mercoledì 17 marzo 2010

Luca Stiletto 269496

ESERCITAZIONE I

Ogni giorno quasi settecento milioni di persone sono collegare alla rete di intercomunicazione mondiale denominata Web. La cifra di utenti abituali è sorprendente se si pensa che la prima idea di un vero e proprio sistema a ragnatela per lo scambio di informazioni nacque venti anni fa. Nel 1989 infatti, al CERN di Ginevra (uno dei più grossi complessi di laboratori di fisica nucleare esistenti al mondo), fu introdotto questo geniale strumento per permettere ai vari settori interni di comunicare in tempo reale, senza quindi ricorrere più alla scomoda posta pneumatica, sistema che richiedeva una quantità inimmaginabile di tubi e che comunque non garantiva l’interazione immediata tra gli utenti. Ovviamente per dati trasmissibili a voce c’era il telefono, ma esso non dava la capacità di condividere grafici, dati numerici complessi e qualsiasi altra informazione potesse tornare utile ad un complesso di laboratori.

Il sistema, come lo conosciamo ora, è frutto dell’evoluzione di quel primordiale strumento di interazione che, una volta introdotto ad uso “civile”, si sviluppò con una tale rapidità da interessare in pochi anni praticamente l’intero globo.

Gli Stati del mondo, USA in testa, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di poter creare un apparato statale che comunica in tempo reale in ogni sua parte, permettendo a milioni di cittadini, distanti fra loro anche migliaia di chilometri, di interagire e condividere immagini, video, contenuti interattivi etc.

Non tutti i Paesi però investono molto nel Web, ritenendolo lo strumento del futuro con cui ogni cittadino verrà a contatto quotidianamente: l’Italia, purtroppo, non destina ancora abbastanza denaro in favore della digitalizzazione e dello sviluppo multimediale: rispetto al 2008, nel 2009 gli investimenti per l’Information Technology nel nostro Paese sono stati ridotti dell’8,1%, in confronto al -5,4% del resto del mondo. (Rapporto Assinform)

Queste gravi lacune, come il Sig. Michele Vianello descriveva, non permettono un adeguato utilizzo del sistema Web, rallentando in modo significativo lo sviluppo che esso potenzialmente ha in sé; se da una parte il numero di accessi alla rete cresce esponenzialmente, non è altrettanto esponenziale la capacità degli organi di gestione di adattarlo alle esigenze che essi hanno. Non è possibile, infatti, parlare di un’uniformità dell’offerta nel territorio: le zone urbane solitamente sono fornite da linee ADSL che raggiungono i 20 Mbps (meno della metà della velocità necessaria ad una corretta trasmissione di dati ad alta qualità), mentre zone periferiche o isolate raggiungono a mala pena i 640 Kbps (negli USA questa “velocità” è ormai obsoleta da diversi anni). Com’è possibile quindi garantire una perfetta interazione tra le parti se esse non sono tra di loro coerenti? Questo è il grave problema che i governi si devono trovare ad affrontare per far riemergere i loro Paesi e riportarli alla pari di chi, già da parecchi anni, investe nel Sistema Web e ne detiene praticamente il controllo.

Per far sì che ciò accada, tuttavia, è necessaria la partecipazione attiva della cittadinanza, non solo dei gestori; si parla in questo caso di “cittadinanza attiva” e Web 2.0 avanzato. Questo nuovo modo che gli utenti hanno di approcciarsi al Web, è stato il tema trattato dal Sig. Gigi Cogo, il quale ha descritto con incisività l’opportunità, che tutti i cittadini dovrebbero avere, di partecipare attivamente alla vita politico-amministrativa dello Stato. La cosiddetta “democrazia partecipata” potrebbe far evolvere il rapporto che il cittadino ha con le amministrazioni: creando uffici online, il cittadino avrebbe la possibilità di concludere pratiche e ottenere chiarimenti in una quantità di tempo decisamente minore rispetto a quello che abitualmente ci è necessario (ovvero lunghissime ed estenuanti attese agli sportelli pubblici). Inoltre, con questo nuovo “organo”, l’individuo-utente-cittadino potrebbe fornire segnalazioni all’ente pubblico, quali problemi o consigli, che in tal modo possono essere visualizzati da tutti, non solo dal diretto interessato, dando così spunto a più persone nel creare idee partecipate, interattive.

Oggi, tuttavia, un’applicazione in larga scala di ciò è impensabile; non ci sono le condizioni perché ciò accada: lo strumento Web non è ancora attivo in gran parte delle realtà amministrative e la libertà d’utilizzo è comunque limitata alla capacità del singolo di gestire correttamente gli strumenti multimediali; la formazione in questo campo, a livello scolastico, purtroppo non è ancora sufficiente.

Un futuro con un mondo “interattivo” è una prospettiva realizzabile, tuttavia serve uno sforzo simultaneo da parte di utenti e gestori per far sì che ciò accada. Bisogna credere nelle opportunità che il Web offre, ma bisogna in un certo senso “addomesticarlo” alle nostre esigenze, conoscendolo e creando contenuti utili, in modo da non esserne sopraffatti all’improvviso, ma plasmarlo secondo le nostre esigenze.

15/03/2010