WE ARE THE WEB!
Durante le prime lezioni, anche con l'ausilio di strumenti non convenzionali di apprendimento (quali film, social network e la rete in generale), ci siamo avvicinati al mondo del digitale, del web, dei computers etc, mondo sconosciuto o quasi per molti di noi.
La visione del film "I pirati di Silicon Valley" ci ha letteralmente proiettati all'indietro di quella che è stata la storia della nascita dei computers, focalizzando l'attenzione su i fondatori di due dei sistemi operativi più usati nel mondo, ossia Bill Gates (Microsoft) e Steve Jobs (Apple), la cui esperienza di vita ci ha dimostrato come da un'idea di partenza si possa col tempo, attraverso tentativi, successi e fallimenti, e trovate geniali, intraprendere la strada dell'evoluzione tecnologica, che ci permette di disporre di risorse sempre più all'avanguardia nel campo dei computers, come quelle che tutt'ora stiamo utilizzando anche ai fini del corso. Tutto ciò nasce non solo dalla trovata geniale del singolo, ma anche dalla continua condivisione di idee, dallo scambio di opinioni e di giudizi, insomma dal dialogo di un gruppo il cui scopo è migliorare. Ed è proprio quello che in questo corso dobbiamo cercare di fare noi, dialogare, condividere, migliorare.
A questo scopo disponiamo oggi di piattaforme di condivisione in rete, come facebook, che ci permette quindi di essere in contatto, oltre che con i membri del corso, anche con il resto del mondo che dispone di strumenti di connettività. Sta a noi renderci conto dell'enorme potenziale che abbiamo a disposizione, e a parer mio questo corso ci dà le basi e gli strumenti per sfruttarlo al meglio.
Non siamo quindi chiamati ad utilizzare strumenti come i social network e la rete per passare il tempo, ma come mezzo per aprirci un mare di possibilità in più, dal punto di vista lavorativo, sociale, ma anche culturale, di arricchimento personale e collettivo.
Per avvicinarci ancora di più al mondo digitale e a tutti i suoi campi di applicazione, abbiamo assistito a degli incontri, il primo con Michele Vianello. Quest'ultimo a portato avanti tre argomenti principali:
· Venezia (come caso pratico di una città protesa verso un'innovazione digitale)
· Il WEB 2.0 e la connettività
· Il concetto di cittadinanza digitale
Ci ha parlato di come l'innovazione passi inevitabilmente attraverso il web, che ci permette, visto il suo enorme potenziale, di condividere conoscenze e ci fornisce la possibilità di trasmettere le nostre idee, per questo però è necessaria la connettività.
Per sviluppare l'innovazione quindi, dice Vianello, è necessaria la rete a banda larga, c'è bisogno quindi di strumenti di connettività diffusi. Infatti oggi per creare un'azienda non è più necessario lo spazio, ma la connettività! Ed è nel contesto della connettività diffusa che entra in gioco il Web 2.0, che è secondo me la vera rivoluzione della rete.
Il web 2.0 non è una tecnologia, bensì un nuovo approccio alla rete. Inizialmente la rete era costituita, ci spiega Vianello, da dialoghi unidirezionali, cioè da portali a senso unico, in cui non c'era interattività e dialoigo tra le persone, questo era il web 1.0.
Il web 2.0 consente invece il dialogo di tutti gli utenti che hanno accesso alla rete, questo grazie principalmente a tre fattori:
1. Lo sviluppo di strumenti di connettività a prezzi abbordabili
2. Lo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo e il Mesh up
3. Il costo basso dello Storage, che dà quindi agli utenti la possibilità di archiviare grandi quantità di dati.
Una delle piattaforme di dialogo più diffuse e più efficaci dal punto di vista della condivisione di informazioni è Facebook, che come altre piattaforme segue il concetto di: USER GENERATED CONTENT, ovvero contenuti generati dagli utenti, che è un sinonimo di web 2.0. Infatti nel web 1.0 il contenuto lo faceva chi creava il sito o il portale, ma non gli utenti a cui vi accedevano, nel web 2.0 i contenuti che sono immessi in rete sono generati da noi, in poche parole la rete vive e si alimenta attraverso il nostro diretto contributo.
