presentare le maggiori opportunità che la rete permette di sviluppare e dei migliori utilizzi che noi, cittadini qualsiasi, possiamo applicare per far valere il nostro diritto al controllo di coloro che abbiamo scelto di governarci. È sufficiente? Non credo ma per iniziare può bastare.

martedì 23 febbraio 2010

Ballarin Nicolò 268892

prima esercitazione obbligatoria

I social network e l’evoluzione del digitale

Agli inizi della sua storia il web era un qualsiasi mainstream come sono i giornali o la tv; era cioè uno strumento che forniva un’informazione unilaterale. Esso era regolato da una redazione che decideva il tema da esaminare e il modo in cui farlo, divulgando poi la notizia in maniera del tutto inalterabile. Questo primo modo di rapportarsi alla rete viene identificato con il termine “web1”.

Successivamente la rete si è evoluta divenendo l´attuale mezzo sociale per eccellenza,

Gianluigi Cogo individua il merito di quest’evoluzione avvenuta con il web 2.0 in tre fattori:

1. l’infrastruttura, ovvero la possibilità di reperire ovunque ci si trovi la connettività (connettività in movimento)

2. la tecnologia, intesa come sviluppo tecnologico per favorire l’utilizzo della rete (concetto di utilizzabilità)

3. la cultura, digitale ovviamente; in quanto senza di essa, cioè di un’apertura mentale nei confronti di questo strumento per la condivisione delle conoscenze, non è possibile comunicare.

Michele Vianello invece ne ha evidenziati altri tre, quali:

o strumenti a prezzi accettabili

o lo sviluppo di piattaforme che consentano il mesh up

o il costo dello storage

Comunque lo si voglia interpretare il concetto cardine di questo nuovo tipo di approccio alla rete è la produzione collettiva della conoscenza; si parla infatti di UserGeneratedContent; un concetto rivoluzionario che ha costretto al cambiamento la struttura stessa su cui l’informazione si basava e che è stato applicato anche alle nuove tipologie di marketing effettuate dalle grandi aziende, che grazie all’utilizzo di cookies sono in grado di portare avanti una pubblicità mirata, non più di massa come accade per esempio nel caso della televisione. Le aziende attualmente utilizzano ormai il crowdsourch, ovvero la pratica di chiedere al cliente come preferirebbe fosse un determinato prodotto, sfruttando l’inventiva e la risolutezza collettiva e non più individuale, riproponendo così le persone come centro del sistema moderno.

I singoli infatti con i loro commenti e segnalazioni possono condizionare l’economia turistica di un’intera località grazie al semplice passaparola di informazioni esistente tra gli iscritti di un qualsiasi social-network quale “tripadvisor” o sono in grado di sconvolgere il principio di autoreferenzialità dell’amministrazione pubblica come nel caso di “irisbeta”. Si è venuto a creare in questo modo un nuovo concetto: quello di “democrazia digitale” la cui nascita è stata facilitata da alcuni strumenti che permettono una forma di comunicazione diretta tra le persone come ad esempio le mail.

La democrazia digitale è interpretata nel vocabolario inglese come un insieme di “strategies and political and governance processes”; una definizione che evidenzia il diritto-dovere del cittadino di continuare a “governare” durante tutto il ciclo del mandato elettorale attraverso una partecipazione diretta alla vita sociale. Si giunge così al concetto di cittadino digitale, il quale può giudicare e commentare, spesso con minori inibizioni rispetto al mondo reale.

Il problema che è sorto a questo punto è dovuto al fatto che spesso si fraintende questo nuovo status quo considerandolo solo un modo per rivendicare i propri diritti trascurando il fatto che questa condizione comporta anche un insieme di doveri (citando J. F. Kennedy: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te ma cosa tu puoi fare per il tuo paese”). Diventa dunque fondamentale la partecipazione che viene sviluppata per lo più grazie a social-network “chiusi” ovvero che concentrano l’attenzione delle discussioni che avvengono al loro interno su argomenti di interesse comune ai loro iscritti; un esempio particolarmente interessante è quello di “40xVenezia”creato da un gruppo di cittadini (importante sottolineare questo aspetto) per discutere delle stesse questioni del consiglio comunale, ma vi sono molti altri strumenti di democrazia diretta come “Fixmystreet”, “mybikelane”, “spotcrime”, “ratemycop” o “theyworkforyou” altrettanto utili e diretti.

Oltre all’utilizzo adeguato dei social-network vi è un altro modo per migliorare il mondo che ci sta intorno: il creare innovazione.

