Iuav – Università di Venezia
Corso di Laurea in Architettura
A.A. 2009/10
Prof. Maurizio Galluzzo
Informatica e disegno digitale – Prima Esercitazione obbligatoria
La pagina web doveva avere una struttura contenente due frame linkati tra loro, una roba che a suo tempo sembrava difficilissima, non capivo mai la gerarchia tra i due, e per scrivere mezza pagina di html mezzo rosicchiato impiegai quasi sei ore.
Non era tanti anni fa. L' esame di Informatica lo diedi nel giugno 2002. Eppure mi sembra così lontano.
(Parentesi: lasciamo perdere le vicissitudini che mi hanno portato a lasciare e a riprendere gli studi allo IUAV, vi basti sapere - per inquadramento storico critico- che ho circa una dozzina d' anni in più rispetto ad uno studente del primo anno)
Internet, il web, la rete, chiamatela come volete, l'ho visto evolversi. Nascere no. Non sono proprio così vecchio. Però posso fregiarmi del fatto che il primo account di posta elettronica l'ho creato attraverso una connessione 56K, che al Liceo ho creato -assieme ai miei compagni - un ipertesto per il progetto Comenius , che ho utilizzato Arianna e Altavista come motori di ricerca. Che il primo ADSL sembrava impossibile a vedersi,- mi***ia se virgilio.it si carica in fretta! -, che la prima versione di Fotosciop scaricata completa di crack era la 6.0.1 in inglese ed in sole 32 ore di connessione, che dovevo ricordarmi di chiudere il modem dopo aver scaricato la posta che la banda costava lira di Dio, che ho creato dei siti web in html con smaliziati inserti di Javascript che visti ora farebbero inorridire Zeldman.
Ho subito e ho partecipato al web 1.0 in sostanza.
Ho provato a latere un web 1.5 con alcuni upload di foto su DeviantArt e con la creazione di un blog nato e morto quasi subito, sconsolato di avere meno visite di altri miei simili che parlavano di relazioni amorose, di problemi di accostamento colori, di consigli su locali giusti con l' atmosfera giusta con il personale figo...
Ho snobbato i vari MySpace, Badoo, yahoo gruppi, ed altri esperimenti di creazione pagine personali, di vetrine di capacità che non ho, relegando la rete, negli ultimi anni, a mezzo informativo bookmarkando i siti più interessanti, o a mezzo di svago, sfruttando la banda larga per giochi in flash.
Poi, a Dicembre scorso, estenuato dalle continue e-mail di vecchi compagni di scuola, e complice una settimana prenatalizia di lavoro inesistente, mi sono convito a creare un account facebook.
Carino.
Simpatico.
Ma dopo aver richiesto l' amicizia a quelle quindici persone che non vedo da dieci anni, dopo aver chattato per due orette due e dopo aver caricato qualche foto, il gioco era finito.
Sino a un paio di settimane fa.
L' incontro con Michele Vianello è stato interessante, quello con Gianluigi Cogo ancora di più, mi hanno fatto rivalutare la passività con cui sfrutto la rete.
Nonostante l' uso costante di terminale e connessione nella mia vita - pensate solo al fatto che appena entro in ufficio devo accendere il PC su cui è installato lo Skype-phone, e che la prima applicazione che si avvia al login è Thunderbird - non l' avevo ancora concepita quest' ultima come uno strumento di democrazia partecipata, ne come latrice di messaggi destinati a più persone che posso anche non aver scelto io direttamente, che non ho messo nei campi A, Cc, Ccn.
Probabilmente, nonostante la mia quasi appartenenza al gruppo dei "Nativi Digitali", e la costante presenza della rete in ogni mio giorno, non ho la sensibilità per intuire i meccanismi descritti da Vianello o da Cogo, per capire che la banda larga - e tutto ciò che la completa e che essa sottende- può essere la scassinatrice del modello di società che subiamo in questo momento storico, che può renderci non elementi di una macchina che qualcuno aziona, ma massa critica che può chiedere ed ottenere. Probabilmente sono ancora troppo legato ad un sistema 1.0 di passiva fruizione della rete.
Che sia la realizzazione dei versi Gaberiani "la libertà è compartecipazione"?
Dall' incontro con Vianello, ho aperto un account Twitter, ho installato l' app Facebook su iPhone, mi sono attivato e ho cominciato a postare anche cose relativamente interessanti, tanto da ritrovarmi a descrivere i disservizi delle FS in tempo reale, alle sette del mattino, senza chiedermi "ma tanto, a chi ti vol che ghe interessa?"
Interessa a me. Che ho un nome ed un cognome, un identità, dei diritti e dei doveri, una sensibilità ed una coscienza sociale.
E ci sarà sicuramente qualcuno che si trova nella mia stessa situazione. E' quasi sconvolgente vedersi posto al centro di questo microcosmo allargato. Ed è bello sentirsi attivo. Ed è giusto sentirsi cittadino.
Io spero sinceramente che le futuristiche - ma non troppo, pensandoci bene in alcuni casi geograficamente lontani da questa repubblica delle banane in cui viviamo sono già realtà - visioni dei relatori si attuino, che veramente possa esserci un giorno una e-democracy che ci permetta di riportare all' ordine persone che si definiscono politici ma che fanno solo gli interessi propri e non quelli della Polis, che si instauri veramente un regime di collaborazione tra menti non più offuscate da un desiderio di innalzamento personale sulla massa di inetti, che la rete possa essere disponibile sempre e ovunque e che apporti i miglioramenti previsti ( uno su tutti: l' esempio del coccolone a NY di Vianello e dell' impossibilità di reperire una sua scheda medica in tempi brevi).
Io ci spero, e quasi quasi ci credo.
Io aspetto.
Ma non fermo in un angolo.
Come diceva Cogo - Gandhi io ho cominciato a marciare...
Nota conclusiva: se magari non ho capito -passatemi il francesismo- un ca**o su come doveva essere svolta l' esercitazione, e bastava una mera ricapitolazione delle tematiche fondamentali delle discussioni, ( Vianello ed i tre punti: l' innovazione possibile di Venezia come Smart City, il web 2.0, il "Clue Train manifesto" e l' economia "Long Tail", Cogo e l' e-democracy e la rivoluzione possible del .gov grazie all' utilizzo consapevole del web 2.0) posso anche farlo, ma ditemelo prima dello scadere di mezzanotte del 19. Non posso permettermi di perdere esami. Grazie
Giovanni Bergamo
a.k.a
Giobbe Lapazienzadi