lunedì 1 marzo 2010

Jacopo Famularo 269092

----
l'evoluzione del design Apple... manca qualche fantastico prodotto, ma il video è molto carino :)
----
Ecco qui una piccola curiosità per gli amanti dell'eco compatibile...
----
come il riciclo possa diventare architettura...
----
Buona sera a tutti!
Per coloro che ignorano il fatto che la apple ha deciso di non includere in ipad, iphone e itouch la teconologia flash.
Come accennato, la apple ha deciso di non implementare questa tecnologia nei propri dispositivi, pur affermando fermamente che ipad sarà il miglior dispositivo per avere internet in mobilità di sempre.
Cosa comporta il fatto dell'assenza del flash di Adobe?
Beh, principalmente molti video non possono essere visti e molte applicazioni come i vari giochini di facebook non possono essere visualizzati e giocati.
Questa scelta è stata molto discussa ed è ancora una delle ragioni che rendono perplessa la gente nei confronti del tablet della casa di Cupertino.
Apple sta cercando di portare alla luce la nuova tecnologia HTML5, che andrà a sostituire, secondo i Californiani, l'ormai superata tecnologia Flash.
A questo punto Adobe ha pensato che Apple non volesse implementare il Flash poichè su mac esso è una delle principali ragioni di CRASH dell'applicazione nativa per la navigazione internet Safari.
Adobe, probabilmente temendo la fine del suo prodotto ormai vicina, ha deciso di rendere pubblico il codice sorgente e ha dichiarato che Apple può modificarlo in qualunque modo, purchè sia implementato in iPad.
Apple ha ancora rifiutato l'offerta di Adobe e prosegue nella sua non implementazione di Flash in iPad.
Oggi il CEO di Apple, il nostro amico Steve Jobs, ha dichiarato che una delle motivazioni per cui non implementerà il Flash sarà perchè esso ridurrebbe la durata della batteria dei suoi dispositivi dell'85% (Fonte).
Voi che ne pensate? Che sia vero tutto ciò?
Oppure Apple prosegue cercando scusanti perchè sa che le applicazioni in Flash potrebbero ridurre di molto gli introiti dell'AppStore (ovviamente derivanti dal fatto che molti giochi in Flash abbiano subito un porting per iPhone e che siano stati resi a pagamento)?

Jacopo Famularo

Location:Verona,Italia


----
programma di render grafico utilizzato da moltissimi nel mondo dell'architettura! è veramente ottimo.

qui una versione demo per chi non lo conoscesse e avesse intenzione di provarlo:

http://www.artlantis.com/index.php?page=download/demo/index

----
ecco qui dov'è possibile scaricare ArchiCad gratuitamente e legalmente. la licenza dovrebbe essere di un mese, estendibile ad un anno grazie ad un certificato che (in teoria) dovrebbero darvi in segreteria previa richiesta.

il link: https://www.myarchicad.com/

scegliere students dal menù di sinistra e poi registrarsi.

spero che torni comodo a molti visto che, dal mio modesto punto di vista, archicad è di gran lunga meglio di autocad...

----
ecco qui quello che combina oggi il tanto discusso Steve Jobs...
http://www.gizmodo.it/2010/02/17/mwc-2010-ecco-gli-annual-global-mobile-awards-steve-jobs-e-la-personalita-dellanno.html
per coloro che non conoscessero questo sito, gizmodo.it e soprattutto la versione internazionale, è un blog di informazione tecnologica e spazia da hardware a software di qualsiasi tipo, spaziando in qualsiasi argomento...

----

ecco qui un link che con una piccola curiosità riguardo google:


----

1° ESERCITAZIONE

Una storia lunga circa mezzo secolo. Forse anche di più.

Questa è la storia dell’informatica, quella strana forma demoniaca che tutti denigrano, indicandola come inutile, nociva e assuefante.

Dirò la verità: da semi-nerd, penso che degli aggettivi utilizzati dai media, l’unico aspetto azzeccato nella loro malvagia descrizione è il fatto che sia assuefante.

