giovedì 11 marzo 2010

Gianmarco Cisotto 269256

Negli incontri avvenuti durante le lezioni del corso di Informatica e disegno digitale i relatori Michele Vinello e Gianluigi Cogo hanno parlato di alcuni ambiti in cui l'informatica sta prendendo piede diventando quasi indispensabile di questi tempi.
Il primo ha posto particolare attenzione sull'ambito economico dell'informatica, il secondo ha discusso a proposito della successiva digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Vianello parla del innanzitutto di Venezia, del dibattito sulle possibilità di innovazione In questa città. Ma quali sono i parametri dell'innovazione in questi anni? Sicuramente la riconversione dell'economia da materiale a digitale, dell'importanza che ha la banda per le città che quasi se la contendono per avere maggiori possibilità di comunicazione. Da atomi a bit. Il tema dello sviluppo è legato ancora all'occupazione dello spazio, ma nell' economia di oggi lo spazio non conta, contano le informazioni che la rete è in grado di trasmettere: in quest'epoca per sviluppare un'azienda non è necessario tanto lo spazio quanto la conoscenza e la capacità di scambiare e condividere le idee. A Venezia, dove spostare un mattone ha dei costi molto elevati nel suo declino ha dovuto affrontare il problema della gestione dello spazio e della conservazione. Venezia è dunque un luogo adatto per l'innovazione, per la conversione da atomi a bit in cui si può conciliare la sostenibilità e limitare il numero di persone nella fabbrica. Quando si ha la rete, quando si possono mettere in comunicazione gli strumenti di connettività, finisce l'epoca in cui lo spazio, la quantità, il numero fa la differenza, ormai ciò che conta è la capacità di connettersi e lavorare in gruppo.
Per poter ottenere un così alto grado di connettività si ha bisogno della banda larga, perché nella competizione tra le città per ottenere queste economie le persone vanno dove c'è la possibilità di connettersi. La connettività e soprattutto la connettività in movimento è ciò che oggi fa la differenza tra le aree urbane. Grazie a questa ogni ambito della vita pubblica (sanità, trasporti, istruzione) può essere gestito in maniera diversa: in queste Smart Cities la banda larga è il maggiore strumento di sviluppo e di differenza tra le città.
Web 2.0, altro argomento di cui si è discusso, è invece un nuovo modo di approcciarsi alla rete: essa consente il dialogo tra gli utenti. Questo approccio è dato da tre elementi: lo sviluppo degli strumenti di connettività, di piattaforme che consentono il dialogo e il costo bassissimo dell'archiviare i dati. Facebook è ad esempio una delle forme di dialogo più importante attualmente. Web 2.0 consente a chiunque di dialogare senza filtri, agli utenti di generare i contenuti della rete (Youtube, Wikipedia). Web 2.0 sta ormai diventando una parte importantissima dell'economia. Le aziende moderne, i mercati moderni si basano su dialoghi, conversazione e lo scambio delle informazioni. La rete è dunque un luogo in cui risiede la conoscenza, dove vige la collaborazione e la bidirezionalità, dove una conoscenza vale se è messa in relazione a quella degli altri, dove il dialogo è la prima cosa, dove ogni informazione è di tutti.
Poter accedere o no fa differenza nella nostra vita, se hai la possibilità di connetterti e sei in grado di approcciarti alla rete hai infinite possibilità rispetto a chi non ne ha la possibilità. Questo è il requisito per essere un cittadino virtuale. Una volta essere cittadino voleva dire poter frequentare l'asilo e le elementari, oggi essere cittadino vuol dire avere la possibilità di connettersi, di dialogare e di accedere alla rete.
L'intervento di G. Cogo invece, si sposta su un tema diverso.
Si parla innanzitutto di democrazia partecipata: il rapporto tra chi governa e chi è rappresentato, il concetto di cittadino servito dalla pubblica amministrazione, sta cambiando. L'atteggiamento dei cittadini si può riassumere in una parola: democrazia, democrazia digitale. Essa è facilitata da una seria di strumenti che un tempo non erano presenti. Il concetto di democrazia digitale è nato sotto il presupposto di una struttura digitale che lo rendeva abilitato. E questa è una forma di democrazia diretta. Le moderne tecnologie permettono di intervenire in molti modi ma noi dobbiamo essere in grado di utilizzarle. La democrazia popolare non è però solo sinonimo di voto: la partecipazione dei cittadini non è solo votazione ma anche il continuare a governare processi e strategie anche quando gli eletti stanno facendo il loro lavoro. Tutto ciò mette in gioco un nuovo status: il cittadino digitale, che si esprime sulla rete formando così una personalità digitale.
Ma il cittadino digitale non è solo un diritto, ha anche il dovere di partecipare alla vita pubblica, di aiutare a governare. Importanti in questo sono i media sociali (facebook, youtube): essi sono abilitanti, favoriscono la partecipazione individuale o di gruppo e favoriscono quindi la democrazia digitale.
Non chiederti cosa può fare lo stato per te ma cosa potresti fare tu per lo stato. Il motto di J.F. Kennedy sintetizza ciò che si vuole spiegare: lo stato non è un' entità a parte, lo stato siamo noi.
In origine internet però non favoriva la partecipazione, era un main stream come la televisione o i giornali. Solo alcuni avevano la possibilità di intervenire sulle notizie, era un web monodirezionale. Il contesto attuale, grazie a tre fattori, si è evoluto ed è diventato il media sociale per eccellenza:
1.Il fatto di avere sempre a disposizione la connettività. L'infrastruttura.
2.La tecnologia deve favorire un approccio più semplice, favorire l'usabilità di un prodotto per poter essere usato dal maggior numero di utenti.
3.La cultura, senza la quale tutto ciò non avrebbe senso e la partecipazione non potrà crescere.
Tutti oggi possono produrre qualcosa per la conoscenza, in questo modo tutti possono partecipare alla vita digitale. Il metodo dello user generated content è un fenomeno già avviato, oggi tutti possono interagire. Mentre nel Web1 uno produceva e glia altri assimilavano, nel Web2 tutti produciamo ed assimiliamo giungendo ad un livello di benessere, di conoscenza collettiva.
Mentre nel passato mi andavo su internet per cercare qualcosa, oggi mi approccio per cercare qualcuno per far parte di un insieme. Le competenze non condivise non danno frutto.
La persona in questo modo torna al centro, ha il controllo dell' informazione, il mondo è finalmente di tutti. I social media dialogano anche fra loro, con il linguaggio XML si possono trasferire parti di un sito su un altro (trasportare per esempio un video su FB). Il web è fatto di tante parti che ora si possono unire assieme, tutti i contenuti sono scambiabili, si sviluppa un'interattività assoluta in cui tutto può essere cambiato, sconvolto, modificato, le relazioni non sono più tra oggetti ma tra persone.
In questo modo i cittadini, ad esempio, grazie ai social media possono partecipare alla vita politica (i quaranta per Venezia).
Esistono altri sistemi di comunicazione diretta che si occupano di temi anche distanti tra loro: ad esempio Fix my Street, sistema americano con cui i cittadini possono segnalare all'amministrazione un tratto stradale in cattivo stato; My Bikelane, che si occupa invece delle infrazioni avvenute su piste ciclabili; in Italia ad esempio Mobilità Palermo. Anche questo fa parte della democrazia dal basso.