Michele Vianello nella sua conferenza evidenzia due grandi campi di innovazione: il primo è la green economy, il secondo è il passaggio da atomi a bit.

Quest’ultimo punto è particolarmente interessante in quanto focalizza l’attenzione sullo sviluppo, che fino a poco tempo fa era strettamente legato alla semplice realtà fisica e alla materialità, ma che da una cinquantina di anni a questa parte fa riferimento soprattutto ai bit cioè alle conoscenze e alla trasmissibilità delle idee.

Un esempio lampante di questo cambiamento è il caso dei fondatori di google i quali possedevano “solamente” un algoritmo dal quale sono riusciti a creare una delle maggiori multinazionali esistenti. Grazie a questo sconvolgimento anche città con carenza di spazio quali Venezia (smart-cities) sono in grado di creare innovazione attraverso l’utilizzo di sistemi come la banda larga e il wi-fi che rendono la nostra città sicuramente più predisposta al miglioramento in quanto questa è l’epoca dei processi di collaborazione.

L’utilizzo di un social network come Facebook nel nostro corso è dovuto proprio alla presa di coscienza di questo momento culturale, in quanto l’utilizzo di questo tipo di piattaforma è il metodo più semplice per creare una community e un luogo di lavoro e di incontro di conoscenze. Ovviamente come nella realtà concreta vi sono delle regole di cortesia all’interno di community e sottocommunity che è necessario conoscere e rispettare al fine di una buona convivenza e per crearsi una certa “reputation” ( che dev’essere poi curata nel tempo).

Sono convinto anch’ io che, come è stato evidenziato più volte a lezione, sia molto importante curare quest’ultimo aspetto in quanto “la forma” in una società ha una grande rilevanza: il come ci si pone di fronte alle altre persone è fondamentale sia per le relazioni interpersonali sia in ambito lavorativo. Tenuto conto che a nostra disposizione abbiamo un’ottima vetrina è di fondamentale importanza sfruttarla al meglio. Purtroppo come in una qualsiasi altra realtà anche in quella digitale sono presenti persone il cui scopo è quello di dar fastidio e creare scompiglio.

Nel caso specifico dei social network questi elementi sono definiti “troll” e si muovono sfruttando la poca conoscenza della rete della maggior parte degli utenti per creare disordine o disagio o semplicemente produrre reazioni come nel caso del gruppo su facebook dedicato alle violenze su persone down (“tiro al bersaglio su bambini down”), dove vi erano moltissimi iscritti, la maggior parte dei quali criticava i fondatori di questo gruppo dando loro però una grande visibilità.

Dopo aver accennato al cambiamento del web fino al 2.0, all’e-government , aver sottolineato l’importante ruolo della partecipazione di ogni individuo alla creazione della conoscenza e fatto un rapido accenno ai cosi detti “troll” possiamo concentrarci su un piccolo flashback sulle origini dei più importanti poli informatici odierni per capire meglio le dinamiche che hanno portato allo sviluppo delle tecnologie informatiche.

Questi colossi, quali Apple e, Microsoft si svilupparono negli anni 60, favoriti dalla decisione, da parte degli USA, di investire un’ingente quantità di denaro per finanziare la ricerca. Inizialmente si pensò che questi fondi dovessero essere indirizzati alle grandi aziende, ma poi si decise di concederli alle università affinché li dispensassero alle menti più brillanti. Questo è il primo elemento di fondamentale importanza per la crescita culturale e tecnica avvenuta in questi anni, il secondo è l’ obbligo, vigente negli States, di condivisione delle informazioni dopo due anni dalla fine delle ricerche che predispone il contenuto di una ricerca ad una divulgazione semplice e immediata (convinzione della positività della condivisione delle informazioni). Credo che sia in questo clima di condivisione che le conoscenze possono aumentare in modo esponenziale, creando i presupposti per una veloce evoluzione culturale, nonché per un miglioramento della nostra società e dell’essere umano in genere.

Vorrei concludere con un’ultima osservazione: il web, come alcuni potrebbero obbiettare, non limita la nostra individualità perdendola all’interno del gran numero di utenti, anzi ci consente di esprimerci al di là di qualsiasi confine nazionale, politico o sociale che sia, basta solo intuirne le possibilità e capacità e sapere come utilizzarlo.


