ESERCITAZIONE 1 19 marzo 2010
Modulo Coordinato di Rappresentazione 2, Corso di Informatica e Disegno Digitale
Prof. Arch. Maurizio Galluzzo
A.A. 2009/2010
IUAV - Istituto Universitario Architettura Venezia
Ammetto che la mia conoscenza riguardo ai social network si limitasse a Facebook. Twitter, Linkedin, Flicker? Tutte parole di cui non conoscevo l’esistenza... E non ero nemmeno al corrente dei “pericoli” che si possono incontrare in rete. Come i troll, ovvero persone che sotto falso nome innescano discussioni creando caos e confusione. Credo sia importante sapere come muoversi nel web per poter sfruttare al meglio le risorse che questo può offrirci. E ritengo che nel nostro Paese non ci sia un’adeguata rete di informazione in quest’ambito.
È un mondo tecnologico, quello in cui viviamo. Ma quanto conosciamo questa tecnologia che ci accompagna tutti i giorni? Lo scopo del ciclo d’incontri “Scenari digitali” è proprio questo: metter luce sulle nuove tecnologie digitali e sui social media.
Michele Vianello, direttore generale di VEGA (Parco Scientifico Tecnologico di Venezia), è stato il relatore della prima conferenza intitolata “Ve 2.0 - Cittadini e libertà d’accesso alla rete”. Nella parte finale ha affrontato anche il tema della pubblica amministrazione, ampliamente approfondito da Gianluigi Cogo nel corso del secondo incontro. Entrambi gli ospiti hanno esposto in maniera chiara analizzando l’argomento per sottogruppi e sono ricorsi all’ausilio di slides per rendere più immediata la comprensione.
Venezia si può innovare? Con tale domanda si è aperta la prima conferenza. La principale idea da sfatare è quella di Venezia come città vecchia e quindi chiusa ad un progresso. Se è vero che in passato il capoluogo veneto ha dovuto affrontare il non secondario problema della mancanza di spazio, ora, con la nascita dell’economia dei bit, ha la possibilità di riscattarsi. Infatti nella nuova economia ciò che fa la differenza sono i bit, ovvero le quantità di informazioni che la rete e il web sono in grado di trasmettere: in altre parole non servirà più lo spazio fisico e materiale, bensì la capacità di connettersi e di poter collaborare insieme. Vianello ha sottolineato come per fare ciò sia quindi necessaria una rete a banda larga e la diffusione del WiFi, che coinvolgano tutti i cittadini.
Web 2.0 è un approccio alla rete che garantisce scambi, dialoghi, interattività tra le persone. Ciò è possibile grazie allo sviluppo di strumenti di connettività, alla diffusione di piattaforme che consentano il dialogo e alla possibilità di conservare un’enorme quantità di dati a basso costo. Gli strumenti sono molteplici, dai più diffusi (Facebook, Youtube, Google, Wikipedia, E-bay) ai più specifici (Linkedin, Flicker). Questo nuovo criterio di approccio alla rete rivoluziona le regole del mercato: cambiano i rapporti tra gli utenti e le aziende, vi è un annullamento dello spazio che comporta una diminuzione clamorosa dei costi, è possibile accedere gratuitamente a un’enorme quantità di notizie e informazioni (si tratta di concetti contenuti all’interno delle opere The Cluetrain Manifesto di Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls and David Weinberger, Gratis e The long tail di Chris Anderson).
È evidente che siamo di fronte ad un radicale cambio culturale, da cui emerge il valore dell’informazione condivisa con gli altri. Come può agire e re-agire la pubblica amministrazione? Se volgiamo lo sguardo verso gli USA, notiamo come il Presidente americano Barack Obama periodicamente si sottoponga senza timore alle domande più quotate dalla community degli elettori; se invece rimaniamo in Italia, notiamo come i politici italiani vedano ancora la rete con grande scetticismo.
“Le formiche hanno i megafoni”: con questa metafora Vianello riassume ciò che succede nella rete: la rete è, infatti, il megafono dato alle formiche, ovvero ad ognuno di noi. In rete siamo liberi di dire/fare/commentare ciò che vogliamo, nei limiti delle regole che in essa sussistono. Emerge perciò un nuovo concetto-chiave: cittadinanza digitale.
La “Chiacchierata sulla democrazia partecipata” tenuta da Gianluigi Cogo ha ripreso alcuni concetti del primo incontro. In particolar modo, Cogo ha sottolineato come i rapporti tra chi governa e il popolo stiano cambiando in maniera epocale (non dappertutto, s’intende, per ovvie ragioni culturali).
