ciao a tutti! :)
I ESERCITAZIONE
All’interno del corso di Informatica e Disegno Digitale, il professor Galluzzo ha organizzato diversi incontri con esperti informatici che ci stanno illustrando vari aspetti del mondo informatico e della loro interazione con la realtà che ci circonda. La prima conferenza sulla rete è stata tenuta il giorno 3 marzo 2010 da Michele Vianello, direttore del parco scientifico di Mestre VEGA, che si è soffermato a descrivere a noi studenti tre questioni di grande importanza al giorno d’oggi per Venezia e il resto del mondo.
I tre temi discussi sono stati: Venezia, con la domanda se in questa città storica sia possibile un’innovazione; il WEB 2.0; la “cittadinanza” e il suo significato oggi.
Si è iniziato con il problema di Venezia che, essendo una città storica, deve poter proteggere il proprio patrimonio e dunque, secondo luogo comune, si presta pochissimo all’innovazione. Michele Vianello ha invece spiegato come stiano radicalmente cambiando i criteri dell’economia e ci ha illustrato quali saranno i traini del mondo dopo- crisi. L’economia e lo sviluppo non faranno più riferimento a una dimensione spaziale ad un’espansione in estensione, quanto al “bit”, centro dell’economia della conoscenza. Ecco che Venezia, dove non è più possibile ricercare nuovi spazi “materiali” si presta perfettamente a questo tipo di innovazione. Questa città, dove “non si può smuovere un mattone”, obbliga a pensare in bit e ad evadere dall’idea di un “ufficio fine a se stesso”. Inoltre tutto si deve basare su una continua collaborazione che non può avvenire altro che con i mezzi di comunicazione che sono sempre più aperti verso questo tipo di lavoro. Per garantire ciò è però necessario che la città sia dotata di una rete a banda larga che possa garantire un continuo e rapido contatto con tutti. A Venezia si sta lavorando per portare in tutte le zone la rete Wi-Fi così che tutti i cittadini abbiano a disposizione costantemente questa connettività in movimento e possano sfruttarla tramite i-Phone, i-Pad e quant’altro. Oltre ad essere molto utile per i cittadini, questo sistema giova senz’altro alla stessa città che diventa più competitiva rispetto alle altre e attira tutta quella fascia della popolazione che continua a crescere e che per scopi lavorativi, o di studio ha continuamente bisogno di questi strumenti. Si parla allora di “Smart Cities”, città che fanno della connettività il proprio strumento di progresso.
E’ stato poi spiegato il WEB 2.0. A differenza di quanto si pensi non è una tecnologia ma un modo di approciarsi alla rete. Rispetto al vecchio Web, questo consente il dialogo tra le persone e permette di usare in rete dei software diversi. Inoltre uno dei vantaggi più significativi che offre è la capacità di archiviare enormi quantità di dati. Le varie “piattaforme” possono essere Facebook o Twitter, Linkedine, Flikr o Wikipedia. Con l’esempio di quest’ultima, Vianello ci mostra quanto questo sistema si basi sulla collaborazione. L’esistenza e il continuo aggiornamento e ampliamento di quest’enciclopedia, infatti, sono resi possibili soltanto grazie agli utenti che la utilizzano e ne creano le voci. Allo stesso modo, Google, inventato per “mettere tutta la conoscenza sul Web”, e Youtube funzionano perché noi li utilizziamo. In pratica siamo noi stessi a generare i contenuti.
Michele Vianello ci ha poi parlato di “Trip Advisor”, creato dai turisti che mettono in rete a disposizione degli altri viaggiatori le proprie opinioni su alberghi, ristoranti e tutto ciò che può interessare un turista, che hanno sperimentato durante i propri viaggi. Questa parte mi ha interessata molto perché ci ha fatto riflettere su quanto contino questi strumenti sull’economia di una città: basta che un solo utente esprima un’opinione negativa e il locale cui ha fatto riferimento è destinato a ricevere sempre meno clientela ed è quindi destinato a fallire.
Un altro argomento interessante è stato quello della piattaforma “Iris”, della quale non conoscevo l’esistenza, che fa in modo che si crei una relazione e un dialogo tra i cittadini e gli addetti alla pubblica amministrazione, garantendo sempre una risposta alle domande del cittadino. Una lontana copia di quel che ha deciso di fare il presidente degli Stati Uniti Obama, che ha aperto un’area nel sito della Casa Bianca in cui egli stesso risponde alle domande che interessano maggiormente agli americani. Vianello ci spiega che è sorto il problema di quanto un servizio del genere possa essere sfruttato dalla fascia più anziana della popolazione ma che tuttavia inizia ad essere utilizzato anche da queste persone, così come è stato con gli sms che ora anche i nonni e le nonne sono perfettamente in grado di utilizzare. Ecco che dunque, anche l’idea di cittadinanza cambia e viene vista come parte collaborante con il sistema di governo della città.
