venerdì 19 marzo 2010

Serena Fin 269012

Durante il primo incontro con Michele Vianello, sono stati esposti da subito i tre principali temi di cui si è parlato: Venezia, Web 2.0 e come ultimo punto, ma non per questo meno interessante, della cittadinanza in rete. La prima domanda che ci viene posta è quella riguardante Venezia: è possibile innovare Venezia? La risposta è positiva, e ci viene di conseguanza spiegata come l' innovazione in una città sia data, non tanto dallo spazio che vi si può creare, ma dalla capacità di connettersi in tale luogo. Risulta così chiaro di come componenti quali spazio, quantità o numero di persone non siano realmente il punto forte di una città se questa non ha connettività. La situazione generale delle cose cambia: si passa da una visione verticale ad una cosidetta orizzontale: ancora una volta SI PUNTA ALLA COLLABORAZIONE. Ed è proprio questo che è reso possibile dal web2.0, secondo punto del dibattito. Sono quindi quelle città dotate di rete a banda larga e wi-fi che fanno la differenza: hanno infatti a loro vantaggio un enorme strumento di progresso ed è proprio qui che nasceranno imprese, creativi e giovani di successo. Si basa dunque su queso la cittadinanza in rete: sulla capacità di accedervi.
Particolare attenzione viena posta sul Web 2.0, nonchè l' approccio alla rete, basato su dialogo e scambi di informazioni continui. Lo sviluppo di questo dialogo è dato soprattutto da quelle piattaforme, come ad esempio Twitter oppure Facebook , che permettono di parlare e discutere, talvolta anche tra sconosciuti. Vianello ci fa notare alcune di queste piattaforme che noi tutti conosciamo: Youtube, che rompe qualsiasi equilibrio dei media tradizionali, flickr, dimostrazione del costo ridottissimo dello storage...wikipedia, esempio massimo di collaborazione. etc. A mio parere, l' espressione "i contenuti vengono genarati dagli utenti", usata da Vianello,ci fa capire come noi tutti siamo un pezzo del puzzle, o per meglio dire, un filo della rete.
Il tema affrontato durante il secondo incontro con Gianluigi Cogo, è quello della democrazia digitale o elettronica. La discussione inizia per l' appunto con la spiegazione del termine edemocracy,tenendo in considerazione sia la versione fornita da wikipedia in lingua italiana, che quella presente su wikipedia in lingua inglese. Nella versione in italiano ci viene fatto notare un errore: il termine "democrazia elettronica" viene infatti confuso con "voto elettronico". Un aspetto che lascia riflettere è anche il diverso approccio che le culture hanno con la democrazia elettronica: il comportamento anglo-sassone è differente dal nostro. Noi tendiamo per lo più a volere qualcosa di cui abbiamo bisogno ed a pretendere dei servizi; diversamente da noi, gli anglo sassoni, durante tutto il ciclo di mandato, aiutanto i politici. Per loro l' aspetto fondamentale è il DARE: si rendono veramente conto del fatto che se probabilamente si trovano su questo palinsesto digitale, hanno probabilmente anche dei doveri. Loro considerano si le loro esigenze, ma anche cosa possono offrire in cambio.
Molto imporanti in questo campo sono anche i media sociali, ovvero quegli strumenti altamente abilitati, di cui noi tutti ci avvaliamo, che favoriscono la partecipazione delle persone, diventando così utili anche all' esercizio della democrazia diretta. Analizzando questo primo punto, affrontato da Cogo, notiamo di come noi tutti dovremo ricordarci del gesto del dare e non solamente di quello del pretendere. Sarebbe bene ogni tanto ricordarsi che lo Stato non è una cosa esterna a noi, ma siamo noi stessi a farne parte e spetta soltanto a noi migliorarlo...e, perchè no, anche attraverso i media sociali.
Parte interessante del discorso è quella, piu in generale, sul Web e ci viene apertamente consigliato di non dar mai nulla per scontato: il Web e tutto il suo contorno di media sociali infatti, non è sempre stato cosi come oggi lo vediamo noi nuove generazioni ma, ovviamente, un tempo la faccenda era diversa. All' inizio internet era un social media esattamente come gli altri, paragonabile ad esempio alla televisione o alla radio, o a tutti quei media cosidetti monodirezionali, per diventare dopo anni e anni il media sociale per eccellenza quale è. Il cambiamento è stato permesso fondamentalmente da tre aspetti. Per prima cose le infrastrutture hanno creato e dato la disposizione di connettività: hanno fatto si che le "autostrade telematiche " fossero disponibili a tutti. Come secondo aspetto vediamo la tecnologia, che ha permesso l' uso degli strumenti facendoli diventare piu "usabili" e alla portata di chiunque: Cogo si spiega da solo dicendo "se una cosa è difficile da usare non avrà mai successo". Infine, oltre all' importanza data alla semplicità, viene considerata fondamentale anche la collettività, nonchè la capacità di arrivare ad un aproduzione collettiva dell' economia della conoscenza. Punto spiegato molto bene è stato anche quello della differenza tra Web1 e Web 2: semplicemente spiegando che, con web 1 si poteva cercare qualcosa, mentre che con web2 si cerca invece qualcuno. La collettività DEVE essere cercata per creare così quei benefici collettivi che di consegnuenza diventano anche individuali. La partecipazione deve però essere spontanea come abbiamo visto in alcuni esempi, quali fix my street, spot.crime,rate my cop oppure rate m teacher nei quali sono dei siti al servizio dei cittadini costriuti dai cittadini stessi.
Il migliore contesto per favore il circolare e lo scambio di queste idee è senz' altro il barcamp, ovvero una "non conferenza" tematica o generalizzata, dove, ancora una volta, tutti insieme si discute di un argomento proposto prima.