SCENARI DIGITALI – INCONTRI CON MICHELE VIANELLO e GIANLUIGI COGO
PRIMA ESERCITAZIONE
Cooperazione, condivisone e collaborazione sono le parole chiave che accomunano i temi presentati nei primi due incontri sugli Scenari Digitali, tenuti rispettivamente da Michele Vianello e da Gianluigi Cogo.
In entrambe le occasioni, l’attenzione è stata posta sulla volontà di apportare un cambiamento sostanziale ai costumi sociali e all’organizzazione delle singole città, concentrandosi essenzialmente sulla comunicazione e sul dialogo in rete.
A tale proposito Michele Vianello ha voluto prendere come esempio pratico la città di Venezia, abbattendo quegli stereotipi che l’hanno sempre etichettata come una città “vecchia”, restia al cambiamento e all’innovazione. L’obiettivo principale diventa, quindi, quello di creare una società web all’interno di una società reale, con la clausola, però, che la prima non si distacchi dall’altra, ma, al contrario, ne sia parte integrante.
A questo punto, diventa fondamentale fare un passo avanti per quanto riguarda il concetto di cittadinanza: come, infatti, è stato spiegato nel primo incontro, un cittadino si può definire tale nel momento in cui egli può accedere liberamente alla rete e dialogare attraverso essa; tutto ciò, però, può avvenire solamente in una società in cui l’utente possa diventare l’anima della rete e collaborare attivamente con e per quest’ultima.
Quanto appena espresso può essere riassunto in una parola: WEB 2.0, un concetto fondamentale che è sicuramente alla base del mondo di oggi e di domani.
Per WEB 2.0 si intende, per l’appunto, un approccio alla rete nuovo, produttivo e collaborativo, dato dallo sviluppo di strumenti di comunicazione ad un prezzo accessibile: non una tecnologia, quindi, ma una piattaforma che possa garantire prima di tutto la comunicazione in rete.
Ma, anche se a mio avviso ognuno oramai può a pieno comprendere le enormi possibilità che tutto ciò è in grado offrire, persiste, tuttavia, una certa diffidenza generale.
Ed è proprio in merito a tale argomento che intendo collegarmi al discorso tenuto, nell’incontro successivo, da Gianluigi Cogo, il quale ha esposto il concetto di democrazia partecipata, ponendo innanzitutto l’attenzione sul rapporto tra chi governa e chi dovrebbe essere servito.
Per comprendere al meglio tale questione, è importante chiarire come la partecipazione dei cittadini all’interno della società, non si esprima soltanto attraverso il semplice, seppur fondamentale, atto di voto, ma soprattutto attraverso un differente approccio culturale, che presupponga un contributo attivo per la nascita di una società digitale, nella quale, però, non basta più solo l’ “avere”, ma c’è più di ogni altra cosa bisogno del “dare” (“Non chiederti che cosa fa lo stato per te, ma chiediti cosa fai tu per lo stato.” J.F.Kennedy).
La rete diventa, così, un mezzo attraverso cui esprimere le proprie idee, intenzioni e volontà reali, grazie soprattutto allo sviluppo dei social network, promotori della partecipazione delle persone sia in gruppo che individualmente. Prima, infatti, in rete si cercava qualcosa, ora qualcuno che può aiutarti a creare qualcosa: in questo modo, l’idea individuale può essere arricchita da idee collettive.
E’ perciò fondamentale che tutto ciò non rimanga una pura teoria, ma risulta ormai necessario oltrepassare l’ostacolo creato dall’ insicurezza di approfondire la nostra conoscenza, di andare oltre i nostri limiti, perché ora, sicuramente come non mai fino ad oggi, abbiamo i mezzi per farlo.
PRIMA ESERCITAZIONE
Cooperazione, condivisone e collaborazione sono le parole chiave che accomunano i temi presentati nei primi due incontri sugli Scenari Digitali, tenuti rispettivamente da Michele Vianello e da Gianluigi Cogo.
In entrambe le occasioni, l’attenzione è stata posta sulla volontà di apportare un cambiamento sostanziale ai costumi sociali e all’organizzazione delle singole città, concentrandosi essenzialmente sulla comunicazione e sul dialogo in rete.
A tale proposito Michele Vianello ha voluto prendere come esempio pratico la città di Venezia, abbattendo quegli stereotipi che l’hanno sempre etichettata come una città “vecchia”, restia al cambiamento e all’innovazione. L’obiettivo principale diventa, quindi, quello di creare una società web all’interno di una società reale, con la clausola, però, che la prima non si distacchi dall’altra, ma, al contrario, ne sia parte integrante.
A questo punto, diventa fondamentale fare un passo avanti per quanto riguarda il concetto di cittadinanza: come, infatti, è stato spiegato nel primo incontro, un cittadino si può definire tale nel momento in cui egli può accedere liberamente alla rete e dialogare attraverso essa; tutto ciò, però, può avvenire solamente in una società in cui l’utente possa diventare l’anima della rete e collaborare attivamente con e per quest’ultima.
Quanto appena espresso può essere riassunto in una parola: WEB 2.0, un concetto fondamentale che è sicuramente alla base del mondo di oggi e di domani.
Per WEB 2.0 si intende, per l’appunto, un approccio alla rete nuovo, produttivo e collaborativo, dato dallo sviluppo di strumenti di comunicazione ad un prezzo accessibile: non una tecnologia, quindi, ma una piattaforma che possa garantire prima di tutto la comunicazione in rete.
Ma, anche se a mio avviso ognuno oramai può a pieno comprendere le enormi possibilità che tutto ciò è in grado offrire, persiste, tuttavia, una certa diffidenza generale.
Ed è proprio in merito a tale argomento che intendo collegarmi al discorso tenuto, nell’incontro successivo, da Gianluigi Cogo, il quale ha esposto il concetto di democrazia partecipata, ponendo innanzitutto l’attenzione sul rapporto tra chi governa e chi dovrebbe essere servito.
Per comprendere al meglio tale questione, è importante chiarire come la partecipazione dei cittadini all’interno della società, non si esprima soltanto attraverso il semplice, seppur fondamentale, atto di voto, ma soprattutto attraverso un differente approccio culturale, che presupponga un contributo attivo per la nascita di una società digitale, nella quale, però, non basta più solo l’ “avere”, ma c’è più di ogni altra cosa bisogno del “dare” (“Non chiederti che cosa fa lo stato per te, ma chiediti cosa fai tu per lo stato.” J.F.Kennedy).
La rete diventa, così, un mezzo attraverso cui esprimere le proprie idee, intenzioni e volontà reali, grazie soprattutto allo sviluppo dei social network, promotori della partecipazione delle persone sia in gruppo che individualmente. Prima, infatti, in rete si cercava qualcosa, ora qualcuno che può aiutarti a creare qualcosa: in questo modo, l’idea individuale può essere arricchita da idee collettive.
E’ perciò fondamentale che tutto ciò non rimanga una pura teoria, ma risulta ormai necessario oltrepassare l’ostacolo creato dall’ insicurezza di approfondire la nostra conoscenza, di andare oltre i nostri limiti, perché ora, sicuramente come non mai fino ad oggi, abbiamo i mezzi per farlo.