mercoledì 10 marzo 2010

Paolo Richelli 269132

Ho seguito con curiosità gli interventi proposti durante le lezioni di informatica, essendo quello di internet un argomento che mi tocca da vicino.
Questo perchè su internet ci navigo parecchio, ho un blog dai tempi dell' 1.0 e molti dei miei più cari amici li ho conosciuti su internet.

L'intervento che mi ha interessato maggiormente è stato quello di Gianluigi Cogo. Trovo davvero interessante il fatto di poter gestire la pubblica amministrazione tramite il web, una possibilità che certamente rappresenta il futuro della nostra società.
L'italia purtroppo risulta ancora molto arretrata per quanto riguarda il web, basti pensare che l'80% della popolazione usa come unico mezzo di informazione la televisione, quando con internet a disposizione potrebbe informarsi in maniera più completa ed avere un opinione più critica.
Ma la gente è molto scettica riguardo al web, a causa anche degli altri mass media (televisione in primis) che lo mettono in cattiva luce (perchè l'ascesa del web significherebbe il loro decadimento).
Gestire la pubblica amministrazione via web consentirebbe di eliminare le code agli sportelli, consentendo un enorme risparmio di tempo e di energie (si ridurrebbe anche l'inquinamento, perchè la gente non dovrebbe più prendere la macchina per recarsi agli sportelli...), ma la gente non si fida.
Ricordo che anche anni fa, agli inizi della diffusione del web, la gente diceva che non ci si poteva fidare, che ti potevi fingere chiunque, potevi fare incontri pericolosi. Ma tutto questo non è successo!
Anzi, addirittura, forse, sul web si è più tutelati e sicuri che nella vita reale.
Cioè, parliamoci chiaro, io avrei più il timore di fare brutti incontri per strada che su facebook o compagnia bella (non che ce l'abbia, questo timore...).
Per quanto riguarda il discorso che il web necessita di regole, io non sono d'accordo. Secondo me la rete dovrebbe essere in grado di auto regolarsi, e , nel caso in cui non ci riuscisse, le eventuali regole dovrebbero essere riconosciute a livello globale, e quindi essere dettate dalla rete, e non dai singoli stati.