Per quel che mi riguarda ritengo la tecnologia e l’informatica in primis, molto importante. E perché è una mia passione, e perché, comunque sia, probabilmente oggi la nostra sete di conoscenza non sarebbe così appagata.

Sono affermazioni decise, pesanti, forse, però, credo che tutti quelli che si riferiscono in malo modo nei confronti di questa realtà, siano semplicemente ignoranti.

Il kernel del mio discorso non riguarda questo aspetto denigratorio che i media portano avanti a spada tratta da ormai più di due lustri, bensì una sorta di descrizione di ciò che per me e, evidentemente, per persone che se ne intendono, l’informatica ci ha regalato, rendendoci liberi di esprimere le nostre potenzialità, senza limiti nazionali, senza barriere di alcun tipo.

Questo è sostanzialmente il messaggio dei due incontri che abbiamo avuto l’onore di seguire durante queste due ultime settimane.

L’informatica non è una MERDA, tutt’altro. E se il mio linguaggio risulta scurrile, mi rifaccio al Sommo Poeta e alla sua “Comedia”, dove mostra il meglio di sé, nel descrivere qualcosa secondo lui sbagliato.

Questo è l’atteggiamento errato dei media italiani: sanno che sono in zona Cesarini e non vogliono avvicinarsi all’epilogo della loro esistenza.

Questa la ragione per cui Facebook, Youtube, Google e decine di altri siti a noi utili “to keep in touch”, vengono costantemente attaccati dalla cronaca nazionale.

Il fatto è questo: quando un Italiano si sente attaccato, non sa come difendersi e attacca a sua volta senza rendersi conto di quanto ancor più prenda le distanze dalla società che inevitabilmente evolve!

Si è parlato di Web 1 e di Web 2.0, di quanto questo banale cambiamento di cifra abbia in realtà completamente stravolto la nostra idea di concepire l’informazione. Ecco che, come Web 1 potremmo, in modo figurato, catalogare anche i telegiornali, i quotidiani, dove la notizia colava come oro fuso da una fonte indiscutibile, inarrivabile.

Questo, ovviamente, allontanava l’utente da ciò che era il server al quale si agganciava per ricevere una data informazione.

Tutto ciò è stato ora trasformato e grazie alla fatica di molti, stiamo ora vivendo in un mondo nel quale l’informazione non è unilaterale, bensì vista orizzontalmente, dove server e client non comunicano solo in uscita e in entrata verticalmente; vi è insomma un dialogo, ovviamente proporzionato, tra blogger e utente, tra giornalista e lettore, tra cittadino e autorità.

Questa è l’era in cui il Vip si “abbassa” al livello della persona normale per farsi migliorare, questa dovrebbe essere la società in cui una critica rende migliore il criticato e mittente.

Dico dovrebbe perché, ovviamente, è così in molti posti tranne che nella “Serva Italia”, nella patria del baciamano, nella patria delle caste e della mala.

Qui, nel nostro nido, la critica è molto spesso distruttiva e non creativa. Si muove una critica “perché di sì” e non perché questa abbia veramente senso e argomentazione alle sue spalle.

Probabilmente, essendo l’Italiano medio abituato a sbuffare e a pretendere, senza mai muoversi per qualcosa, è anche giusto che questa sia la nostra fine.

D’altro canto lo diceva anche Darwin: vi è una selezione naturale e chi non si adegua, soccombe.

La nostra fine, la fine del Bel Paese, è più che vicina, se non ci adeguiamo agli standard mondiali.

Ma è questo giusto? È questo ciò che noi veramente vogliamo?

Non voglio fare di certo il moralista, ma se vogliamo riscattarci, come diceva il principe di Salina, è ora “che tutto cambi”, se vogliamo far in modo di non rimpiangere un antico Locus Amoenus, è ora di muoversi! È ora di rimboccarsi le maniche e capire che Social Networking non è una brutta parola, è una parola a noi amica, che ci dona la possibilità di comunicare con Tokio, Los Angeles e Nuova Delhi in meno di un secondo, Ping/Pong permettendo.

