L’intervento di Michele Vianello tratta tre temi fondamentali:
-Venezia e le discussioni sulle possibilità di poterla innovare
-web 2.0
-il concetto di cittadinanza (con l’esistenza della rete)
VENEZIA. Innovazione è un termine che esprime un concetto molto ampio, ma che in questo caso indirizza la nostra attenzione verso la mentalità di eliminare l’associazione della parola “sviluppo” a quella di “spazio”: eliminare quindi l’abitudine di pensare che una qualsiasi cosa sia utile ed efficace se occupa uno spazio fisico, ma entrare nell’ordine delle idee che esiste un mondo parallelo dove l’atomo è sostituito dal bit. Oggi non sono più indispensabili gli spazi fisici per creare un’impresa, ci vogliono però conoscenza e capacità di trasmettere idee (i fondatori di Google possedevano un algoritmo che nessuno aveva e che gli ha permesso di diventare ciò che sono oggi). Da questo si può dedurre che Venezia (in assenza di spazio fisico) è la piattaforma ideale per l’innovazione, ispirandosi alle “smart cities”, ovvero quelle città che basano sulla banda larga la loro principale forma di collaborazione e interazione, al fine di ottimizzare servizi, trasporti, sanità, imprese, ecc.
WEB 2.0. Non è, come molti pensano, una tecnologia, ma è un approccio alla RETE. Con la rete si sono create opportunità incredibili di dialogo, interazione e scambio di informazioni, che rendono assolutamente trasversale la visione del mondo da parte di chiunque. A questo proposito nascono molte piattaforme di DIALOGO inteso in tutte le sue forme.
-facebook, centinaia di milioni di utenti, che dialogano da tutto il mondo
-twitter, da la possibilità di decidere le persone che possono interagire con l’utente
-linked in, comprende una cerchia di utenti più ristretta, ma è mirato alle necessità professionali (sia domanda che offerta)
-youtube, ha rotto l’equilibrio dell’informazione e l’egemonia dei media tradizionali, aprendo soprattutto dibattiti sulla gratuità dell’informazione, resa tale dall’illimitata disponibilità di notizie, che rende quasi impotente la figura, a volte autoritaria, del giornalista.
-flickr, permette di creare e condividere gallerie fotografiche, caricando e conservando dati in rete (storage)
WIKIPEDIA, ottimo esempio di uno spazio dedicato all’impegno e alla collaborazione di tutti, che si basa sul principio della divulgazione culturale. La cultura DEVE essere condivisa con tutti, appartiene ad ogni persona
-google, fondato per mettere in rete tutta la conoscenza del mondo, costruito su un processo di collaborazione perché più lo si usa, più acquista valore.
WEB 2.0 si basa quindi sul concetto che l’andamento della rete e delle informazioni che essa trasporta, debba essere gestita dalla community e non dalla figura dell’ “amministratore” di un determinato sito, blog ecc. : generazione dei contenuti da parte degli utenti.
La comunità ha in mano il potere di selezionare ciò che è più utile e, automaticamente, vengono esclusi i passaggi di informazioni non necessari, sbagliati, o comunque nati da persone come disturbatori, maniaci ecc., che si escludono automaticamente dalla rete.
Il concetto da tenere impresso è quello di una comunità di formiche che da sole non produrrebbero niente, ma che nella collettività possono fare delle cose incredibili, attraverso il PASSAPAROLA, la CONTAMINAZIONE di dati, informazioni e cultura generale, ma soprattutto attraverso quei nuovi punti di incontro che prima non esistevano e creano infinite occasioni di dialogo.
CITTADINANZA. Il cittadino di oggi è il cittadino tradizionale con l’aggiunta della rete, ma questo non è un piccolo dettaglio perché senza la rete, viene meno quella enorme possibilità di evoluzione e funzionalità sociale che è alle porte.
La rivoluzione è soprattutto quella di informatizzare e condividere in rete tutto il materiale e le funzioni della pubblica amministrazione, migliorando l’efficacia dei servizi e mettendo al centro dell’attenzione i problemi del cittadino.
