domenica 28 febbraio 2010

Andrea Manente 268884

PRIMA ESERCITAZIONE DEL CORSO DI INFORMATICA E DISEGNO DIGITALE.

Nelle giornate di mercoledì 3 e mercoledì 10 Marzo abbiamo seguito due conferenze tenute rispettivamente da Michele Vianello (ex vicesindaco di Venezia e presidente del parco scientifico-tecnologico VEGA di Venezia) e da Gianluigi Cogo.


L’intervento di Michele Vianello:

Michele Vianello, primo relatore, affronta il tema del web 2.0, ma soprattutto delle applicazioni pratiche delle nuove tecnologie alla vita di ogni giorno con lo scopo di migliorarla (attraverso il concetto di cittadinanza digitale). I mezzi di comunicazione che noi usiamo ogni giorno stanno evolvendosi in modo straordinariamente rapido,coinvolgendo ovviamente altri aspetti sociali come i nostri costumi, il modo di approcciarsi agli altri e, nel caso particolare della nostra discussione, la partecipazione politica e il rapporto tra pubblico e privato a livello pratico.
Uno dei primi punti toccati da Vianello è la definizione di quello che viene definito WEB 2.0, e il rapporto con la cittadinanza: sostiene infatti Vianello, come poi farà Cogo, che il diritto di cittadinanza va oggi riferito anche in merito alla possibilità di utilizzare la connessione (a banda larga ovviamente), potendo quindi utilizzare internet e i suoi servizi, e migliorando così notevolmente la qualità della vita.

Il WEB 2.0 non è una tecnologia o un software, è un tipo di approccio alla rete: questa fino a qualche anno fa era organizzata come un sistema unidirezionale, senza prevedere il dialogo tra persone e lo scambio di informazioni: quella generazione di web non è la generazione del dialogo, è una fase iniziale del web che col web 2.0 (e, in base a quanto detto da Roberto Scano, attraverso fasi intermedie come il web 1.5) è arrivata a un nuovo approccio: questo grazie allo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo, il mash-up (la capacità di mescolare software di case produttrici e tipo diverso) e la diffusione di mezzi di connettività e dello storage di dati a prezzi accettabili.

Venezia, dice Vianello, viene duramente criticata per una sua apparente chiusura alle novità e ai giovani, ma in realtà esiste la possibilità di innovare la città, il problema resta vedere in che modo: quali sono i parametri dell’innovazione? In base a quanto detto se ne sono identificati principalmente due: la Green Economy, cioè la riconversione dell’economia alla sostenibilità ambientale, in atto in tutta l’economia mondiale del dopo-crisi; e il passaggio dalla produzione industriale tradizionale di stampo fordista, che basa sulla produzione di prodotti reali e l’occupazione di spazi reali, alla produzione di prodotti virtuali e senza la necessità di occupare spazi reali: ciò che conta sono i bit, cioè la rete e la possibilità di trasmettere informazioni e condividerle rapidamente. Il concetto fondamentale esposto è che non è necessario spazio oggi per creare un’azienda, ma semplicemente idee. Il massimo esempio esistente da questo punto di vista è probabilmente Google, oggi un colosso a livello economico, ma che nasce soltanto da un algoritmo particolare, non è un oggetto reale e non occupa spazi reali (ovviamente dispone di uffici ma rispetto alla quantità di denaro che sposta questi occupano uno spazio ridicolo) eppure influenza la politica mondiale (come nei rapporti tra Cina e USA, ma d’altronde ha dovuto intrattenere rapporti diplomatici con decine di paesi che pretendevano di avanzare una censura sui suoi contenuti). La nuova economia basa quindi sui bit, non sugli atomi o sui materiali. A Venezia la riconversione edilizia pone problemi grandissimi ecco perché la nuova economia che non necessita di spazio può trovare qui grandi possibilità, anche per il rapporto con la sostenibilità, presente qui già a livello storico e come in poche altre città nel mondo.
Il fatto di possedere strumenti di connettività a costi accessibili per tutti, e la possibilità di connettersi liberamente in ogni posto, garantisce una visione orizzontale del lavoro, di collaborazione totale e condivisione di idee, senza necessità di spazio ma soltanto con necessità di rete, trasferendo il lavoro, creativo in particolare, su un altro piano non più totalmente fisico ma anche virtuale, accorciando le problematiche di distanza per esempio.
Questo tipo di evoluzione verso nuovi mezzi di comunicazione e condivisione è chiaramente visibile nel fatto che non si utilizzano più computer e telefonini come si faceva 10 anni fa, spesso senza nessun tipo di connessione, ma tutti sono strumenti di connettività che permettono di collegarsi ovunque dove c’è il wi-fi diffuso. Un computer senza accesso a internet viene sempre più visto come una scatola vuota, al di là dei software che può possedere.

