Ciao!
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ESERCITAZIONE I
Forse non tutti sanno che Internet era accessibile agli utenti già nei primissimi anni '90, ma il suo utilizzo era decisamente ristretto in confronto a quello attuale.
Prima non si aveva una vera interazione col web, ci si connetteva alla Rete e si andavano a leggere le informazioni di cui ci si interessava, utilizzando motori di ricerca quali Altavista e Yahoo!.
Negli ultimi anni invece la Rete ha subìto un'evoluzione che l'ha portata ad essere definita come Web 2.0. Le differenze sono sostanziali: ora l'interazione avviene fra persone, magari situate a migliaia di chilometri di distanza, e ci si può scrivere, telefonare, condividere documenti, giocare e scambiare informazioni in un dialogo bidirezionale e non più unidirezionale come nella precedente generazione. Sostanzialmente Internet vive e cresce grazie all'importanza che l'utente ha assunto in questo ultimo periodo, utente che si trova a tutti gli effetti “al centro del mondo”(nella copertina del primo numero del Time del 2006 invece di venire rappresentato un il solito personaggio dell'anno, c'era uno schermo del PC con scritto "YOU").
Il Web 2.0 non ha modificato solo i metodi di comunicazione, ma anche quelli di vendita e acquisto. Basti pensare all'Apple Store, in cui sono messi in commercio applicazioni che vengono ricevute dall'utente compratore come flussi di byte, e non in supporti ottici come CD e DVD. Ovvero una economia fatta dell'abbondanza e non delle grandi cose (scaricare una canzone costa un euro, ma moltiplicandolo per milioni di persone che la scaricano i dati diventano impressionanti).
Queste nuove risorse possono innovare persino una città “vecchia e difficile” come Venezia grazie all'intreccio fra “green economy” e Rete. Per fare economia una volta si era costretti a possedere un luogo fisico dove far azienda, ma oggi grazie a queste nuove tecnologie si può lavorare in casa e restare in contatto coi propri colleghi tramite Internet senza il bisogno di uno spazio fisico esteso, spazio che Venezia potrebbe non avere a disposizione. Insomma non conta più la materia ma solo le capacità e le idee di ogni individuo. Così finalmente assisteremo a delle aziende sorrette dal dialogo e non più da una gerarchia verticale che sta diventando un ostacolo allo sviluppo.
Assistiamo alla nascita di community dove persone con uno stesso fine si aggregano per creare portali utili a cercare e/o dare lavoro, condividere idee per realizzare un progetto, ma anche indicare problemi (ci sono siti dove si possono segnalare le auto in divieto si sosta, esporre i problemi di una strada in modo tale che venga sistemata), creare una guida con i commenti degli utenti su quali siano i migliori hotel e quelli da evitare, o semplicemente la voglia di conoscere nuova gente come su Facebook.
Anche il metodo di far pubblicità è cambiato: mentre in TV ci sono minuti dedicati interamente ai “consigli per gli acquisti”, acquisti che spaziano da ogni genere a varietà, in Internet, grazie al sistema dei cookie, un utente si trova pubblicizzate solo cose probabilmente di suo gusto e interesse in quanto i cookie hanno salvato informazioni sulle ricerche che ha precedentemente effettuato
Inoltre col Web 2.0 è nata anche una nuova tipologia di pubblicità, utilizzata dalle major cinematografiche. Basti pensare a “The dark knight”: la Warner Bros ha attirato l'attenzione di moltissime persone facendo apparire nei siti curiose immagini, in realtà link che portavano ad un sito in cui ci si poteva distrarre con indovinelli e misteriosi filmati; altro caso è quello di “Cloverfield”: prima della sua uscita nei cinema, su YouTube erano presenti anonimi filmati in cui la Statua della Libertà veniva decapitata, tutto questo senza minimamente accennare al fatto che si trattasse d'un film. Questa pubblicità ha costi irrisori per le major ed è definita “virale”, attua a creare e diffondere curiosità, interesse e, perché no, scalpore. Il risultato è la creazione di innumerevoli blog aperti agli utenti proprio per discutere di questi misteriosi contenuti.
Da questi dati possiamo accorgerci delle infinite opportunità della Rete, ma allora perché non ingegnarci a sfruttarle? Per ottenere un guadagno da essa basta avere una buona idea. Pensiamo solo se potessimo creare un sito dove condividere i dati clinici delle persone: se una persona qualsiasi facesse un viaggio, per esempio in America, e si sentisse male, i medici potrebbero facilmente sapere il suo quadro clinico conoscendone i sintomi allergici ed i problemi.
Ma il tema più “bollente” riguarda senz'altro i rapporti tra noi “cittadini digitali” e le pubbliche amministrazioni. Ora grazie alla nascita delle community possiamo segnalare alle amministrazioni locali problemi inerenti alla viabilità, proposte ecc..., insomma, possiamo essere a contatto diretto con la politica in un dialogo continuo come sta avvenendo ultimamente negli Stati Uniti.
Tutte queste nuove possibilità però dovrebbero essere regolamentate, non certo come accade in TV o nelle Radio (altrimenti si andrebbe ad uccidere la vera essenza della Rete ovvero, la libertà). Proprio in questi giorni stiamo assistendo al tentativo di mettere a tacere il Web perché considerato pericoloso dai nostri politici, che lo vedono come una pericolosa macchina incontrollabile (al contrario di TV e Radio) da cui stare alla larga. Nel Web non puoi mentire perché gli utenti che seguono sono direttamente in contatto e possono smentirti in qualsiasi momento. Ma se la politica cambiasse e fosse veramente vicina al cittadino, sicuramente molti personaggi si accorgerebbero di che grande risorsa è il Web poiché il bisogno del cittadino muta e in cinque anni può essere anche completamente diverso e l'unico vero modo per essere aggiornati sulle sue necessità è questo.
Concludendo possiamo affermare che per ottenere tutto questo abbiamo bisogno di distribuire ovunque la tecnologia necessaria affinchè nessuno sia escluso dall'utilizzo della Rete e diffondere una cultura generale in modo tale che chiunque possa essere in grado di sfruttarla.