Anche i mercati si sono adattati a questa nuova filosofia, infatti attraverso le piattaforme anche le aziende possono dialogare direttamente con gli utenti. Sono state riscritte quindi anche le regole del marketing!
Per quanto riguarda il concetto di Cittadinanza Digitale Vianello ci introduce un libro: "The long tale" di Chris Enderson in cui si dice che: "Le formiche hanno i megafoni". Enderson vuole dirci che la rete, cioè il megafono, è uno strumento di dialogo che dà la possibilità a tutti di parlare tra loro, è uno strumento democratico, come dovrebbe essere uno stato. Ora, un cittadino ha pienamente diritto e anche dovere di partecipare allo stato, così come un cittadino digitale ha diritto di poter accedere alla rete, quindi ci vuole connettività diffusa, e noi dobbiamo essere consapevoli quindi di avere il diritto di ottenerla!
Sulla stessa linea un altro relatore, Gianluigi Cogo, ci parla di Democrazia Digitale, strettamente connessa al concetto di cittadino digitale. Entrando nel digitale, creandosi vari account, il cittadino crea varie espressioni di sé, ma deve essere consapevole che oltre ai diritti, nella rete possiede anche dei doveri, che seguono l'educazione e il buon senso.
Secondo la definizione che si trova su Wikipedia in lingua inglese, l'eDemocracy, cioè la democrazia digitale, è una forma di democrazia diretta che utilizza in modo tecnologico informazioni e comunicazioni che provengono dalla politica e dal governo stesso, per avere maggior partecipazione politica o forme dirette di coinvolgimento dei cittadini nelle questioni pubbliche (definizione molto diversa da quella di Wiki. in italiano). La democrazia digitale sta alla base di un nuovo e diverso approccio culturale, che si basa sia sui diritti del cittadino digitale, come per esempio, attraverso la digitalizzazione dei servizi, rendere più semplice e più efficiente il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, che sui suoi doveri, come la sperimentazione di forme di democrazia diretta, che prevedono quindi la partecipazione diretta dei cittadini, con l'ausilio dei social media, e l'impegno del cittadino in una forma di governo partecipata.
Nell' eDemocracy, ci dice Cogo, c'è quindi l'idea di rappresentare l'azione di governo, oltre a quella amministrativa, con i social media. Come è già stato messo in pratica in molti stati (vedi USA o UK) che sono in comunicazione diretta con i cittadini, che contribuiscono quindi direttamente alla gestione dello stato, proprio secondo una famosa frase di J.F. Kennedy: “Non chiederti che cosa fa lo stato per te, ma chiediti cosa fai tu per lo stato”.
Tutto ciò, ribadisce Cogo, non sarebbe possibile senza l'ausilio del web 2.0, che si è evoluto fino a diventare il media sociale per eccellenza, grazie a tre fattori:
1. Lo sviluppo della connettività, quindi delle infrastrutture che lo permettono.
2. Lo sviluppo della tecnologia, che favorisce l'utilizzo della rete.
3. Lo sviluppo della cultura: una cultura digitale!
Il web quindi è diventato un "web sociale", un mondo in cui la persona, l'utente, è al centro.
Nei social network per esempio tutta la collettività può contribuire alla diffusione di idee, dati e informazioni. Ogni idea quindi è il risultato di qualcosa di collettivo.
L'obiettivo è che sia così anche nel nostro corso. Facebook, in aderenza al momento culturale in cui ci troviamo, è lo strumento più semplice e popolare di cui disponiamo, e non è semplicemente atto allo svago, ma vuole diventare una vera e propria fabbrica di idee, di incontro di opinioni e di conoscenze, che ci permette quindi di migliorare il nostro percorso di apprendimento, senza dimenticarci la logica di fondo che dobbiamo seguire, cioè che c'è bisogno della nostra diretta collaborazione: USER GENERATED CONTENT...WE ARE THE WEB!
