venerdì 19 marzo 2010

Anna Ceccolin 269276

Prima esercitazione

La conferenza di mercoledì 3 marzo 2010, tenuta da Michele Vianello, è iniziata con una domanda interessante: Venezia è una città dove può trovare posto
l’innovazione? La risposta di Vianello, è sì. Ed è ovviamente così se si considera che oggi il concetto di sviluppo non è più legato al concetto di spazio fisico, materiale (secondo il quale a Venezia non ci sarebbe possibilità di innovazione) ma lo sviluppo è legato alla possibilità di scambiare idee, di trasmettere conoscenza. Lo spazio di cui si parla oggi è immateriale, è quello occupato dai bit.
La possibilità di dialogare, confrontarsi, di interagire con altre persone sono le caratteristiche principali del web 2.0. Evoluzione del vecchio web 1.0 (caratterizzato dalla passività dell’utente e dall’unidirezionalità), il web 2.0 consente un nuovo approccio alla rete, grazie a tutta una serie di piattaforme che ormai tutti conoscono, come Facebook, Twitter, e a You tube, Flickr, Wikipedia. La filosofia del web 2.0 è la filosofia della collaborazione, della bidirezionalità. I contenuti sono generati dagli utenti, si possono scambiare, in un contesto di interattività assoluta.
Cambiando il concetto di spazio, cambia anche il concetto di “abitare” lo spazio e quindi il significato di cittadinanza, che si arrichisce di un nuovo valore, legato alla possibilità di usufruire della rete.

La conferenza del 10 marzo 2010, tenuta da Gianluigi Cogo è in perfetta continuità con la precedente conferenza, di cui approfondisce diversi aspetti, occupandosi in particolar modo della democrazia digitale, la e-Democracy. Essa, facilitata da tutta una serie di strumenti che prima non esistevano, ha rivoluzionato i rapporti fra chi governa e i cittadini.
La democrazia digitale è fatta di una costante partecipazione diretta dei cittadini, resa possibile dal web 2.0. Ma il web si è evoluto, in particolare, grazie a tre fattori importanti: 1.l’infrastruttura, ovvero la disponibilità di avere sempre una connessione; 2. la tecnologia, che ha messo a disposizione tutta una serie di strumenti semplici, fruibili, come palmari, i phone, portatili; 3. la cultura digitale, animata da un desiderio presente fin dall’antichità, che è quello di voler condividere conoscenza, idee, senza il quale tutto il resto non avrebbe senso.
Il web 1.0 era unidirezionale, non favoriva la partecipazione, non dava agli utenti la possibilità di interagire; mentre nell’era del 2.0 la collaborazione di tutti gli utenti permette di produrre conoscenza. Le idee nascono dall’insieme delle persone, dalla loro interazione.
Questo nuovo approccio alla rete ha cambiato i rapporti tra politici, membri del governo e cittadini in diversi paesi, in particolare negli Stati Uniti e in Inghilterra, dove i cittadini grazie a strumenti come “Fix My Street”, “My Byke Lane”, “Rate My Cop” segnalano direttamente problemi, guasti, infrazioni.
In Italia, dove si è ancora molto legati all’uso dei media tradizionali (televisione, radio, giornali), purtroppo la pubblica amministrazione e il mondo politico in generale sono ancora piuttosto arretrati. Ci sono, tuttavia, segnali che anche qui in Italia qualcosa si sta muovendo. E ancora una volta, l’iniziativa parte dal basso, dai comuni cittadini che decidono di prendere l’iniziativa, di partecipare attivamente, di dare il loro contributo per migliorare il benessere dell’intera comunità, facendo proprio il motto del presidente J.F. Kennedy “Non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi, ma chiedetevi cosa potete fare voi per il vostro Paese”; mi riferisco, in particolare ai “40 per Venezia”, “Mobilità Palermo”che sono importanti esempi di democrazia dal basso attuata attraverso l’utilizzo della rete. E con le enormi potenzialità che offre il web 2.0, si possono davvero ottenere risultati straordinari. L’importante è partecipare! E’ un diritto e un dovere dei cittadini digitali.