Esercitazione 1
Il corso di disegno digitale, guidato dal professore Maurizio Galluzzo, oltre ad avere lo scopo di educarci nell’uso di programmi di disegno assistito affronta anche un altro tema, in particolare mira a fare chiarezza a noi studenti del nuovo mondo digitale che ci sta venendo incontro sempre più velocemente, ed a sfruttare a pieno le risorse di questo grandissimo sistema chiamato web. Per questo motivo il corso universitario si è appoggiato a piattaforme di dialogo contenute nel web, in particolare di Facebook, con la possibilità di condividere appunti, riflessioni, video e quant’altro, rendendo il corso in questione sempre aggiornato e stimolante.
Mercoledì 3 Marzo il sg. Michele Vianello, direttore del parco scientifico tecnologico di Venezia (VEGA), ha tenuto una conferenza per noi studenti affrontando in particolar modo tre temi fondamentali: il primo riguardava la città di Venezia, mettendo un punto interrogativo sul fatto di poter innovare o meno la città stessa; il secondo punto era incentrato sul significato e le funzionalità del Web 2.0; infine si è discusso riguardo la cittadinanza, e in che modo una persona del XXI° secolo possa sentirsi cittadino a tutti gli effetti. In questo caso il relatore intende parlare di un’innovazione tecnologica, di uno sviluppo che non coincide con il pensiero di cambiamento di un determinato spazio fisico, bensì in una sostituzione dello spazio materiale nel concetto di “spazio” in bit. Oggigiorno per creare un’impresa non è più necessario un ufficio, generalmente parlando, di uno stabile, ma è sufficiente disporre di una rete: tramite essa chiunque può dialogare e scambiare informazioni da qualsiasi parte del mondo, disintegrando la necessita di uno spazio fisico di riunione. Il direttore di VEGA ha dunque aggiunto che Venezia deve puntare ad essere una di quelle che vengono denominate smart cities, ossia città che usufruiscono di sistemi di rete ad alta tecnologia, usando la banda larga come principale mezzo di collaborazione e scambio di idee, con lo scopo di ottimizzare molti servizi quali i trasporti, le imprese, e la sanità. Anche il nostro futuro lavoro dell’architetto non sarà più basato sulla necessità del solo spazio fisico ma sulla possibilità di dialogo e di confronto di progetti con altre persone tramite queste risorse tecnologiche. Lo sviluppo della tecnologia web può quindi essere fortemente legata all’economia. Il secondo tema riguardava Web 2.0: il quale, diversamente da come molti pensano, non è una tecnologia, bensì un’ approccio alla rete. Precedentemente a Web 2.0 vi era un web statico (Web 1.0), chiamato anche “web passivo”, poiché chi apriva una pagina web di questo tipo non poteva far altro che osservare le informazioni, immagini, video che l’amministratore pubblicava; dopodiché si passo ad un web dove l’utente poteva intervenire, per esempio come accade con e-bay (Web 1.5); Web 2.0 consente invece agli utenti di interagire tra loro. In questo tipologia di web gli utenti diventano parte integrante del web, dove possono direttamente dialogare tra loro, domandare e ricevere informazioni, pubblicare video, foto e documenti, i quali hanno la possibilità di essere discussi, commentati e condivisi da chiunque. Ciò è stato possibile grazie ai prezzi relativamente bassi per gli strumenti di connettività e alla realizzazione di piattaforme di dialogo. Questo sistema è dunque alimentato e tenuto aggiornato dagli utenti stessi tramite il concetto di “gratis & economia del dono”: l’esempio più eclatante di questo concetto è Wikipedia, dove è l’utente stesso che gratuitamente mette a disposizione di tutti la propria conoscenza. Ciò che particolarmente mi ha fatto riflettere è il fatto che anche l’economia si sta adattando al mondo multimediale, poiché grazie alla teoria dell’economia “long teil”, e cioè di vendere tantissimo e a basso prezzo ma che sommato ogni piccolo guadagno uno ad uno si ricava un’ingente somma: il mercato come noi lo conosciamo oggi è destinato a morire. Un paragone che il signor Vianello ha riportato è stato quello di associare gli utenti del web ad una comunità di formiche, le quali da sole non produrrebbero nulla, ma che grazie alla collettività sono in grado di realizzare grandi cose. Il terzo ed ultimo tema affrontato dal direttore di VEGA riguarda la cittadinanza, cioè l’opportunità che ogni cittadino deve avere di connessione ad una banda larga. Questo perché la pubblica amministrazione sta avendo un momento di cambiamento, poiché tramite il web i cittadini possono accedere ad una sorta di sportello pubblico, così facendo è possibile migliorare l’efficienza dei servizi cittadini e mettere al centro le esigenze del cittadino stesso. Il comune, in questo caso quello di Venezia, deve però garantire strumenti di connettività, lo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo e il mesh up, e la capacità di archiviazione dati. Un esempio di questo meccanismo è Iris.beta, la quale è una piattaforma di dialogo cittadino in cui è obbligatoria la risposta, semplificando, è uno sportello pubblico per lamentele ed esigenze dei cittadini di Venezia e Mestre.