Marta Lunardi 268924

ESERCITAZIONE 1: INTERVENTO DI MICHELE VIANELLO E GIANLUIGI COGO.
Internet e le varie applicazioni stanno determinando una vera e propria evoluzione della società, dai costumi, all’economia, all’organizzazione delle città. Tre temi sono di grande importanza per comprendere l’evoluzione del nostro Paese:
1- Venezia, utilizzata come esempio pratico di innovazione;
2- Web 2.0, visto come conoscenza collettiva a disposizione della collettività;
3- Cittadinanza, vista come risultato di una piena consapevolezza del mondo informatico.
1-Venezia è una città molto difficile da modificare dal punto di vista strutturale a causa del tema della conservazione che ha permesso nei secoli di preservarne la storia, nonostante ciò, contrariamente a quanto appare, è una delle città principali per quanto riguarda l’innovazione; in essa infatti si può conciliare perfettamente il concetto di sostenibilità dell’ambiente a quello dell’evasione del tema dell’ufficio fine a se stesso. Questa viene definita l’epoca della collaborazione, dove la funzionalità dell’edificio fine a se stesso viene scemando rispetto all’impero di conoscenza e di informazioni edificato su una grossa collaborazione. C’è bisogno quindi di mettere in moto idee, solo in questo modo ci si può evolvere, e per farlo in maniera più semplice e veloce si ha bisogno di rete libera ovunque e quindi di connettività in movimento, è questo che permette di mettere determinate città in primo piano rispetto ad altre.
2- Web 2.0 viene definito come un particolare approccio alla rete derivato da tre enti fondamentali:
-CONNETTIVITA’ A PREZZI ABBORDABILI, che consentono perciò l’inserimento di innumerevoli persone;
-SVILUPPO DI PIATTAFORME CHE CONSENTONO IL DIALOGO;
-MEZZI A BASSO COSTO DI ARCHIVIAZIONE DATI.
Ciò che fa parte di questo Web sono le piattaforme o le strutture digitali che più spesso utilizziamo, e che meglio forniscono condivisioni di conoscenze e trasmissione di dati, vari esempi di questo tipo di movimento digitale sono:
FACEBOOK: piattaforma attualmente più utilizzata e grande strumento di condivisione;
TWITTER: social network che fornisce le informazioni desiderate in maniera più semplice di Facebook;
LINKEDIN: social network dedicato ai professionisti di ogni genere, questa però è già una community più specialistica.
YOUTUBE: strumento che sta portando gradualmente alla distruzione dei media tradizionali, in quanto a differenza di questi ultimi YOUTUBE è in grado di fornire l’informazione precisa che vogliamo, quando vogliamo.
FLICKER: fondamentale strumento per la conservazione dei dati.
WIKIPEDIA: grande enciclopedia costruita dallo sforzo della collettività. Non essendo estremamente dettagliata risulta uno strumento più veloce e comprensibile per recepire un concetto e per arrivare al suo significato base senza troppe complicazioni.
GOOGLE: strumento in grado di mettere in rete tutta la conoscenza del mondo, costruito anche questo da un processo di collaborazione.
Questi strumenti sono una parte fondamentale dell’economia, ma non sono questi stessi a determinarla bensì il continuo lavoro della gente che li utilizza come mezzo di contatto internazionale. Due libri spiegano ancor meglio questi concetti sopra citati:
- THE CLUETRAIN MANIFESTO, che mette in luce i rapporti tra le aziende e gli utenti consolidato dall’uso della rete.
- GRATIS di Cris Anderson, libro in cui l’autore sostiene che l’economia è retta da una “LONG TAIL”, ovvero una lunga coda di dialoghi e informazioni.
Un altro tema è quello dello spazio, il quale ora non è più importante, il tutto viene immagazzinato ad un costo bassissimo e quindi diventa tutto più gestibile con meno problematiche.
3-Il concetto di cittadinanza, intesa in quest’epoca, verte sulla bidimensionalità, ovvero su un discorso continuo attraverso i social network, in questi rendiamo pubblica la nostra conoscenza, la quale viene messa a servizio della collettività, il tutto è basato ancora una volta sulla collaborazione. Infatti attraverso la rete ci si può addirittura mettere in contatto con l’amministrazione in maniera più veloce. In rete fondamentale è il “passaparola” e la “contaminazione”.
Tutto questo ci porta infine al concetto di Democrazia Partecipata che diventa quindi una Democrazia elettronica facilitata da quella innumerevole serie di strumenti di comunicazione, che in questi ultimi anni sta modificando il rapporto tra cittadino e amministrazione rendendolo più intenso e collaborativo. Il cittadino si muta e diventa un cittadino digitale, con un’identità parallela che condivide con il mondo attraverso la rete. Il Web perciò diventa il media sociale per eccellenza grazie a 3 fattori:
A. INFRASTRUTTURE: si ha a disposizione connettività libera;
B. TECNOLOGIE: strumenti allo stesso tempo evoluti e semplici, in modo che tutti riescano ad usarli;
C. CULTURA DIGITALE: evoluzione di tutta una serie di paradigmi che provengono dall’antichità e che si fondano sul concetto della diffusione della cultura.
Attraverso questi metodi digitali, che danno voce a tutti indistintamente, le idee e i talenti diventano fondamentali per l’evoluzione della società, aggregarsi ad un social network consente dunque di incidere, di far sentire il proprio penso, e di diventare quindi parte integrante della società a tutti gli effetti.

