mercoledì 10 marzo 2010

Giannino Rosa 269340

Informatica e disegno digitale – Prima Esercitazione obbligatoria

Io posso dire di essere nato pre analogico, mi ricordo quando è arrivata in casa la prima TV e la prima trasmissione a cui mi appassionai erano le olimpiadi di Montreal con la medaglia d’oro di Claus di Biasi.

Un primo contatto con il mondo digitale l’ho avuto nel 1985 quando un professore del liceo portò in classe uno dei primi Mec. Confesso che all’epoca non ne avevo ben compreso la portata e le potenzialità. Il primo Pc è arrivato nel 1994 e la connessione alla rete nel 1998. Ora con la frequenza a questo corso sto facendo un ulteriore passo nelle mie conoscenze digitali.

Il mio approccio con la rete e i social network fino ad ora è stato abbastanza sporadico e passivo, mi è da subito piaciuta l’idea di Wikipedia, un contenitore del sapere universale dove ognuno può dare il suo contributo.

Le lezioni del prof. Galluzzo e gli interventi di Vianello e Cogo mi hanno aiutato nella comprensione e stimolato nella riflessione sugli scenari che si stanno aprendo con l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, condivido in pieno la definizione di Vianello “strumenti di connettività”. Le potenzialità sono veramente enormi, temi quali l’innovazione, l’approccio alla rete in un’ottica di condivisione e collaborazione per la costruzione di un sapere comune, la possibilità di relazionarsi in maniera totalmente nuova, il nascere di un nuovo concetto di cittadinanza favorendo la democrazia diretta, assumono valenze nove, foriere di ulteriori sviluppi.

Interessante mi è parso il concetto espresso da Cogo relativo all’avvento di un nuovo Umanesimo, certamente la rete ha questa potenzialità ma non penso che la rete in sé possa garantirlo, sta sempre all’Uomo il diritto dovere di affermare la propria umanità e se ciò si avvererà dipenderà molto da come noi sapremo farla crescere nelle nostre coscienze, consapevoli di avere si un mezzo potentissimo a nostra disposizione ma che pur sempre mezzo rimane, perciò la nostra attenzione si deve rivolgere al mezzo quel tanto che ci permetta di conoscerlo per poterlo usare al meglio per trasmettere e condividere le esperienze, i valori, le idee, che ci contra distinguono. La rete in se, come tutte le infrastrutture, è neutra attraverso ad essa vi si può creare e trasmettere il bene come il male. Forse bene e male sono categorie estranee agli scenari digitali? Non penso. Sicuramente ci sono molte persone, come i relatori che abbiamo ascoltato, che lavorano per far progredire “l’umanità”, esempio degno di nota è il sistema IRIS del comune di Venezia, ma sicuramente vi sono altri che si stanno attrezzando per sfruttare le stesse potenzialità per negare quest’ “umanità”, penso alla criminalità organizzata, alle mafie, al terrorismo ecc.

Altro concetto che mi è piaciuto molto e quello di cultura digitale, da affiancarsi alla cultura umanistica. In ogni epoca gli uomini di cultura hanno sentito la necessità di far circolare e condividere le idee per confrontarsi, scontrarsi e così far crescere il sapere comune. Ne sono testimonianza, fin dall’antichità, gli epistolari che ci sono rimasti, solo che all’epoca la rete era formata dalle stazioni di posta e la velocità era determinata dal cavallo. Al giorno d’oggi si possono ancora definire uomini di cultura coloro che guardano con diffidenza alle reti sociali e ai nuovi modi di comunicazione?

Ho trovato contraddittorio il passaggio di Vianello in cui da un lato fa riferimento alla nuova economia immateriale nella quale lo spazio risulta fattore residuale se non ininfluente, ma dall’altro afferma che solamente gli ambiti urbani che più velocemente si sapranno attrezzare con la connettività a banda larga e con la connettività in movimento sapranno attrarre le imprese della nuova economia. È certo che le nuove imprese non hanno più bisogno degli spazi immensi che occupavano le grandi fabbriche, ma si tratta pur sempre di persone che mangiano, dormono, hanno del tempo libero da occupare, oltre ad aver bisogno di un luogo in cui lavorare per quanto questo possa essere variabile e limitato nel tempo. Non vi sarà bisogno di nuovi spazzi ma sicuramente bisognerà ripensare gli spazi esistenti per adattarli alle nuove esigenze.

Quando tutto questo diventerà una realtà diffusa? Gli esempi che Vianello e Cogo ci hanno presentato lasciano ben sperare, senza dimenticare che purtroppo le resistenze del sistema sono innumerevoli, soprattutto nella pubblica amministrazione, nel ceto politico e nel ceto imprenditoriale legato alla politica.