Mercoledì 10 Marzo è avvenuta una seconda conferenza, questa volta con Gianluigi Cogo, dove si sono trattati ed approfonditi i temi della giornata passata con il presidente di VEGA. Uno di essi era la bidirezionalità del Web 2.0, la quale è stata possibile grazie a tre elementi: alle infrastrutture ,e cioè alla disponibilità sempre maggiore di strumenti e di accessi alla rete; alle tecnologie disponibili, caratterizzate da una ricerca ed un’evoluzione degli strumenti, i quali permettono una partecipazione sempre più semplice ed immediata e che possa coinvolgere sempre più persone; ed infine alla cultura digitale, cioè comprendere e desiderare il continuo sviluppo di queste tecnologie ed avere una continua voglia di condivisione della propria conoscenza al fine di una crescita collettiva della società. Il secondo tema affrontato dal relatore era associato all’economia della conoscenza, infatti non vi è più una partizione di informazioni “dall’alto verso il basso”, bensì le informazioni vengono fornite dagli utenti stessi, le quali vengono definite user generated content; chiunque è in grado di contribuire al benessere della società web e diffondere le proprie informazioni e conoscenze. Un altro argomento affrontato da Cogo è il rapporto tra chi governa e il cittadino, poiché anch’essa sta evolvendo a causa del web. Il cittadino digitale è una nuova realtà. Ognuno di noi possiede una seconda identità parallela nella rete e generata da interventi, commenti e pubblicazioni che ciascuno di noi contribuisce a mettere in rete. Questa figura non viene però vista come una persona statica e passiva, la quale si limita a ricevere, ma gli vengono attribuiti dei doveri: è dunque necessario che questa figura sia dinamica. La democrazia elettronica è di un’utilità sorprendente, poiché il cittadino stesso, non solo ha la possibilità di votare tramite Web, ma è in grado di tenere sotto osservazione coloro che egli ha votato durante il loro mandato: restando sempre aggiornato su ciò che svolge il proprio eletto. A Venezia è stata creata un’ associazione con il fine ultimo di creare una community che affronti problematiche riguardanti la vita politica della propria città: il cittadino diventa dunque il perno attorno al quale ruota la pubblica amministrazione. “40 per Venezia” ne è un’ esempio, anche se ancora poco efficiente, ma è comunque un sistema di democrazia che parte da cittadini, dal “basso”. In altri paesi esteri, quali gli USA, sono già ben più presenti progetti simili a “40 per Venezia” ed a Iris.beta: alcuni esempi porati da Cogo sono Fix my Street e My By Train. Infine si è trattato l’argomento BarCamp, e cioè una no-conference dove vengono prefissati dei temi di discussione e persone diverse possono discutere riguardo il medesimo argomento, diventando tutti protagonisti di una discussione.
Sono convinto che gran parte della community del web sia all’oscuro di queste colossali capacità di sviluppo sociale che lo stesso web ci offre. Solitamente navigare in internet lo si fa per svago, quando non si sa cosa fare, per perdere tempo, invece è una grande opportunità che la società di adesso ci offre: e perché non dovremmo sfruttarla a pieno?