FRANCESCA MASIERO 269040

PRIMA ESERCITAZIONE:

Nei due incontri, il primo tenuto dal Direttore di VEGA, Michele Vianello e il secondo dal Prof. Gianluigi Cogo sono stati affrontati diversi temi legati alle tecnologie informatiche; soffermandosi in particolar modo sulle opportunità, poco sfruttate, che la rete può offrire.
È stato citato WEB 2.0 ossia un nuovo approccio alla rete dato dallo sviluppo, avvenuto negli ultimi anni, di strumenti di connettività. Prima era presente una mera opportunità di accedere alla rete per venire a conoscenza di notizie e informazioni pubblicate dai motori di ricerca, ossia un dialogo unidirezionale. Oggi invece sono disponibili piattaforme che permettono il dialogo tra utenti quindi bidirezionale, dato dallo scambio di idee, opinioni, dalla condivisione di file,etc.. un esempio sono i social network come Facebook, Twitter, Youtube, Wikipedia.
Ma durante gli incontri si è voluto dare maggiore spazio alle risorse che la rete può offrire per migliorare i rapporti tra cittadini e corpi amministrativi. Negli USA infatti, tramite internet, si possono contattare gli enti pubblici in modo da poter esporre e condividere problemi legati alle condizioni della propria città, ai disagi che ogni giorno si è costretti ad affrontare uscendo dalle case, a proporre soluzioni per il suolo urbano. Con questo aspetto quindi si vuole ampliare la fascia di utenti che utilizzano internet, si cerca di invogliare persone di qualsiasi età. È possibile anche un utilizzo della rete legato strettamente alla Salute, infatti se ci fosse la possibilità di creare un sito nel quale tutti i medici possano accedere e condividere i dati clinici dei propri pazienti, ovunque una persona si trovi e si senta male il medico potrebbe facilmente essere a conoscenza il suo quadro clinico intervenendo prontamente ed evitando così di perder tempo.
Inoltre il Prof. Vianello ha voluto soffermarsi sull’idea di banda larga, cioè ampliare la rete internet a tutto il territorio, in modo da poter interagire ovunque con altri utenti, non solo nei luoghi adibiti come scuole, uffici, ma anche nei diversi tipi di locali; le maggiori possibilità di accedere ad internet implicano un arricchimento dei web e alimentano lo scambio di file, documenti, informazione attraverso la rete, apportando cosi un beneficio dal punto di vista economico ambientale dando origine al green-economy.
È stato trattato il tema della “Democrazia Partecipata”. In alcuni Stati per esempio è possibile votare attraverso internet e continuare ad avere un rapporto di collaborazione con chi governa, in modo da avere uno scambio diretto di opinioni, dare suggerimenti, intervenendo sulle decisioni degli eletti.
La rete internet quindi potrebbe offrire milioni di servizi a tutti i cittadini, ma purtroppo a causa della diffidenza verso l’innovazione e verso ciò che non si conosce, non vengono sfruttate tutte le opportunità date.
Solo molto lentamente il Paese si sta avviando verso la modernizzazione digitale e probabilmente un fattore determinante sarà l’utilizzo di internet da parte di qualunque generazione.
Sebastiano Barbieri 269332

Matteo Genesin 269119

ciao a tutti... mi sono iscritto da poco e ne approfitto subito per introdurre una questione: visto i programmi che dovremo utilizzare in questo corso, che computer portatile secondo voi è il più adatto? gradirei una motivazione accurata, se possibile. Grazie!

Timoteo Zanovello 268940

appena iscritto.

MARCO BARBETTA

eccomi appena iscritto...... ciao a tutti..... credo sia davvero utile uno strumento come questo blog.. =)

Luca Dal Monte 269189

ciao a tutti! mi sono appena iscritto..