La visione del film "I pirati di Silicon Valley" ci ha letteralmente proiettati all'indietro di quella che è stata la storia della nascita dei computers, focalizzando l'attenzione su i fondatori di due dei sistemi operativi più usati nel mondo, ossia Bill Gates (Microsoft) e Steve Jobs (Apple), la cui esperienza di vita ci ha dimostrato come da un'idea di partenza si possa col tempo, attraverso tentativi, successi e fallimenti, e trovate geniali, intraprendere la strada dell'evoluzione tecnologica, che ci permette di disporre di risorse sempre più all'avanguardia nel campo dei computers, come quelle che tutt'ora stiamo utilizzando anche ai fini del corso. Tutto ciò nasce non solo dalla trovata geniale del singolo, ma anche dalla continua condivisione di idee, dallo scambio di opinioni e di giudizi, insomma dal dialogo di un gruppo il cui scopo è migliorare. Ed è proprio quello che in questo corso dobbiamo cercare di fare noi, dialogare, condividere, migliorare.
A questo scopo disponiamo oggi di piattaforme di condivisione in rete, come facebook, che ci permette quindi di essere in contatto, oltre che con i membri del corso, anche con il resto del mondo che dispone di strumenti di connettività. Sta a noi renderci conto dell'enorme potenziale che abbiamo a disposizione, e a parer mio questo corso ci dà le basi e gli strumenti per sfruttarlo al meglio.
Non siamo quindi chiamati ad utilizzare strumenti come i social network e la rete per passare il tempo, ma come mezzo per aprirci un mare di possibilità in più, dal punto di vista lavorativo, sociale, ma anche culturale, di arricchimento personale e collettivo.
Per avvicinarci ancora di più al mondo digitale e a tutti i suoi campi di applicazione, abbiamo assistito a degli incontri, il primo con Michele Vianello. Quest'ultimo a portato avanti tre argomenti principali:
· Venezia (come caso pratico di una città protesa verso un'innovazione digitale)
· Il WEB 2.0 e la connettività
· Il concetto di cittadinanza digitale
Ci ha parlato di come l'innovazione passi inevitabilmente attraverso il web, che ci permette, visto il suo enorme potenziale, di condividere conoscenze e ci fornisce la possibilità di trasmettere le nostre idee, per questo però è necessaria la connettività.
Per sviluppare l'innovazione quindi, dice Vianello, è necessaria la rete a banda larga, c'è bisogno quindi di strumenti di connettività diffusi. Infatti oggi per creare un'azienda non è più necessario lo spazio, ma la connettività! Ed è nel contesto della connettività diffusa che entra in gioco il Web 2.0, che è secondo me la vera rivoluzione della rete.
Il web 2.0 non è una tecnologia, bensì un nuovo approccio alla rete. Inizialmente la rete era costituita, ci spiega Vianello, da dialoghi unidirezionali, cioè da portali a senso unico, in cui non c'era interattività e dialoigo tra le persone, questo era il web 1.0.
Il web 2.0 consente invece il dialogo di tutti gli utenti che hanno accesso alla rete, questo grazie principalmente a tre fattori:
1. Lo sviluppo di strumenti di connettività a prezzi abbordabili
2. Lo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo e il Mesh up
3. Il costo basso dello Storage, che dà quindi agli utenti la possibilità di archiviare grandi quantità di dati.
Una delle piattaforme di dialogo più diffuse e più efficaci dal punto di vista della condivisione di informazioni è Facebook, che come altre piattaforme segue il concetto di: USER GENERATED CONTENT, ovvero contenuti generati dagli utenti, che è un sinonimo di web 2.0. Infatti nel web 1.0 il contenuto lo faceva chi creava il sito o il portale, ma non gli utenti a cui vi accedevano, nel web 2.0 i contenuti che sono immessi in rete sono generati da noi, in poche parole la rete vive e si alimenta attraverso il nostro diretto contributo.
