martedì 9 marzo 2010

Nicolò Santoro 269050

PRIMA ESERCITAZIONE:
RELAZIONE SULLE CONFERENZE TENUTE IN AULA

Filo conduttore delle due conferenze tenute da Michele Vianello e Gianluigi Cogo è sostanzialmente la rivoluzione apportata del web 2.0, con riferimento ai risvolti socio-economici che influenzano e continueranno ad influenzare la nostra vita di tutti i giorni.
Prima di continuare è forse necessario anticipare cosa sia il web 2.0 e cosa rappresenti rispetto a un passato profondamente diverso, ma in fin dei conti non troppo lontano. Ciò che contraddistingue l’oggi e il domani dal nostro passato è un diverso approccio alla rete, un diverso modello organizzativo, garantito e reso possibile da tre prerequisiti tra loro collegati:
Lo sviluppo di strumenti di connettività
La nascita di piattaforme che consentano il dialogo e il mesh-up. Basti citare il celeberrimo Facebook, Twitter, YouTube
Un basso costo dell’archiviazione dei dati (storage), vedi Flickr
Questi i tre punti di partenza dai quali partire per analizzare il profondo divario creatosi rispetto al web 1.0. La prima fase dello sviluppo della rete era caratterizzata da rapporti unidirezionali, ossia dall’impossibilità di prendere parte alla rete in modo attivo generando contenuti e influenzando direttamente il web stesso. Ne consegue una mancanza di interattività e di dialogo tra i vari utenti (salvo il caso e-mail che è comunque ben diverso dalle odierne possibilità comunicative). Internet oggi è diversa, il dialogo oggi è facilitato e, se possibile, migliorato dalla mancanza di filtri, il che porta con sé una certa potenzialità collaborativa tra i vari utenti i quali possono contare su una maggiore libertà di scelta e selezione dei contenuti (prima non possibile) oltre che comunicativa. Ma la differenza sostanziale sta nella possibilità di generare a nostra volta contenuti (user generated content) e che questi siano immediatamente visibili in tutto il mondo, dove chiunque possa non solo trarne beneficio, ma addirittura implementarli e migliorali instaurando così una sorta di circolo virtuoso della conoscenza, una conoscenza condivisa. Detto questo, abbiamo estrapolato il tema fondamentale, abbiamo toccato il punto dal quale si diramano le più importanti relazioni con la concretezza del vivere quotidiano. La nuova forma che ha assunto la rete si riflette, all’atto pratico, in moltissimi aspetti che influenzano i rapporti tra le persone: da quelli sociali, a quelli economici passando per i rapporti con la pubblica amministrazione. L’economia è senza dubbio stata investita dall’innovazione web 2.0; dal tema della green economy che, differentemente da quanto può sembrare, è strettamente legato al mondo informatico, basti pensare alle neonate SMART cities; al tema della spazialità: fino a ieri era infatti necessario, ai fini produttivi, possedere dello spazio, della materia che sfruttati o lavorati producevano ricchezza o quantomeno profitto. Oggi lo spazio fisico non è più indispensabile, ciò da cui non possiamo prescindere è la capacità di valorizzazione delle nostre idee, che passa spesso e volentieri dalla condivisione e collaborazione fra persone unite dalla rete, che in questo modo aumentano il valore delle proprie conoscenze rendendole collettive. Il co – working rappresenta un esempio lampante di tale rivoluzione. Da questo punto di vista, Venezia potrebbe essere il nuovo paradigma dell’innovazione. La mancanza di spazi nel capoluogo veneto è sempre stata vista come limite invalicabile. Oggi la possibilità di innovare a Venezia è più che concreta, ha già cominciato a diventare realtà con la diffusione della rete nel territorio veneziano, supporto imprescindibile per la città del futuro che sfrutta le possibilità offertegli da internet. Da qui il concetto di cittadinanza digitale e democrazia partecipata. Si può affermare, senza paura di cadere in errore, che al giorno d’oggi la possibilità di avere connettività determina la qualità di cittadino. Lo stato, il governo o chi per lui, deve impegnarsi per garantire e diffondere la rete su tutto il territorio tramite la creazione di infrastrutture digitali che possano abilitare e rendere possibile un miglioramento dei rapporti tra chi governa e chi è governato, tra chi vive in uno stato e chi rappresenta lo stato. Ancora una volta Venezia può essere presa come esempio -in realtà l’ultimo di una serie sempre più lunga- di come sia possibili migliorare i rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione rendendoli più semplici e veloci. Il comune ha infatti elaborato, in stretta collaborazione con il parco scientifico e tecnologico Vega, una piattaforma dalla quale poter segnalare eventuali guasti o disservizi nella propria zona urbana richiedendo così facilmente e velocemente l’intervento a chi di dovere. Ma questo e solo un esempio delle possibili applicazioni della nuova internet: si è sempre più orientati verso la digitalizzazione delle cartelle cliniche personali, in modo da permettere che queste seguano il paziente in tutto il mondo; e più in generale si mira all’automatizzazione –concedetemi il termine- dei vari rapporti con la pubblica amministrazione usando il web. Naturalmente, a tutte queste fantastiche innovazioni che portano con sé una serie di diritti e libertà (quasi obbligatorio il riferimento alla conoscenza libera e svincolata) fin ora insperate deve corrispondere anche dei doveri da parte del cittadino che dovrà contribuire al mantenimento di quel circolo virtuoso succitato, parlando in termini generali. Per ricondurre il tutto ad un esempio tangibile, rivolgiamo nuovamente lo sguardo a Iris Beta, la già menzionata piattaforma del comune di Venezia, la quale da diritto al cittadino di avere un rapporto diretto con gli amministratori del territorio. Questi ultimi vanno incontro, ove possibile, a quelle che sono le esigenze del singolo il quale, in cambio, esercita un sostanziale controllo capillare sul tessuto urbano, aiutando chi governa ad essere più vicino a chi è governato. In conclusione osserviamo come le prospettive d’innovazione –ma non solo- che ci offre il cosiddetto web 2.0 sono moltissime; sta a noi saperle sfruttare al meglio, riuscire a fare nostro uno strumento che certamente ha cambiato e continuerà a cambiare il mondo.


