mercoledì 17 marzo 2010

Sara Bortolato 268835

Penso che per me questo corso di disegno digitale sia molto utile.

Pur vivendo nel 2010, dove oramai la tecnologia è presente in ogni ambito, dove tante volte, per comunicare e per arrivare alla verità dei fatti l’unico modo possibile di conoscenza è You Tube(vedi Iran e Cina), e usando computer, internet e cellulare, leggo ancora la carta stampata e guardo ancora la tv per informarmi, per conoscere ciò che accade nel mondo, seppur in modo monodirezionale dove qualcuno prepara la notizia e io non posso ne modificarla, ne integrarla come giustamente afferma Gianluigi Cogo, relatore del nostro secondo incontro.

In questo corso invece, grazie al Professor Galluzzo, al quale, giustamente, queste cose non piacciono molto, mi sto avvicinando ad un sacco di nuove realtà che io fino ad oggi usavo ignorando però, la loro vera utilità per comunicare tra le persone, per scambiarsi idee, per discutere su vari argomenti. E anche per lavorare.

Penso si a molto utile in un corso come il nostro comunicare tramite Facebook per scambiarci novità e informazioni.

Il primo incontro con Michele Vianello, vicesindaco di Venezia e diventato poi direttore del parco scientifico e tecnologico di Venezia, il VEGA, si è svolto il giorno 3 marzo. Il secondo incontro, come già precedentemente detto, è stato tenuto il 10 marzo da Gianluigi Cogo.

Questi due primi incontri sono stati interessanti e molto utili per iniziare il nostro corso di disegno digitale.

Michele Vianello ha affrontato tre tematiche principalmente. Il primo tema è stato se Venezia è una città vecchia o giovane, se e come è possibile innovarla. Il secondo tema da lui affrontato è web 2.0, non una tecnologia nuova ma un approccio diverso alla rete, una rete fatta non di dialoghi monodirezionali ma di scambio diretto tra persone. L’ultimo tema è quello della cittadinanza, di come un cittadino può sentirsi tale solo se ha la possibilità diretta di accedere alla rete web.

Io vorrei soffermarmi su due aspetti da lui trattati. Il primo è l’innovazione e il secondo aspetto, che mi ha molto colpito, è stato il coworking.

Sento parlare spesso di innovazione e di innovatori. Penso che però non bastino solo questi elementi per innovare e per cambiare il nostro Paese. Innovazione non è solo tecnologia, per me, innovazione è una filosofia complessa che si realizza cambiando i processi organizzativi.

Purtroppo però, le organizzazioni, come le aziende, le famiglie, le società civili, tendono a non innovare, anzi, a conservarsi.

L’innovazione, infatti, si contrappone sempre più spesso alla conservazione.

Per innovare sia Venezia che tutto il resto del Paese, credo bisogni cambiare mentalità. Bisogna aprirsi alle nuove realtà, provare e sperimentare cose nuove.

Altro passaggio di Vianello che mi ha colpito è stato l’esempio straordinario che ha portato di coworking, che serve per favorire la contaminazione e per mettere assieme persone anche magari fisicamente lontane, che in questo modo possono lavorare assieme.

Per favorire l’incontro di queste persone sono necessari strumenti di connettività. È finita l’epoca dello spazio, la quantità e il numero di persone non contano. La connettività per il lavoro di gruppo è fondamentale; il lavoro oggi non va inteso in senso verticale ma in senso orizzontale.

È molto interessante l’esempio di un suo ragazzo che ha sviluppato un software dove la persona che progetta la casa è in contatto diretto con chi produrrà i mattoni per costruirla. Si entra così nell’epoca dei processi di collaborazione, come afferma lui.

Credo che questo modo di lavorare sarà sempre più diffuso e per noi giovani, che ci immetteremo nel mondo del lavoro tra un paio di anni, sarà una delle modalità lavorative diffusissima. E’ molto comoda, se tipo noi stiamo svolgendo un progetto collaborando con altre persone, il coworking annulla le distanze, rendendo lo scambio di lavoro molto veloce.

La seconda conferenza tenuta da Gianluigi Cogo ha trattato i temi di democrazia partecipata, gli strumenti che favoriscono la partecipazione dei cittadini e la partecipazione degli stessi con la pubblica amministrazione.

Una aspetto che ha citato è quello che in Inghilterra il voto è sintomo di partecipazione. Il fatto di essere votati vuol dire che i cittadini devono continuare a governare e controllare le strategie e il lavoro dei propri eletti.

Se gli eletti sbagliano qualcosa, grazie al controlla continuo sono “mondati a casa”. In Inghilterra funzionano solo le cose fatte assieme.

In Inghilterra il cittadino è un cittadino digitale che esprime pareri, espressioni, giudizi e commenti con un’identità parallela. Noi invece la vediamo sotto il profilo dell’avere mo ciò non basta, secondo quanto afferma Cogo, infatti, il cittadino durante il mandato elettorale deve essere una spina nel fianco sia positiva che negativa che aiuta a governare.

I media sociali danno un grosso contributo per favorire la partecipazione e sono molto utili per la democrazia partecipata. Gianluigi Cogo ha citato molti esempi di democrazia diretta, principalmente Inglesi, dove vengono segnalate cose molto semplici ma servono affinché la Pubblica Amministrazione e chi governa non “chiuda gli occhi” riguardo i problemi che i cittadini segnalano; alcuni siti arrivano direttamente agli uffici e questi hanno l’obbligo de verificare e risolvere il problema.

Vorrei concludere con una affermazione citata da Gianluigi Coco di John Fitzgerald Kennedy: “non chiederti cosa fa lo stato per te, ma cosa fai tu per lo Stato”. Bisogna che tutti noi sia per innovare il nostro Paese sia per creare una democrazia partecipata, ci diamo fare, senza subire nulla dall’alto ma decidendo noi come informarci, creando strumenti semplici ed efficaci per comunicare sia con gli altri cittadini che con la Pubblica Amministrazione.