Anche i mercati si sono adattati a questa nuova filosofia, infatti attraverso le piattaforme anche le aziende possono dialogare direttamente con gli utenti. Sono state riscritte quindi anche le regole del marketing!
Per quanto riguarda il concetto di Cittadinanza Digitale Vianello ci introduce un libro: "The long tale" di Chris Enderson in cui si dice che: "Le formiche hanno i megafoni". Enderson vuole dirci che la rete, cioè il megafono, è uno strumento di dialogo che dà la possibilità a tutti di parlare tra loro, è uno strumento democratico, come dovrebbe essere uno stato. Ora, un cittadino ha pienamente diritto e anche dovere di partecipare allo stato, così come un cittadino digitale ha diritto di poter accedere alla rete, quindi ci vuole connettività diffusa, e noi dobbiamo essere consapevoli quindi di avere il diritto di ottenerla!
Sulla stessa linea un altro relatore, Gianluigi Cogo, ci parla di Democrazia Digitale, strettamente connessa al concetto di cittadino digitale. Entrando nel digitale, creandosi vari account, il cittadino crea varie espressioni di sé, ma deve essere consapevole che oltre ai diritti, nella rete possiede anche dei doveri, che seguono l'educazione e il buon senso.
Secondo la definizione che si trova su Wikipedia in lingua inglese, l'eDemocracy, cioè la democrazia digitale, è una forma di democrazia diretta che utilizza in modo tecnologico informazioni e comunicazioni che provengono dalla politica e dal governo stesso, per avere maggior partecipazione politica o forme dirette di coinvolgimento dei cittadini nelle questioni pubbliche (definizione molto diversa da quella di Wiki. in italiano). La democrazia digitale sta alla base di un nuovo e diverso approccio culturale, che si basa sia sui diritti del cittadino digitale, come per esempio, attraverso la digitalizzazione dei servizi, rendere più semplice e più efficiente il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, che sui suoi doveri, come la sperimentazione di forme di democrazia diretta, che prevedono quindi la partecipazione diretta dei cittadini, con l'ausilio dei social media, e l'impegno del cittadino in una forma di governo partecipata.
Nell' eDemocracy, ci dice Cogo, c'è quindi l'idea di rappresentare l'azione di governo, oltre a quella amministrativa, con i social media. Come è già stato messo in pratica in molti stati (vedi USA o UK) che sono in comunicazione diretta con i cittadini, che contribuiscono quindi direttamente alla gestione dello stato, proprio secondo una famosa frase di J.F. Kennedy: “Non chiederti che cosa fa lo stato per te, ma chiediti cosa fai tu per lo stato”.
Tutto ciò, ribadisce Cogo, non sarebbe possibile senza l'ausilio del web 2.0, che si è evoluto fino a diventare il media sociale per eccellenza, grazie a tre fattori:
1. Lo sviluppo della connettività, quindi delle infrastrutture che lo permettono.
2. Lo sviluppo della tecnologia, che favorisce l'utilizzo della rete.
3. Lo sviluppo della cultura: una cultura digitale!
Il web quindi è diventato un "web sociale", un mondo in cui la persona, l'utente, è al centro.
Nei social network per esempio tutta la collettività può contribuire alla diffusione di idee, dati e informazioni. Ogni idea quindi è il risultato di qualcosa di collettivo.
L'obiettivo è che sia così anche nel nostro corso. Facebook, in aderenza al momento culturale in cui ci troviamo, è lo strumento più semplice e popolare di cui disponiamo, e non è semplicemente atto allo svago, ma vuole diventare una vera e propria fabbrica di idee, di incontro di opinioni e di conoscenze, che ci permette quindi di migliorare il nostro percorso di apprendimento, senza dimenticarci la logica di fondo che dobbiamo seguire, cioè che c'è bisogno della nostra diretta collaborazione: USER GENERATED CONTENT...WE ARE THE WEB!
19/03/2010