giovedì 18 febbraio 2010

Giulia Drago 269064

Oggi in auditorium si è svolto il seminario "modelli digitali: approcci multidisciplinari alla rappresentazione eidomatica", alla presenza di Caccin della regione Veneto e coordinato dal professore De Rosa. i professori Bortot, D'acunto, Comacchio e Sonego, che durante lo scorso anno hanno tenuto corsi FSE finanziati dal fondo sociale europeo, hanno mostrato i lavori di rilievo (con laser scanner 3D) e di rielaborazione di un modello 3D, fatti dagli studenti. sono stati usati diversi programmi come autocad, rinoceros, tredistudio max e cloudcube. la finalità dei corsi non è stata quella di creare una replica dell'edificio fine a se stessa, ma di simulare l'architettura esistente per comprenderne le geometrie di base e il comportamento dei materiali. ho trovato il seminario molto interessante e stimoltante, anche se si è concluso con la dura considerazione delle numerosissime conoscenze nel campo della progettazione e delle lingue richiste oggi a un giovane architetto che entra nel mondo del lavoro.



PRIMA ESERCITAZIONE

Rielaborazione degli incontri con Michele Vianello e Gianluigi Cogo

Nei giorni di mercoledì 3 e 10 Marzo, si sono svolte, durante il corso di informatica e disegno digitale, le seguenti conferenze: Cittadini e libertà di accesso alla rete (con M. Vianello) e Ripensare la democrazia partecipata: oh, my Gov! (con G. Cogo).
Devo premettere che queste conferenze, e il corso stesso, mi hanno spinto a riflettere molto riguardo alla mia situazione personale e al futuro delle nuove personalità che si immergeranno tra pochi anni nel mondo del lavoro. Vengo da un paesino immerso nella campagna Toscana dove non arriva ancora l’adsl e dove la connessione ad internet passa per la linea del telefono. Quando qualcuno usa internet non si può né ricevere né fare chiamate; la connessione è lentissima, per cui il mio utilizzo di internet era solo leggere la posta e poco più. E quando Vianello, nel suo discorso, ha associato il concetto di cittadinanza alla capacità di connettersi alla rete mi sono stupita, perché non mi ero mai soffermata a pensare alle possibilità che il web può offrire ad un cittadino. Grazie alla rete possiamo parlare con chi vogliamo, e magari perfino scrivere a qualche politico o a qualche altro personaggio che, senza l’ausilio di internet, non avremmo mai avuto modo di contattare. In più ci sono numerosi siti come Iris, mobilitapalermo, partecipaMI, che permettono di comunicare con l’amministrazione del proprio Comune e segnalare eventuali problemi o necessità. La rete quindi amplifica la nostra voce, permette ai cittadini di comunicare con la classe dirigente, fatto simboleggiato dalla ormai famosa frase ”le formiche hanno i megafoni”. Un esempio pratico è ciò che avviene già negli Stati Uniti, dove Obama risponde su Youtube alle domande dei cittadini. La rete, come sottolinea Cogo, è dunque una democrazia diretta; altro esempio può essere il fatto che in molti Paesi si può votare alle elezioni via web. Ma come in tutte le democrazie, il cittadino digitale ha diritti ma anche doveri, come la partecipazione attiva, che aiuta i politici a fare le scelte migliori per la comunità.
Interessante ho trovato anche le proposte di Vianello di utilizzare la rete nel campo della sanità, fatto che permetterebbe ad esempio ad un malato di comunicare col proprio medico senza uscire di casa, oppure di avere una nostra cartella clinica nel web, così da velocizzare le pratiche per una diagnosi nel caso ci trovassimo in un ospedale in una qualsiasi parte del mondo.
Numerosi sono dunque i vantaggi che la rete offre ai cittadini. Trovo che sia necessario estendere la possibilità (e il diritto) di una “cittadinanza digitale”, rendere a tutti possibile una connessione wireless, come avviene qui nel Comune di Venezia. A questo scopo lavora un ragazzo laureato in matematica all’università di Catania, Andrea Lo Pumo, che col suo Netsukuku sogna di creare un “grande internet”, cioè di rendere l’accesso al web completamente libero a tutti.
Vianello ha nominato anche le cosiddette Smart City, città caratterizzate dalla capacità di connettività, dove vengono sfruttate le nuove tecnologie per migliorare le condizioni di vita, sostituendo le vecchi infrastrutture fisiche con una nuova economia del bit, la green economy. Mentre nelle aree urbane classiche lo sviluppo è legato alla fabbrica, agli spazi, nell’epoca del bit si abbattono i limiti spaziali e si promuovono le idee e la conoscenza attraverso la rete a banda larga. Questa condizione di dialogo, di condivisione è un fatto relativamente nuovo, reso possibile dallo sviluppo di strumenti di connettività a basso prezzo. Si parla infatti di Web 1.0 e Web 2.0, per sottolineare il cambiamento che la rete ha subito negli ultimi decenni. Se nel Web 1.0 l’utente era quasi esclusivamente passivo, ed internet poteva essere paragonato ad un classico media, dove dall’alto erano pubblicate le notizie, nel Web 2.0 è l’utente che crea la conoscenza; nascono così in internet i media sociali, piattaforme come Facebook, Twitter, Wikipedia, etc. costruiti su un processo di collaborazione in cui i contenuti sono generati dagli utenti. Il singolo è protagonista, come dimostra la copertina del Time 2006, dove è rappresentato lo schermo di un pc con al centro la scritta: You.
Davanti all’immensa quantità di dati, informazioni, possibilità, applicazioni che la rete offre, la prima sensazione può essere quella di smarrimento, di assenza di definizione e di limite. È necessario superare questo scalino ed aprirsi al futuro, anche se sempre con occhio critico, per poter individuare i pro e i contro della possibilità di aprire il mondo con un click.
17/03/2010