Manuel Fin 268756

Mi sono appena iscritto... ciao a tutti...

lunedì 22 febbraio 2010

MATTEO MARTINELLO Matricola 269389

ciao mi sono appena iscritto........ ciao ciao... a piu' tardi

venerdì 19 febbraio 2010

Francesco Facchinato 268804

Prima Esercitazione

Durante le conferenze tenute nelle prime due settimane di marzo da Michele Vianello e Gianluigi Cogo, ci sono state mostrate le enormi potenzialità che internet pone a disposizione di tutti; ma il vero scopo di tali conferenze era di dimostrare che tali potenzialità stanno iniziando a dare i loro frutti proprio in questo periodo.

Il signor Vianello ci ha mostrato come l’economia si stia modificando, o meglio adattando alla realtà informatica; oggigiorno per fare impresa non c’è più la necessità di spazio fisico, ma di conoscenze e idee che il web è in grado di riunire e condividere. Chi è in grado di sfruttare questo potenziale si erge sopra gli altri e mette in moto un processo importante: l’innovazione. Tuttavia perché effettivamente ci sia innovazione c’è bisogno di connettività; la banda larga diventa dunque essenziale per un mondo che si evolve così velocemente e che, nonostante tutto, vede ancora presente quello che viene definito digital divide.

Entrando maggiormente nell’argomento, si può dire che, grazie a quello che definiamo web 2.0, i confini spaziali vengono abbattuti da un’interattività quotidiana in tempo reale con il mondo circostante e con le persone che lo compongono. Come ha affermato il signor Cogo, il web si è molto evoluto rispetto ai suoi albori; il web non è più una forma d’informazioni a senso unico ma una fitta rete in cui le informazioni vengono condivise ed interagiscono tra loro. Ed è proprio la possibilità d’interazione, di condivisione e di dialogo che danno vita a nuove opportunità di collaborazione collettiva.

Per esempio si può pensare le possibili applicazioni nel campo della medicina o della scienza; medici di tutto il mondo possono, qualora ve ne sia la necessità, accedere al quadro clinico di un paziente con un semplice click o addirittura assistere in tempo reale ad un intervento, monitorando e dando dei consigli al medico che deve operare. Scienziati di tutto il mondo possono condividere idee ed enormi moli di dati (come quelli che si ottengono dagli esperimenti al CERN) in modo rapido e produttivo.

Tutto ciò porta a un’accelerazione esponenziale di conoscenza.

Tuttavia queste grandi opportunità vedono coinvolti anche i singoli individui non solo nelle relazioni interpersonali o in quelle di carattere lavorativo, ma anche nel rapporto cittadino-stato, cosa molto importante anche se ancora difficilmente attuabile. In questo caso si parla di E-Democracy (=democrazia elettronica) e di E-Government (=amministrazione digitale) che permettono al singolo di contribuire positivamente al bene comune superando i vincoli e i lunghi tempi burocratici, agevolando le pratiche, velocizzando i tempi di risposta e permettendo ai cittadini una collaborazione più diretta alle decisioni politiche.

Come ci è stato mostrato, lo Stato può essere maggiormente coinvolto nelle esigenze dei propri cittadini sfruttando il web 2.0; già adesso iniziano a nascere molti siti in cui un qualsiasi cittadino può avvertire di eventuali problemi alle strade o infrazioni del codice della strada; già adesso i cittadini di alcuni Stati possono aiutare i propri politici a prendere decisioni più mirate rispetto alle esigenze collettive.

Purtroppo c’è ancora chi vede internet come un male nel mondo da vincolare o addirittura da estirpare, probabilmente più per interesse personale che per valore morale. Questa è una realtà attuale e non molto distante da noi; esempi del genere li troviamo anche qui in Italia. Internet invece non solo è sinonimo di libertà e d’informazione, ma è soprattutto un grande potenziale che va sostenuto e sfruttato.

giovedì 18 febbraio 2010

Giulia Drago 269064

Oggi in auditorium si è svolto il seminario "modelli digitali: approcci multidisciplinari alla rappresentazione eidomatica", alla presenza di Caccin della regione Veneto e coordinato dal professore De Rosa. i professori Bortot, D'acunto, Comacchio e Sonego, che durante lo scorso anno hanno tenuto corsi FSE finanziati dal fondo sociale europeo, hanno mostrato i lavori di rilievo (con laser scanner 3D) e di rielaborazione di un modello 3D, fatti dagli studenti. sono stati usati diversi programmi come autocad, rinoceros, tredistudio max e cloudcube. la finalità dei corsi non è stata quella di creare una replica dell'edificio fine a se stessa, ma di simulare l'architettura esistente per comprenderne le geometrie di base e il comportamento dei materiali. ho trovato il seminario molto interessante e stimoltante, anche se si è concluso con la dura considerazione delle numerosissime conoscenze nel campo della progettazione e delle lingue richiste oggi a un giovane architetto che entra nel mondo del lavoro.