Si è passati poi a discutere del grande sviluppo dei media in rete, dei social network e del loro apporto al sistema tradizionale di comunicazione:
Youtube è uno dei più importanti poichè da una decina d’anni ha rotto l’equilibrio dei media tradizionali, permettendo a tutti di condividere qualsiasi contenuto essi vogliano: senza censura né modifiche come spesso accadeva con i media tradizionali. Ognuno in questo modo può scegliere il contenuto che vuole, questo non viene proposto dalla particolare rete tv e in questo modo ci possono essere diversi e più liberi punti di vista su uno stesso fatto per esempio.
Flickr dimostra il costo ormai quasi nullo dello storage, è una community di fotografia in cui si possono conservare fotografie online ed è possibile mostrarle agli altri e venderle.
Wikipedia in particolare è il massimo esempio di collaborazione del web 2.0: è l’enciclopedia universale costruita dai soli utenti e usata da moltissime più persone delle enciclopedie normali. È un approccio totalmente diverso da quello tradizionale d’altronde: i tempi di adeguamento di wikipedia sono immensamente più veloci e questa è aggiornabile in tempo reale; è però un’approccio più veloce e superficiale, che permette interattività ma limita spesso l’approfondimento, non raccogliendo ovviamente informazioni molto specifiche in favore piuttosto di una grande quantità di contenuti immagazzinati.
Tripleadvisor è una piattaforma attraverso la quale non si fanno solo prenotazioni ma i viaggiatori segnalano le loro impressioni sull’albergo o sul ristorante in cui vanno in modo da pubblicizzarlo e, se necessario, da penalizzarlo. Così è possibile controllare direttamente e con aggiornamenti costanti la qualità di sistemi turistici senza doversi basare su guide, magari non aggiornate o comunque che non prevedono un rapporto di dialogo.
Ebay e Amazon, per citare altri due esempi fatti, sono in qualche modo personificazione della nuova economia, dove non esistono spazi di vendita se non virtuali.
Google nasce per mettere in rete tutta la conoscenza del mondo, possedendo solo un algoritmo. Google però non funziona se noi non la usiamo costantemente, è costruita sul processo di collaborazione di tutti. È il concetto di web 2.0, contenuti generati dagli utenti, senza questo processo il 2.0 non esiste e non esiste niente di tutto quello di cui abbiamo parlato.