Termini tecnici a parte, credo che nessuno di noi, pur continuando a decantare quanto si stesse meglio quando non c’era l’informatica, sarebbe capace di abbandonare il suo telefono cellulare, il suo smartphone, il suo palmare o il suo Netbook.

Io personalmente, senza il mio Mac, non sarei capace di vivere come vivo oggi, non potrei comunicare con degli amici in America a costo zero, non potrei scrivere e correggere questo testo decine di volte, non potrei immergermi in un mondo tutto mio, dove posso scrivere, disegnare, parlare, suonare, perder tempo.

Questo è quello che ormai le persone necessitano di fare: ESSERE COSTANTEMENTE IN COLLEGAMENTO anche con l’angolo più remoto del mondo. OVUNQUE. SEMPRE.

Yep: Now the cat is outta bag! Ora la verità universale è uscita allo scoperto: la gente ha bisogno di dialogare e questo è il punto centrale degli incontri con Michele Vianello e Gianluigi Cogo.

Esemplificando il tutto rendendo il centro dei loro discorsi la situazione della città veneziana, ci hanno resi partecipi di come la città lagunare sarebbe finita senza i progetti per l’ampliamento della rete wireless a banda larga che sono in atto in questi tempi.

Dal canto mio, io posso parlare, positivamente, di come anche nella mia bella e shakespeariana Verona, questo stia avvenendo, con ottimi risultati.

La rete Guglielmo, che offre il servizio in moltissimi luoghi della mia città, rende di fatto la gente libera di lavorare anche in piazza Bra, in stazione, mentre è seduta ad un bar in piazza Erbe. Non è questo fantastico?

Ricordiamoci che i maggiori studi di architettura e non, hanno posizionato le loro filiali in punti molto distanti tra loro.

Ci sono imprese che lavorano dalle 9 alle 20 a New York e immettono nei loro server files che, alla chiusura degli uffici statunitensi, vengono aperti nelle filiali indiane, che portano avanti il lavoro.

Sarebbe tutto questo possibile senza internet? Credo proprio di no.

Tra i vari servizi che il network fortunatamente ci offre ne troviamo molti che, a livello comunale, proiettano il cittadino in una realtà tutta nuova rispetto a quella conosciuta fino a pochi anni fa.

Come hanno affermato giustamente entrambi gli oratori che hanno tenuto una più che esaustiva lezione, a differenza di qualche anno fa, ora il cittadino può mettersi in contatto direttamente con l’ufficio comunale del settore desiderato, in base al tipo di necessità.

Le lezioni si sono tenute in modo molto aperto, dando l’idea di un dialogo non mediato.

Durante entrambi gli incontri si è discusso riguardo alle nuove tecnologie, non toccando molto da vicino l’aspetto architettonico, ma aprendo gli orizzonti a quei siti che, un giorno, potranno servire anche a noi “architetti in erba”.

Si è parlato di tecnologia a Venezia e di tecnologia nel mondo, comparando la situazione italiana a quella internazionale. Si è discusso dei social network in Italia e si è riscontrato che il loro uso nel nostro paese è per lo più limitato al solo svago.

Oltre ai semplici utenti, troviamo anche, però, coloro che si divertono a creare gruppi o pagine, nello specifico su Facebook, da intitolare con frasi provocatorie.

Il perché di tutto questo ci è stato spiegato sia durante gli incontri che durante le normali lezioni.

Questi “utenti speciali” vengono detti Troll e il loro scopo è quello di provocare, appunto, e di raggiungere, per piacere personale, una fama momentanea, facendo parlare di sé su giornali e televisioni.

Un esempio molto conosciuto, forse anche il più recente, è quello di un gruppo che, in poche parole, denunciava la sindrome di down come se questa fosse un reato, come se chi soffre di questo disturbo debba essere punito.

Il giochetto, per quanto se ne dica, è riuscito alla perfezione, e il nostro amico Troll è riuscito nel suo intento di ritagliarsi un angolo tutto per sé: circa duemila “pesci” hanno abboccato al suo amo e si sono iscritti al suo gruppo, anche solo per insultare il fondatore.