PRIMA ESERCITAZIONE

Rielaborazione degli incontri con Michele Vianello e Gianluigi Cogo

Nei giorni di mercoledì 3 e 10 Marzo, si sono svolte, durante il corso di informatica e disegno digitale, le seguenti conferenze: Cittadini e libertà di accesso alla rete (con M. Vianello) e Ripensare la democrazia partecipata: oh, my Gov! (con G. Cogo).
Devo premettere che queste conferenze, e il corso stesso, mi hanno spinto a riflettere molto riguardo alla mia situazione personale e al futuro delle nuove personalità che si immergeranno tra pochi anni nel mondo del lavoro. Vengo da un paesino immerso nella campagna Toscana dove non arriva ancora l’adsl e dove la connessione ad internet passa per la linea del telefono. Quando qualcuno usa internet non si può né ricevere né fare chiamate; la connessione è lentissima, per cui il mio utilizzo di internet era solo leggere la posta e poco più. E quando Vianello, nel suo discorso, ha associato il concetto di cittadinanza alla capacità di connettersi alla rete mi sono stupita, perché non mi ero mai soffermata a pensare alle possibilità che il web può offrire ad un cittadino. Grazie alla rete possiamo parlare con chi vogliamo, e magari perfino scrivere a qualche politico o a qualche altro personaggio che, senza l’ausilio di internet, non avremmo mai avuto modo di contattare. In più ci sono numerosi siti come Iris, mobilitapalermo, partecipaMI, che permettono di comunicare con l’amministrazione del proprio Comune e segnalare eventuali problemi o necessità. La rete quindi amplifica la nostra voce, permette ai cittadini di comunicare con la classe dirigente, fatto simboleggiato dalla ormai famosa frase ”le formiche hanno i megafoni”. Un esempio pratico è ciò che avviene già negli Stati Uniti, dove Obama risponde su Youtube alle domande dei cittadini. La rete, come sottolinea Cogo, è dunque una democrazia diretta; altro esempio può essere il fatto che in molti Paesi si può votare alle elezioni via web. Ma come in tutte le democrazie, il cittadino digitale ha diritti ma anche doveri, come la partecipazione attiva, che aiuta i politici a fare le scelte migliori per la comunità.
Interessante ho trovato anche le proposte di Vianello di utilizzare la rete nel campo della sanità, fatto che permetterebbe ad esempio ad un malato di comunicare col proprio medico senza uscire di casa, oppure di avere una nostra cartella clinica nel web, così da velocizzare le pratiche per una diagnosi nel caso ci trovassimo in un ospedale in una qualsiasi parte del mondo.
Numerosi sono dunque i vantaggi che la rete offre ai cittadini. Trovo che sia necessario estendere la possibilità (e il diritto) di una “cittadinanza digitale”, rendere a tutti possibile una connessione wireless, come avviene qui nel Comune di Venezia. A questo scopo lavora un ragazzo laureato in matematica all’università di Catania, Andrea Lo Pumo, che col suo Netsukuku sogna di creare un “grande internet”, cioè di rendere l’accesso al web completamente libero a tutti.
Vianello ha nominato anche le cosiddette Smart City, città caratterizzate dalla capacità di connettività, dove vengono sfruttate le nuove tecnologie per migliorare le condizioni di vita, sostituendo le vecchi infrastrutture fisiche con una nuova economia del bit, la green economy. Mentre nelle aree urbane classiche lo sviluppo è legato alla fabbrica, agli spazi, nell’epoca del bit si abbattono i limiti spaziali e si promuovono le idee e la conoscenza attraverso la rete a banda larga. Questa condizione di dialogo, di condivisione è un fatto relativamente nuovo, reso possibile dallo sviluppo di strumenti di connettività a basso prezzo. Si parla infatti di Web 1.0 e Web 2.0, per sottolineare il cambiamento che la rete ha subito negli ultimi decenni. Se nel Web 1.0 l’utente era quasi esclusivamente passivo, ed internet poteva essere paragonato ad un classico media, dove dall’alto erano pubblicate le notizie, nel Web 2.0 è l’utente che crea la conoscenza; nascono così in internet i media sociali, piattaforme come Facebook, Twitter, Wikipedia, etc. costruiti su un processo di collaborazione in cui i contenuti sono generati dagli utenti. Il singolo è protagonista, come dimostra la copertina del Time 2006, dove è rappresentato lo schermo di un pc con al centro la scritta: You.
Davanti all’immensa quantità di dati, informazioni, possibilità, applicazioni che la rete offre, la prima sensazione può essere quella di smarrimento, di assenza di definizione e di limite. È necessario superare questo scalino ed aprirsi al futuro, anche se sempre con occhio critico, per poter individuare i pro e i contro della possibilità di aprire il mondo con un click.
17/03/2010