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@ marco


Sono assolutamente d'accordo, ma ciò non toglie che sia comunque quella la direzione verso cui muoversi. Effettivamente le moderne tecnologie ecosostenibili sono spesso mal utilizzate se non nascondono, addirittura, caratteristiche "poco ecologiche" nel rovescio della medaglia. E qui sta appunto il problema: in realtà siamo solo all'inizio. Le informazioni che abbiamo sono spesso fuorvianti e comunque parziali, come parziali sono le risposte che fino ad oggi si sono date ai nostri problemi, visti da un punto di vista limitante.
Mi interessava l'idea di una città ecologica nel suo complesso, che rappresenterebbe già un passo in avanti rispetto alla casetta col pannello solare, magari sfruttato male (tanto chi compra spesso e volentieri non sa cosa sta facendo in realtà) o addiritura proveniente dall' est europa per risparmiare sui costi, senza considerare i km che il pannello si è fatto su un camion inquinando mezza Europa.
Il termine ecologico esprime una quantità di concetti e un sapere spesso sottovalutato, se non addirittura ignorato. Proprio per questo bisognerebbe, secondo me, guardare l'edilizia sostenibile da un punto di vista più strettamente (non in senso limitativo, il contrario) scientifico-ecologistico: essa non è il pnnello solare o il fotovoltaico, come l'architettura moderna non è la trave in cemento armato o il pilastro in acciaio.

A tal proposito: Eugene P. Odum, Ecologia per il nostro ambiente minacciato, Piccin


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VERSO UNA CITTA' ECOLOGICA
Credo che oggi uno dei più imporatnti orizzonti verso cui guarda l'architettura sia la città sostenibile. Costruire cercando di arrivare a un rapporto di corrispondenza tra le logiche ingegneristiche e progettuali e gli equilibri naturali è la frontiera, il tema fondamentale. Le nuove tecnologie -anche l'informatica qui può e deve fare la sua parte- ci permettono giorno dopo giorno di muoverci sempre più velocemente in tal senso. Sta a noi coadiuvare i vari apporti tecnico-scientifici traducendoli in realtà, in sostanziali miglioramenti dell'abitare cittadino e del vivere gli spazi costruiti.
A tal proposito vi posto il link di un articolo su Masdar City, la città che soregerà negli Emirati Arabi e che si propone di essere energicamente autosuffciente e priva di impatto ambientale.

http://www.genitronsviluppo.com/2009/02/06/masdar-city-la-nuova-citt-dei-record-che-nasce-nel-deserto-carbonio-rifiuti-50000-abitanti-della-citt-energeticamente-sostenibile-che-ha-scelto-di-essere-la-prima-al-mondo-bandire-le-automobili/


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Vi posto il link per una pagina sulle statistiche rilevate dalla kaspersky in merito alle minacce informatiche dell'anno appena passato. se avete tempo e voglia di dare un'occhiata alla sala lettura del sito dell'azienda potreste trovare qualcos'altro di interessante...

http://www.kaspersky.com/it/reading_room?chapter=207716870


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