giovedì 11 marzo 2010

Irene Todero 269416

PRIMA ESERCITAZIONE

Interattività, partecipazione attiva, connettività, economia, cittadinanza digitale, infrastrutture e Pubbliche Amministrazioni. Sono questi i comuni denominatori che hanno fatto da sfondo agli interventi di Michele Vianello – direttore del VEGA, parco scientifico e tecnologico di Venezia – e Gianluigi Cogo, nelle date del 3 e 10 Marzo 2010, inaugurando la sessione di incontri organizzata presso l’ Università IUAV di Venezia.
Come prima cosa verrebbe da chiedersi: “ Cosa lega questi termini apparentemente così lontani e distinti?”. Per rispondere a questa domanda basta guardarsi attorno e rendersi conto dell’ evoluzione che tecnologie e sistemi digitali hanno avuto negli ultimi anni, come essi facciano ormai parte della quotidianità di ognuno di noi e come gran parte delle azioni che compiamo ogni giorno non possano in nessun modo prescindere da questi.
Prenotare un viaggio, comprare il biglietto per un concerto, ricevere informazioni e notizie di cronaca in tempo reale, acquistare un capo d’abbigliamento e molte altre cose ancora diventano azioni facili ed immediate. E sono proprio la selettività, l’ immediatezza e la disponibilità che rendono oggi il Web il mezzo di comunicazione e scambio più utilizzato in assoluto.
Ma per capire perché l’approccio verso la rete sia cambiato in questo senso è necessario affrontare un discorso più ampio che riguarda l’evoluzione che questo mezzo ha subito nel tempo parallelamente allo sviluppo di una nuova “idea di uomo” con diverse esigenze e diverse necessità.
Inizialmente infatti, il Web era una sorta di sistema “unidirezionale” che poneva l’individuo nella posizione di spettatore passivo incapace di dialogare, condividere e comunicare (unica eccezione era rappresentata dalla già esistente posta elettronica). La rete rappresentava una sorte di grande banca dati, da cui era solo possibile attingere informazioni e documenti.
Tale scenario cambiò nel momento in cui ci si rese conto che l’unico trampolino di lancio per l’ economia, i sistemi sociali e le pubbliche amministrazioni era rappresentato da una piattaforma di comunicazione e condivisione globale, che oltrepassasse i confini di ogni stato aprendo la strada al singolo verso un’ infinità di nuove opportunità.
Nasce così il nuovo, bidirezionale Web 2.0, in sostituzione del precedente 1.0.
Web 2.0 non è solo una tecnologia, ma un nuovo ed originale modo di approcciarsi alla rete, che fa del singolo utente parte integrante di un sistema mondiale di scambio e condivisione. Esso si regge principalmente proprio sulla partecipazione attiva di ognuno, sulla produzione collettiva e su un’ economia di conoscenza.
Ne sono un esempio l’ infinità di piattaforme relazionali attualmente esistenti: Facebook, Twitter, Youtube, Google, Flickr, Linkedin, Ebay,… Sono solo alcuni, ma direi che ce ne sono per tutti i gusti e per ogni esigenza!
La rete diventa così una sorta di cosmo a sé stante che conferisce ad ogni suo “cittadino” uno status fatto di diritti e doveri, come sostiene Michele Cogo secondo cui questa idea innovativa può in qualche modo incarnare i principi della democrazia più diretta. Se da un lato infatti Internet semplifica ogni sorta di comunicazioni tra persone da ogni parte del mondo e permette la condivisione di documenti, file, informazioni, usi e costumi, dall’ altro apre un discorso senza fine in merito alle responsabilità dei suoi utenti. Proprio per il fatto che esso è un mezzo senza freni e senza limiti talvolta ci sbatte in faccia la maleducazione e le scorrettezze di tanti. Ma che fare? Nulla. Siamo noi in fondo a scegliere cosa vedere, cosa condividere, con chi relazionarci. Siamo noi a decidere l’ uso che vogliamo fare della rete, siamo gli artefici di ogni percorso che ci creiamo, quindi… Quindi basta un po’ di controllo, responsabilità ed intelligenza per fare del Web una delle più importanti risorse a nostra disposizione.
Cosa che hanno capito benissimo coloro che hanno deciso di investire sulla così detta “economia dei bit”: un’ economia non più basata sul numero di persone, di dati e di spazio, ma bensì sulla quantità e sul valore delle informazioni.
La possibilità di connettersi in tempo reale permette di andar oltre a qualsiasi limite legato allo spazio ed alle tempistiche. Come sostiene Gianluigi Vianello, è la disponibilità della banda larga a fare la differenza tra diverse aree urbane che hanno visto nella “connettività in movimento” una sorta di risorsa, anche economica, per uscire dalla crisi e dall’ anonimato. Sono le così dette “Smart Cities” che hanno fatto della connettività uno strumento di sviluppo, investendo sulla ricerca di idee, sull’ unione delle menti e sulla condivisione dei punti di vista.
Un esempio vicino a noi è proprio la città di Venezia… “Venezia è un luogo in cui si può innovare?” si domanda Vianello. E la risposta è un convinto SI! Essa si è aperta ad una nuova concezione: “la conoscenza è NOSTRA, non MIA!” adottando la banda larga e generando una serie di software che si adattano ai modelli organizzativi e “compiono un passo” verso il cittadino e le sue esigenze.
Questo cambiamento rappresenta una sorta di svolta culturale in quanto le chance per ognuno diventano maggiori, il dialogo più grande ed ogni conoscenza ed informazione vale in relazione ad altre conoscenze.
E’ un mondo che non esclude nessuno ma abbraccia tutti: dai bambini agli anziani! E che adeguatamente educati a questi nuovi media possono riscoprire un’ infinità di offerte e servizi.
Gianluigi Cogo, parlando di “eDemocracy” e “government”, non fa altro che rafforzare le considerazioni di Vianello in merito ad una cittadinanza digitale, attiva, anonima, partecipe, presente e collaborativa e riempiendoci la testa con qualche termine in più: Ficks my street, By byke lane, Stop Crime – Rate my cop, Rate my teachers sono altri social- network che si basano su un’ idea di “democrazia dal basso” rivolta al cittadino e con il cittadino.
Dopo tutte queste considerazioni concludo dicendo che la rete e tutti i supporti tecnologici che ci vengono pubblicizzati ogni giorno non sono altro che un immenso e geniale patrimonio che ci viene offerto: un patrimonio fatto di selettività, disponibilità, abbondanza, scelta, sviluppo ed innovazione. A questo punto credo sia il caso di mettere da parte la diffidenza e “tuffarci” in questa civiltà informatica. Perché non “navigare”? ;)