Ho trovato davvero interessante questa lezione in particolare per due motivi. Il primo è che ho capito molte cose sulla tecnologia e i nuovi sistemi di comunicazione tra le persone e il mondo dell’economia, che sono state spiegate in modo chiaro e comprensibile, nonostante io sia molto ignorante in materia, e assolutamente non pesante rispetto a come l’avevo sempre pensata poiché non mi ero mai interessata a tali argomenti. Il secondo motivo è che, vivendo sotto il Comune di Venezia e studiano in questa città, sono venuta a conoscenza di servizi che non sapevo esistessero e che sono sicuramente utili per chi, con i precedenti strumenti, non riusciva a mettersi in così stretto contatto con gli amministratori pubblici. Questa lezione, assieme all’idea del blog e del gruppo in facebook di Scenari Digitali 2010, mi ha ulteriormente convinto su quanto siano utili ed efficaci i nuovi mezzi di comunicazione, che un tempo vedevo solamente come luogo di svago e non di utilità in vari ambiti lavorativi, di studio e di “vita” nella e della propria città.
Alla lezione del 10 marzo non ho potuto partecipare, tuttavia, per ribadire l’utilità delle tecnologie informatiche, ho potuto seguire la registrazione della conferenza di Gianluigi Cogo messa in rete dal professore. Durante la conferenza si è approfondito il tema della relazione tra i cittadini e la pubblica amministrazione e si è messo in evidenza quanto il modo di stabilire un rapporto tra queste due entità possa determinare una democrazia partecipata o meno. Grazie ai nuovi software che stanno nascendo, come ad esempio Iris per Mestre e Venezia, vengono forniti nuovi mezzi e strumenti alla popolazione che assume su di sé la potenzialità di incidere in prima persona sul governo del proprio paese. E’ chiaro, purtroppo, che rispetto alle altre nazioni mondiali, non necessariamente superpotenze, l’Italia è ancora ad un livello arretrato su questo fronte. Basta pensare a “Fix my streets”, negli Stati Uniti o alle “Strategies for political and governance processes” in Gran Bretagna, dove si è andati oltre all’idea che il contributo di un cittadino tramite la rete possa avvenire solamente al momento del voto, e si dà per scontato che i cittadini debbano elaborare “strategie” da suggerire al politico in carica, durante tutto il suo mandato. In Italia invece sono ancora pochi i servizi di questo genere e si fa ancora fatica a diffondere e comprendere l’efficacia di questi strumenti che vengono ancora visti con cattivo occhio dalla popolazione se non sono addirittura ignoti. Forse il problema maggiore è proprio questo: sono le istituzioni che dovrebbero fare una maggiore propaganda di questi nuovi sistemi. Ma le stesse istituzioni, per la maggior parte, non sono a conoscenza di strumenti del tipo di Iris o dei più rapidi facebook o twitter e così via. Invece, è interagendo con gli enti pubblici che si diventa i veri protagonisti del proprio paese e si invitano i politici al cambiamento. Per tutto ciò sono importantissimi i media sociali perché dunque favoriscono la partecipazione della gente e rendono possibile la democrazia diretta. Gianluigi Cogo cita Kennedy: “Non chiederti che cosa fa lo stato per te, chiediti cosa fai tu per lo stato”. Dall’altro lato siamo proprio noi che dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo usare questi strumenti e non aspettare impassibili che dall’alto qualcuno decida per noi. E’ l’uomo, il cittadino, che, diversamente dal periodo del Web 1. è al centro. Forse ci nascondiamo dietro la scusa della scarsa diffusione di tali notizie o del fatto che “non ci capiamo niente di informatica” perché è più comodo lasciare agire gli altri e non prendersi le proprie responsabilità. Trovo giustissima l’ultima parte del discorso: se si vuole ottenere qualcosa non bisogna rimanere con le mani in mano ma anche se la strada si presenta difficile e tortuosa bisogna intraprenderla, altrimenti non si otterrà mai nulla. Non possiamo rimanere in disparte lamentandoci per il disfunzionamento degli enti pubblici e tutto ciò che ne può derivare in una città, perché abbiamo i mezzi per risolverli e dobbiamo impegnarci nel nostro piccolo per un miglioramento.