Grazie ad una serie di infrastrutture digitali, è nato il concetto di democrazia digitale (sinonimo di eDemocracy che sta per Electronic Democracy), che è una sorta di democrazia diretta. Per riprendere il concetto menzionato poco sopra, oggi non è più possibile parlare “semplicemente” di cittadino: bisogna infatti prendere in considerazione l’identità parallela di ogni cittadino che si muove nel web (tener conto che il cittadino è anche digitale).
A tal proposito, Cogo ha spiegato come un italiano e un anglosassone abbiano un differente approccio culturale verso questo “nuovo mondo”. In Italia si ha la sensazione che lo status di cittadino digitale sia fondamentalmente una rivendicazione di diritti che segue la logica dell’avere; gli anglosassoni, invece, hanno una visione diversa secondo la quale lo status di cittadino digitale è anche un insieme di doveri. Si innesca così una logica del dare e del ricevere, a cui si ricollegano le parole di Kennedy che Cogo ha voluto citare: “Non chiederti che cosa fa lo Stato per te, ma chiediti cosa fai tu per lo Stato”, per sottolineare il fatto che noi siamo lo Stato e che dobbiamo assumerci l’impegno di una governance partecipata.
Esattamente come Vianello, Cogo spiega l’evoluzione del web: dal web1 in cui il cittadino è passivo al web2 dove il cittadino attivo comunica e dialoga. Attraverso le relazioni che si esercitano nei social network si produce conoscenza: se quindi nel web1 si andava alla ricerca di qualcosa, nel web2 ci si muove alla ricerca di qualcuno col quale lavorare e arricchirsi.
Cogo ha così mostrato vari esempi di democrazia diretta, quali per esempio i 40xvenezia e, globalmente parlando, Fix my street, Rate my cop, Rate my teachers e così via..
Confrontando l’Italia con numerosi altri Stati (europei e non), si comprende come il nostro sia un Paese ancora arenato nel proprio conservatorismo. E il confronto fa sempre riflettere. Che l’Italia sia un Paese vecchio, è risaputo. Forse ha timore di guardare verso il futuro (basti pensare che dovrebbe investire tantissimo nella ricerca e invece taglia i fondi). C’è poca traccia sul web della nostra Pubblica Amministrazione. Ma se i cittadini navigano nei social network, perché l’amministrazione ne rimane estranea? Forse teme un confronto col popolo stesso? Probabile. Ma credo che oggi come oggi solo nel web e attraverso il web si possa “praticare” una democrazia diretta in cui il cittadino possa riscattarsi e dire la sua.
Nella nostra penisola si avverte un grande distacco tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini, distacco che risulta assente negli altri Paesi. Le persone al potere non sono persone esattamente come noi? O è proprio vero che “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”?
Rivolgendo lo sguardo oltreoceano, il governo americano ha un blog sempre aggiornato attraverso il quale i cittadini possono scrivere e, come già accennato, il Presidente americano si sottopone periodicamente alle domande più votate dalla community degli elettori. Al contrario, fa quanto meno riflettere che il nostro Presidente del Consiglio non abbia mai risposto alle domande del quotidiano Repubblica..
Sempre Obama lancia la sfida di “Internet superveloce per tutti” nel giro di dieci anni (notizia pubblicata su Repubblica, 14 marzo 2010): “La banda larga – scrive il giornalista Angelo Aquaro – porterà innovazione e posti di lavoro, la banda larga farà viaggiare le informazioni scolastiche e sanitarie”. L’intento è quello di mettere ordine nel sistema delle telecomunicazioni. Le parole chiave sono rapidità (un superbox universale che collega la televisione a Internet per scegliere il programma che si vuole) e sicurezza (possibilità di contattare polizia, vigili del fuoco e altri centri di pronto intervento via web). Obama ha capito che solo in questo modo può essere garantita la competitività della nazione.
Il grande vantaggio di Internet è quello di poter accedere a un’enorme quantità di informazioni in un lasso di tempo minimo. Siamo noi stessi che andiamo alla ricerca delle notizie che maggiormente ci interessano, approfondendo ciò che viene trattato in maniera superficiale dai media tradizionali. Internet stravolge anche la televisione nella serata elettorale francese visto che i risultati sono comparsi prima su Twitter..
Sono convinta che per navigare nel web bisogni sempre usare il cervello In tutte queste relazioni, conversazioni e scambi virtuali spero solo che non si dimentichi il gusto di una chiacchierata faccia a faccia.