Susanna De Biasio 269072

PRIMA ESERCITAZIONE:

WE ARE THE WEB!

Durante le prime lezioni, anche con l'ausilio di strumenti non convenzionali di apprendimento (quali film, social network e la rete in generale), ci siamo avvicinati al mondo del digitale, del web, dei computers etc, mondo sconosciuto o quasi per molti di noi.
La visione del film "I pirati di Silicon Valley" ci ha letteralmente proiettati all'indietro di quella che è stata la storia della nascita dei computers, focalizzando l'attenzione su i fondatori di due dei sistemi operativi più usati nel mondo, ossia Bill Gates (Microsoft) e Steve Jobs (Apple), la cui esperienza di vita ci ha dimostrato come da un'idea di partenza si possa col tempo, attraverso tentativi, successi e fallimenti, e trovate geniali, intraprendere la strada dell'evoluzione tecnologica, che ci permette di disporre di risorse sempre più all'avanguardia nel campo dei computers, come quelle che tutt'ora stiamo utilizzando anche ai fini del corso. Tutto ciò nasce non solo dalla trovata geniale del singolo, ma anche dalla continua condivisione di idee, dallo scambio di opinioni e di giudizi, insomma dal dialogo di un gruppo il cui scopo è migliorare. Ed è proprio quello che in questo corso dobbiamo cercare di fare noi, dialogare, condividere, migliorare.
A questo scopo disponiamo oggi di piattaforme di condivisione in rete, come facebook, che ci permette quindi di essere in contatto, oltre che con i membri del corso, anche con il resto del mondo che dispone di strumenti di connettività. Sta a noi renderci conto dell'enorme potenziale che abbiamo a disposizione, e a parer mio questo corso ci dà le basi e gli strumenti per sfruttarlo al meglio.
Non siamo quindi chiamati ad utilizzare strumenti come i social network e la rete per passare il tempo, ma come mezzo per aprirci un mare di possibilità in più, dal punto di vista lavorativo, sociale, ma anche culturale, di arricchimento personale e collettivo.

Per avvicinarci ancora di più al mondo digitale e a tutti i suoi campi di applicazione, abbiamo assistito a degli incontri, il primo con Michele Vianello. Quest'ultimo a portato avanti tre argomenti principali:
· Venezia (come caso pratico di una città protesa verso un'innovazione digitale)
· Il WEB 2.0 e la connettività
· Il concetto di cittadinanza digitale
Ci ha parlato di come l'innovazione passi inevitabilmente attraverso il web, che ci permette, visto il suo enorme potenziale, di condividere conoscenze e ci fornisce la possibilità di trasmettere le nostre idee, per questo però è necessaria la connettività.
Per sviluppare l'innovazione quindi, dice Vianello, è necessaria la rete a banda larga, c'è bisogno quindi di strumenti di connettività diffusi. Infatti oggi per creare un'azienda non è più necessario lo spazio, ma la connettività! Ed è nel contesto della connettività diffusa che entra in gioco il Web 2.0, che è secondo me la vera rivoluzione della rete.
Il web 2.0 non è una tecnologia, bensì un nuovo approccio alla rete. Inizialmente la rete era costituita, ci spiega Vianello, da dialoghi unidirezionali, cioè da portali a senso unico, in cui non c'era interattività e dialoigo tra le persone, questo era il web 1.0.
Il web 2.0 consente invece il dialogo di tutti gli utenti che hanno accesso alla rete, questo grazie principalmente a tre fattori:
1. Lo sviluppo di strumenti di connettività a prezzi abbordabili
2. Lo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo e il Mesh up
3. Il costo basso dello Storage, che dà quindi agli utenti la possibilità di archiviare grandi quantità di dati.

