mercoledì 10 marzo 2010

Mariangela Bressan 269432

I ESERCITAZIONE


Le lezioni che si sono tenute le settimane scorse, con gli interventi di Michele Vianello e Gianluigi Cogo, hanno rivolto la nostra attenzione alla nascita di Web 2.0 e i vantaggi che esso può o potrebbe portare in qualsiasi settore, dalla sanità alla pubblica amministrazione.

Nella realtà di Web 2.0 esistono innumerevoli strumenti di condivisione (come ad esempio , Facebook, Twitter ma è inutile elencarli), che rendono possibile la collaborazione, lo scambio di informazioni, il dialogo, tra le persone che li utilizzano. Tra tutti coloro i quali ne fanno uso, ci sono aziende, banche ma anche grosse multinazionali, che hanno la possibilità di dialogare con i loro clienti, cercando di raccogliere da loro giudizi, consigli o critiche.

Ma non solo, la rete è diventata luogo di interattività anche tra le persone comuni, che si trasformano così in “utenti” e dove non ci si limita a fruire di contenuti in modo esclusivamente unidirezionale, come avveniva negli anni scorsi con Web 1.0, ma si diventa parte della creazione, si collabora alla costruzione della conoscenza; non a caso infatti si parla di UGC, ovvero User Generated Content, nel senso che il sapere è costruito passo dopo passo da ognuno di noi. Un esempio soddisfacente di questo concetto può essere rappresentato da Wikipedia: i suoi contenuti, oltre ad essere direttamente elaborati dagli utenti, sono aggiornati sicuramente con maggior frequenza rispetto ad enciclopedie”normali”, ai quali siamo più abituati (anche se questo aspetto porta qualcuno a pensare che sia scarsamente scientifica).

Il Web inoltre è diventato sociale e come tale è al servizio di chiunque ne voglia o ne abbia bisogno: utilizzare il Web per cercare di migliorare la vivibilità nella propria città ad esempio, non è più così strano per gli utenti di software, quali Irisbeta o Fixmystreet. Riuscire anche a rivolgersi in modo diretto alla classe dirigente politica (come già avviene in Canada), dovrebbe essere uno dei prossimi obiettivi del nostro paese, in modo tale da rendere possibile anche in Italia la cosiddetta e-democracy, che consente di partecipare attivamente alla politica, utilizzando le nuove tecnologie.

Necessariamente però, perché questo meraviglioso scambio di informazioni, idee, dialoghi si realizzi, devono essere presenti dei fattori strettamente indispensabili, ma che ancora mancano in determinate aree urbane, tra i quali soprattutto la disponibilità di connettività, con il conseguente sviluppo di piattaforme (ciò che fa la differenza tra le cosiddette smart cities e altre aree urbane) e la possibilità di nuove tecnologie accessibili a tutti.


17/03/2010