Purtroppo per loro, essi non sapevano che questo era voluto dal founder e che dunque lo hanno solo aiutato nella sua opera di creare scalpore.

La ciliegina sulla torta è stata dunque l’ignoranza di molti giornalisti che, notando nel web una così sfiziosa notizia, hanno cercato di servirla appena uscita dal forno, non tentando nemmeno di entrare nel gruppo e vedere iscritti fossero realmente a favore di questo.

Ecco che sulle testate dei fieri quotidiani italiani spuntano titoli come: 1300 ISCRITTI AD UN GRUPPO DI FACEBOOK CONTRO I DOWN.

Direi che questo Troll è riuscito nel suo intendo grazie alla stragrande ignoranza di noi Italiani nei confronti dell’informatica e di internet.

Tralasciando questi futili fatti, che qui in Italia vengono fatti lievitare e vengono gonfiati fino all’esasperazione, possiamo tornare ad affrontare il tema del rapporto tra politicanti e internet.

Come già detto, questo, in Italia, è quasi del tutto inesistente.

Gianluigi Cogo, durante la sua orazione, ci ha mostrato come negli Stati Uniti, in Canada, ma anche in paesi europei quali il Regno Unito, vi sia una Democrazia Partecipata.

No no, non è una brutta parola, non deve spaventare! È semplicemente qualcosa che qui in Italia non abbiamo mai visto, tranne qualche piccola eccezione comunale e provinciale.

Questa Democrazia Partecipata è, in sostanza, una collaborazione attiva tra cittadino votante e politico.

Ma, attraverso cosa avviene questa partecipazione? Come mettere in contatto un contadino e un parlamentare a Roma? Beh, questo potrebbe scrivere una lettera, spedirla, aspettare che questa giunga nella capitale, venga portata nello studiolo di uno specifico parlamentare e che venga messa nella casella dei suggerimenti, in gergo detta tritacarte; oppure, se mai l’Italia si porterà agli standard mondiali, il suddetto contadino potrà spedire il suo suggerimento tramite un Tweet o un PM su Facebook.

Abbiamo visto numerose diapositive riguardanti la partecipazione più che soddisfacente dei politici stranieri a questi social network, in Italia, pochi sono interessati a queste tecnologie. Probabilmente hanno paura di perdere la verticalità del potere italiano, forse non saprebbero rispondere a certe risposte, fatto sta che sono presenti pochi di essi e, fatalità, i più sconosciuti.

La cosa non può che far riflettere, ma noi “Italianini” non abbiamo voglia di capire, non abbiamo voglia di qualcosa di nuovo, siamo costantemente legati al passato e non vogliamo lasciare il bordo della piscina per avventurarci in un fantastico bagno. Forse ci piace l’Italia così com’è, che sia essa giusta o sbagliata, avanzata o meno, acculturata o analfabeta.

Che sia giusto o sbagliato? penso sia scontata la risposta.

Purtroppo è altrettanto scontato il fatto che se non vogliamo muoverci, è anche giusto lasciare spazio a chi, come la Cina, ha voglia di emergere.

Differentemente da come affermava Manzoni: non “ai posteri l’ardua sentenza”, ma a noi la voglia di riscattarci.

-----


se vi interessa, un'"apple tv" tutta marcata Google :)


Link

----

un'altro link che riguarda il nostro amato Google: Link

----

che Zuckerberg si sia stancato del suo Facebook? Link

----

ecco il nosro sogno di futuro, invecchiato di 50 anni: Link

----

decisa la data dell'uscita del CS5... con novità per iPhone. Link

----

How the tablet will change the world, Link a Wired US

----

Piano piano tutti si convertono ad html5, un'addio a Flash anche da parte della CBS, Link

----

Il padre di iPod abbandona Apple definitivamente, dice di voler cercare aziende più "verdi", pur essendo Apple sul podio, in quanto a rispetto dell'ambiente... Link ad iSpazio