Una delle piattaforme di dialogo più diffuse e più efficaci dal punto di vista della condivisione di informazioni è Facebook, che come altre piattaforme segue il concetto di: USER GENERATED CONTENT, ovvero contenuti generati dagli utenti, che è un sinonimo di web 2.0. Infatti nel web 1.0 il contenuto lo faceva chi creava il sito o il portale, ma non gli utenti a cui vi accedevano, nel web 2.0 i contenuti che sono immessi in rete sono generati da noi, in poche parole la rete vive e si alimenta attraverso il nostro diretto contributo.
Anche i mercati si sono adattati a questa nuova filosofia, infatti attraverso le piattaforme anche le aziende possono dialogare direttamente con gli utenti. Sono state riscritte quindi anche le regole del marketing!
Per quanto riguarda il concetto di Cittadinanza Digitale Vianello ci introduce un libro: "The long tale" di Chris Enderson in cui si dice che: "Le formiche hanno i megafoni". Enderson vuole dirci che la rete, cioè il megafono, è uno strumento di dialogo che dà la possibilità a tutti di parlare tra loro, è uno strumento democratico, come dovrebbe essere uno stato. Ora, un cittadino ha pienamente diritto e anche dovere di partecipare allo stato, così come un cittadino digitale ha diritto di poter accedere alla rete, quindi ci vuole connettività diffusa, e noi dobbiamo essere consapevoli quindi di avere il diritto di ottenerla!

Sulla stessa linea un altro relatore, Gianluigi Cogo, ci parla di Democrazia Digitale, strettamente connessa al concetto di cittadino digitale. Entrando nel digitale, creandosi vari account, il cittadino crea varie espressioni di sé, ma deve essere consapevole che oltre ai diritti, nella rete possiede anche dei doveri, che seguono l'educazione e il buon senso.
Secondo la definizione che si trova su Wikipedia in lingua inglese, l'eDemocracy, cioè la democrazia digitale, è una forma di democrazia diretta che utilizza in modo tecnologico informazioni e comunicazioni che provengono dalla politica e dal governo stesso, per avere maggior partecipazione politica o forme dirette di coinvolgimento dei cittadini nelle questioni pubbliche (definizione molto diversa da quella di Wiki. in italiano). La democrazia digitale sta alla base di un nuovo e diverso approccio culturale, che si basa sia sui diritti del cittadino digitale, come per esempio, attraverso la digitalizzazione dei servizi, rendere più semplice e più efficiente il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, che sui suoi doveri, come la sperimentazione di forme di democrazia diretta, che prevedono quindi la partecipazione diretta dei cittadini, con l'ausilio dei social media, e l'impegno del cittadino in una forma di governo partecipata.
Nell' eDemocracy, ci dice Cogo, c'è quindi l'idea di rappresentare l'azione di governo, oltre a quella amministrativa, con i social media. Come è già stato messo in pratica in molti stati (vedi USA o UK) che sono in comunicazione diretta con i cittadini, che contribuiscono quindi direttamente alla gestione dello stato, proprio secondo una famosa frase di J.F. Kennedy: “Non chiederti che cosa fa lo stato per te, ma chiediti cosa fai tu per lo stato”.
Tutto ciò, ribadisce Cogo, non sarebbe possibile senza l'ausilio del web 2.0, che si è evoluto fino a diventare il media sociale per eccellenza, grazie a tre fattori:
1. Lo sviluppo della connettività, quindi delle infrastrutture che lo permettono.
2. Lo sviluppo della tecnologia, che favorisce l'utilizzo della rete.
3. Lo sviluppo della cultura: una cultura digitale!

Il web quindi è diventato un "web sociale", un mondo in cui la persona, l'utente, è al centro.
Nei social network per esempio tutta la collettività può contribuire alla diffusione di idee, dati e informazioni. Ogni idea quindi è il risultato di qualcosa di collettivo.
L'obiettivo è che sia così anche nel nostro corso. Facebook, in aderenza al momento culturale in cui ci troviamo, è lo strumento più semplice e popolare di cui disponiamo, e non è semplicemente atto allo svago, ma vuole diventare una vera e propria fabbrica di idee, di incontro di opinioni e di conoscenze, che ci permette quindi di migliorare il nostro percorso di apprendimento, senza dimenticarci la logica di fondo che dobbiamo seguire, cioè che c'è bisogno della nostra diretta collaborazione: USER GENERATED CONTENT...WE ARE THE WEB!
19/03/2010