lunedì 15 marzo 2010

Silvia Catani 269304

PRIMA ESERCITAZIONE

Michele Vianello e Gianluigi Cogo, l'uno direttore del Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia e l'altro webArchitect della regione Veneto, sono intervenuti il 3 e il 10 marzo per parlare agli studenti dello IUAV di un tema su cui ancora troppo poche persone sono ben informate: l'utilità delle nuove tecnologie digitali e il contributo che possono dare oggigiorno allo sviluppo del progresso. Vista infatti la grande espansione del digitale negli ultimi anni, si rende sempre più necessaria l'informazione dei cittadini riguardo alle enormi potenzialità che offre la rete, potenzialità che ognuno di noi utilizzatori può sfruttare a vantaggio suo e degli altri utenti.
Una delle innovazioni che più direttamente si possono riscontrare è la digitalizzazione delle città, intesa come ampia diffusione del WiFi e della banda larga negli spazi urbani. Nascono in questo senso le smart cities, città che fanno della connettività (con particolare attenzione alla connettività in movimento) il loro strumento di sviluppo. Si propongono come città che vogliono avere un ruolo attivo nella globalizzazione, città vive abitate da cittadini che in ogni momento possono connettersi, dialogare, creare contatti. Il fulcro del progetto è quello di dare più possibilità alle persone mettendo a loro disposizione i mezzi della comunicazione. I vantaggi non sono da sottovalutare: comprendono la fruibilità delle informazioni e delle idee, l'apertura e la partecipazione in tempo reale al mondo, in un'ottica di interattività assoluta.
Tutto ciò è reso possibile da 2.0, il nuovo approccio alla rete basato interamente sul principio di scambio e partecipazione tra gli utenti; un processo bidirezionale in cui chi si connette non è più soggetto alla produzione di altri, ma in prima persona attivamente può proporre e far circolare le proprie idee, concorrendo alla formazione di una “conoscenza collettiva”.
La parola chiave di questo processo è dunque partecipazione: ognuno dà il suo contributo, scambia e acquisisce informazioni, usa le piattaforme sociali contribuendo al successo di questo sistema, sempre più forte in quanto capace di autoalimentarsi, espandendosi a macchia d’olio e coinvolgendo sempre più persone.
A questo proposito è usata l’espressione "user generated content”, a sottolineare il fatto che sono gli utenti i motori principali: sono loro che forniscono la direzione allo sviluppo e fanno sì che continui a funzionare; più ne fanno uso, più lo implementano. Si può allora parlare di evoluzione digitale: chi ha i mezzi per partecipare si trova enormemente avvantaggiato perché può accedere a tutto ciò che il mondo è in grado di offrire. Non esiste più il problema del confine spaziale e attraverso la rete si comunica con chiunque si voglia, istantaneamente; le persone possono associare liberamente le loro idee, discutere, fornire informazioni che in pochi secondi saranno disponibili a migliaia di utenti. Questo principio è alla base di un nuovo modo di concepire l’economia, che non ha più bisogno di ancorarsi alla produzione di beni materiali e che non viene più limitata da problemi di spazi o di numero di persone, ma che si basa sulla circolazione delle informazioni e sulla capacità di trasmettere idee. É una vera e propria rivoluzione nel modo di operare della popolazione, che sta portando cambiamenti significativi nei settori più importanti della società: l’economia, i trasporti, l’amministrazione e l’organizzazione delle città, i costumi sociali, la sanità, l’istruzione, il lavoro.
Il facile e immediato accesso alla rete fornisce mezzi per essere più informati, per ascoltare e formarsi delle opinioni, per dire la propria: per essere insomma più liberi e sentirsi cittadini di una città in cui, finalmente, si può avere voce in capitolo. Il termine inglese è e-democracy, democrazia digitale: il governo e l’amministrazione cessano di essere una realtà chiusa che sfugge al confronto coi cittadini e che la maggior parte delle persone subisce passivamente.
Grazie ad internet la politica può essere messa in rete; i cittadini, collegandosi, possono avere accesso alle informazioni senza essere fuorviati dalle censure dei media e possono esprimere la loro disapprovazione proponendo a loro volta delle modifiche.
Tutti questi nuovi cambiamenti stanno senza dubbio dando un nuovo volto alla società contemporanea, contribuendo col loro esempio anche ad aiutare quei paesi non abbastanza evoluti dal punto di vista digitale in cui lo strumento di internet, proprio perché così potente se messo al servizio delle persone, viene bloccato e la sua diffusione ostacolata. La speranza è proprio quella che anche lì, col tempo, si creino i presupposti perchè possa svilupparsi una società “digitalizzata”, grazie alla partecipazione diretta dei cittadini chiamati a fare qualcosa di concreto, all’esistenza di social media che favoriscano il dialogo e infine all’impegno di una classe dirigente che accetti di esporsi e mettersi in discussione davanti ai cittadini.