Gianluigi Cogo.
Il cambiamento sociale che stiamo vivendo comprende una parte importante della nostra vita da cittadini, ovvero il rapporto con la Pubblica Amministrazione.
La Democrazia elettronica è facilitata soprattutto dal fatto che abbiamo a disposizione tutti gli strumenti necessari a rendere possibile partecipazione, con tutte le varie modalità di connessione e accesso alla rete.
Gli anglosassoni vivono questo fenomeno con un po’ più di attenzione e hanno quindi già a disposizione diverse modalità di DEMOCRAZIA PARTECIPATA. Ad esempio per loro è molto importante seguire commentare e consigliare l’operato di un politico anche dopo l’elezione, creando una forma di DEMOCRAZIA molto più ampia che non si ferma al solo voto della elezione.
Oggi quasi ognuno di noi ha un’identità parallela in rete, che si muove e si aggiorna molto velocemente: questo chiama in causa la presenza dello Stato e quindi delle sue funzioni della Pubblica Amministrazione, per innescare un meccanismo di collaborazione reciproca al fine di ottimizzare e velocizzare il servizio al cittadino.
Questo comporta il fatto che il cittadino non è tenuto a pretendere il servizio e basta, ma a collaborare: con questi tipi di rapporti nascono i doveri civici del cittadino, il concetto di DARE oltre che RICEVERE.
All’inizio il web era monodirezionale, ovvero consisteva in un passaggio univoco di informazioni che non permette la collaborazione e l’interazione fra le diverse parti. La trasformazione da questa situazione a quella odierna di MEDIA SOCIALI è avvenuta grazie a tre fattori:
-infrastrutture. Disponibilità sempre maggiore di strumenti e accessi alla rete, dovuti anche alla disponibilità delle varie città.
-tecnologia. Ricerca ed evoluzione degli strumenti che permettono una partecipazione sempre più semplice che possa coinvolgere il più ampio numero di persone.
-cultura. Comprendere e desiderare l’evoluzione, voglia di condividere la conoscenza, di interagire con persone e scambiare informazioni al fine di una elevatissima crescita collettiva.
Infatti, con il web 2.0, cambia la mentalità: non c’è più solo la ricerca verso qualcosa, ma verso qualcuno, in modo da stabilire un rapporto con delle persone, scambiando informazioni e cultura. A dimostrazione di questo è possibile constatare quanta collaborazione c’è tra le diverse aziende di uno stesso settore: sta morendo quella testardaggine di tenersi per se le informazioni, segno di stagnazione culturale.
40 per Venezia è un’associazione nata con lo scopo di creare una community che si preoccupi della vita politica della propria città: si discutono, ad esempio, gli stessi argomenti trattati dal Consiglio comunale, e di conseguenza gli organi interessati non possono ignorare le richieste e gli esiti di queste discussioni, perché il cittadino diventa il centro attorno al quale ruota tutta la pubblica amministrazione con i suoi servizi.
Ci sono altri esempi di come il cittadino possa DARE allo Stato, come ad esempio Fix my street: un cittadino segnala un problema presente per le strade (inteso come viabilità, trasporti o pulizia delle strade), e lo geolocalizza, in modo da rendere “obbligato” l’intervento di quell’organo pubblico responsabile di tali problemi. La cosa importante è che questo tipo di collaborazione è voluta dal cittadino e quindi nasce un rapporto di scambio tra esso e la Pubblica Amministrazione.
Rate my cop si basa sullo stesso principio solo che riguarda i problemi di criminalità.
Ci sono molti altri esempi che rappresentano comunque un rapporto tra il cittadino e lo Stato, strumenti di controllo e valutazione di corpi politici come addirittura di insegnanti scolastici.
Se la Pubblica amministrazione capisce di poter imparare dal cittadino e interagire con esso, avviene una crescita del benessere collettivo, scaturita dalla volontà di collaborazione .