The Cluetrain Manifesto (pubblicato nel 1999 e composto da 95 tesi, come quelle di Martin Lutero contro la chiesa cattolica): è un vero e proprio manifesto che si propone di riscrivere il rapporto tra utenti e aziende: i mercati sono oggi conversazioni e nell’epoca di internet la comunicazione raggiunge livelli prima nemmeno pensabili, bisogna comprendere che l’epoca della rete sconvolge i rapporti di marketing a livello mondiale e adattarsi a questa nuova economia. La rete permette di selezionare completamente i contenuti da acquistare (l’Apple Store della Apple è geniale perché compri solo le singole canzoni o i singoli capitoli dei libri, per cui compri solo quello che ti interessa non interi album per esempio, inoltre l’economia in rete al contrario di quella reale non ha costi né problemi di storage e non necessita di grande personale, ecco perché unendo spese piccolissime di tantissime persone la Apple riesce a sviluppare un economia detta “Long Tale Economy”, cioè un economia che cresce sui grandi numeri ma sulle piccolissime spese, al contrario dell’economia reale. Steve Jobs, come ricorda Vianello, dice che è impossibile convincere la gente a non rubare ma è possibile spingerla a spendere solo 50 cents).
Tutto quanto esposto, applicato alla pubblica amministrazione, dà per la prima volta luogo a un rapporto bidirezionale, non unidirezionale, con l’amministrazione stessa. Mette in diretta comunicazione chi governa e il singolo cittadino, e in questo modo si può comunicare tutto quanto noi pensiamo non vada bene e l’amministrazione è tenuta a rispondere e comunicare direttamente col singolo. Questo sistema in America è già diffusissimo. D’altronde la rete è visibile da tutti, è pubblica per definizione, al contrario del sistema di comunicazione telefonico tradizionale per esempio, in questo modo è naturale una sua applicazione all’amministrazione, che dovrebbe garantire onestà e trasparenza. L’utilizzo della rete applicato a campi diversi garantisce maggiore trasparenza nella gestione degli affari e della pubblica amministrazione (come nella gestione degli spazi acquei veneziani) e inoltre può semplificare molte problematiche relative al passaggio di informazioni (come per i quadri clinici cartacei, detenuti dai singoli dottori).
Un esempio americano è l’applicazione Fix My Street, ma anche The Coffe Party USA: creato dai democratici americani dopo la proposta di riforma sulla sanità di Obama; le fazioni conservatrici infatti si ricollegano al movimento del tè di ribellione agli inglesi per l’indipendenza. Questo movimento ha una connotazione populista e da piazza, the coffe party invece nasce in contrapposizione a questi con un approccio più moderato e dialogato, di stampo democratico appunto.

Vianello infine passa ad esporre anche alcuni dei suoi progetti nella propria area di lavoro, come MyVega: è una community creata al Vega per i dipendenti e le aziende per collaborare costantemente e dialogare per crescere insieme e svilupparsi sfruttando le abilità di ognuno e organizzandosi anche nelle piccole cose. È un’organizzazione del sistema aziendale come una grande community.
Oggi come oggi per garantire un uso libero del web il provider non può essere ritenuto responsabile dei contenuti poiché non fa altro che creare uno spazio di confronto, discussione e condivisione; l’attuazione di censure tramite la firma di liberatorie è un atto gravissimo che lede la libertà delle persone di comunicare. Le regole nella rete sono necessarie ma non possono essere le regole dei media tradizionali (come le liberatorie).


L’intervento di Gianluigi Cogo:

La conferenza di Gianluigi Cogo inizia con la definizione di un termine molto usato in questo periodo, quello di “nativi digitali”, che indica coloro che hanno sviluppato quasi dalla nascita l’utilizzo delle moderne tecnologie digitali, e non ne hanno appreso l’utilizzo in età più avanzata (“questi sono infatti i cosiddetti immigrati digitali”). Il problema alla base dell’esposizione di Cogo è il web 2.0 e le sue relative implicazioni alla pubblica amministrazione. Tale discorso viene però affrontato attraverso alcuni temi più ampi come la democrazia partecipata, primo punto affrontato durante la conferenza.
Il concetto di democrazia partecipata coinvolge il rapporto tra chi elegge e chi viene eletto al potere, un rapporto che in generale nel mondo sta cambiando (ovviamente con le relative differenze) grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie. Questi nuovi mezzi mettono in diretta comunicazione il singolo e chi lo rappresenta nello stato. La democrazia digitale basa quindi necessariamente sulla presenza della rete ed è una forma di democrazia diretta. il concetto di democrazia partecipata va oltre la semplicistica definizione (riscontrabile nella versione italiana di wikipedia) di voto online, poiché presuppone un coinvolgimento del singolo cittadino anche nel periodo del mandato elettorale, non solo in quello dell’elezione; si presuppone cioè una partecipazione reale dei cittadini attraverso l’utilizzo della rete lungo tutto il periodo del mandato di chi viene eletto.

La possibilità di applicare le nuove tecnologie alla vita politica e all’amministrazione in un rapporto bidirezionale e quindi innovativo con chi governa, basa su tre fattori fondamentali:
-infrastruttura: il fatto di avere a disposizione sempre e comunque la connettività, a casa e in ufficio o in ogni posto in cui andiamo, anche per la strada
-tecnologia: disponibile a prezzi accessibili praticamente a chiunque, permette così la fruizione dell’infrastruttura
-cultura digitale: necessaria per poter utilizzare il web evoluto e sociale, è vista da Cogo come naturale evoluzione dello spirito dell’uomo di condividere la conoscenza per farla crescere. Dà luogo al fenomeno dell’user generated content che caratterizza il web 2.0, e di cui si inizia a parlare già intorno al 2003.
Nel web 1.0 l’utente era sottoposto a una conoscenza creata e interpretata da altri, oggi invece i vari campi di conoscenza sono comunicanti tra loro e sempre collegati, perché creati da tutti gli utenti, dando luogo a un maggiore benessere collettivo. A questo concetto si collega il termine Crow sourcing che individua come siano le persone nel loro complesso, come folla, a dare luogo alle idee; non sono più i singoli a creare le idee ma siamo tutti quanti insieme, senza una comunità in cui condividerle però queste non hanno senso, anche perché spesso non ci sono le risorse per il singolo per produrre in maniera pratica un idea.

I social media oggi sono perfettamente in grado di interagire tra di loro e il nuovo linguaggio XML permette di comunicare in modo velocissimo non solo con parole ma anche con oggetti come video, musica e immagini, c’è totale interoperabilità tra i vari aspetti del web e la comunicazione avviene in modo veloce e semplice, senza limiti. L’interoperatività assoluta dei contenuti del web è fondamentale per comprendere il concetto di web 2.0 e ciò che ne deriva. Un’idea appena prodotta può essere disponibile a centinaia di migliaia di persone in un attimo.
Nelle applicazioni all’amministrazione pubblica di questo nuovo approccio alla cittadinanza si distinguono alcuni casi particolarmente significativi: nella nostra zona per esempio i “40 X Venezia”, un’associazione di persone online che cerca di migliorare il rapporto con la città e quindi affronta gli stessi problemi del consiglio comunale, criticandolo anche su alcuni aspetti. Arriva a diventare quasi una forma di controllo sull’attività pubblica garantendone l’operatività e consigliandola su come agire. È un esempio di rapporto diretto tra potere politico e cittadino che si manifesta al di là del semplice voto.
Fix my street è uno strumento di democracy in America. Si possono segnalare situazioni problematiche nelle strade attraverso foto e facendo un mesh up con google map si facilita il lavoro dell’amministrazione (identificando il luogo della foto inviata in un sistema di mappe stradali) che non può tirarsi indietro dall’intervenire. Il concetto di geolocalizzazione tramite mesh up è fondamentale nella maggior parte di queste applicazioni.

Questi mezzi possono permetterci in qualche modo di tenere sotto controllo l’attività governativa, come la presenza sui social network di personaggi politici. Il fatto di comunicare tramite la rete anziché tramite i servizi postali come si faceva fino a poco tempo fa azzera i tempi e velocizza la comunicazione. La pubblica amministrazione non va intesa come entità astratta ma bensì come una persona con cui possiamo collegarci direttamente e comunicare senza intermediazione. All’estero questo sistema è molto più avanzato, i siti del parlamento inglese, per esempio, basano infatti su youtube, facebook e twitter. È l’amministrazione ad avvicinarsi al cittadino appoggiandosi a piattaforme che sono già note, senza cercare di portare il cittadino su software creati ad hoc.
Iris in particolar modo è un’applicazione dell’amministrazione del comune di Venezia. L’ideale è che non si costruisce un servizio nella modalità del comune ma ci si collega a strumenti già presenti in rete per offrirli ai cittadini, che probabilmente li sanno già usare.


riguardo all'ultimo intervento cui abbiamo assistito a lazione, quello di Furio Barzon, inserisco questo link sull'applicazione dell'architettura eco sostenibile a edifici di grandi dimensioni. molto interessante e si potrebbero fare anche alcuni ragionamenti sul rapporto investimento iniziale/risparmio energico se ci fossero dati più precisi da questo punto di vista.





Bioarchitettura a Manhattan