martedì 16 marzo 2010

Giacomo Gin 268848

Io e quelli della mia generazione, i nativi digitali, non riusciamo a renderci conto de cambiamenti abissali che la rete ha affrontato in pochissimi anni, Altavista e i primi motori di ricerca sono un ricordo annebbiato, Google e Youtube sono strumenti indispensabili in rete e faccio fatica a comprendere un web senza questi elementi. Grazie alle lezioni del professore e dei nostri illustri ospiti sono riuscito a capire cos'era il web prima dell'avvento dei social network e di tutte quelle funzionalità che ci permettono di interagire in rete. Il web 1.0 ci permetteva unicamente di leggere e ottenere informazioni guardando il monitor del nostro computer rendendo gli utenti dei navigatori passivi, in pochi anni si è passati al web 1.5 in cui l'utente poteva, in maniera ancora limitata, interagire con la rete e con altri utenti. Con l'avvento del 2.0 e della connessione a banda larga, che secondo Michele Vianello, direttore del perco Scientifico Tecnologico "VEGA" di Venezia, è fondamentale per lo sviluppo della rete, l'utente è in grado di interagire con chiunque in pochissimo tempo,pubblicando foto,video e molto altro grazie al rapido sviluppo dei social network, quali Flickr, che contiene milioni di foto scattate in tutto il mondo, Linkedin, molto utilizzato dai professionisti nel mondo del lavoro, Twitter, che permette di comunicare in 140 caratteri e il più popolare Facebook. Con i suoi 400 milioni di utenti nel mondo e circa 16 milioni in Italia, è indubbiamente il social network più utilizzato nonchè il più completo, in quanto permette di condividere foto, video, pagine web e utilizzare le infinite applicazioni e giochi di cui dispone. Il web 2.0 è un approccio diverso alla rete ed è determinato da 3 variabili: gli strumenti di connettività, (cellulari e pc) che devono essere accessibili a tutti, le puattaforme per dialogare ela possibilità di archiviare dati, lo "storage". Per coronare tutto ciò necessitiamo di banda larga e di wi-fi che determina la nostra competitività a livello globale. A Venezia per esempio, la "venice connected", ideata proprio da Michele Vianello, è un passo verso l'idea di banda larga accessibile a tutti che presenta ancora dei limiti, uno su tutti quello di poterla utilizzare solo lungo il Canal Grande. Ma adesso che possediamo questi elementi è d'obblico avere un differente approccio culurale nei confronti della rete, infatti senza ciò non possiamo crescere, e dobbiamo avere la voglia di condividere la conoscienza affinchè tutti ne possano trarre vantaggio. Attraverso il fenomeno del "crowd sourcing", si possono capire le esigenze della gente e allo stesso tempo generare idee per risolvere i problemi. Proprio per questo il "Time" dedicò una copertina alle persone in generale che tornavano ad essere al centro dell'universo mediatico. Ed è qui che entra in gioco il cittadino digitale di cuyi ci parlava Gigi Cogo, in un paese che vuole stare al passo con le tecnologie e con le esigenze dei cittadini, è necessario che anche la pubblica amministrazione sia 2.0, i cittadini devono essere in grado di comunicare con le PA in manier diretta e senza impedimenti. In America e in altri paesi europei sono già fruibili siti come "fixmystreet", "mybikelane" o "spotcrime" permettono di segnalare i disagi del cittadino in modo di poterli risolvere, altri siti come "ratemycop" o "ratemyteacher" permettono alle PA di avere un quadro chiaro sulle esigenze dei cittadini. Anche in Italia, in particolare a Venezia sono stati fatti passi avanti riguardo questi temi, infatti il servizio "iris" del comune permette di segnalare problemi di vario tipo, da dissesti stradali alla presenza di tane di animali nei parchi pubblici, tutto questo in maniera diretta, senza infiniti passaggi burocratici, assicurando la celerità degli interventi. Se è vero che il cittadino ha il diritto-dovere di partecipare alla vita sociale del proprio paese, è anche vero che ha lo stesso diritto di partecipare all aviata politica del paese. In Italia questo non avviene poichè non è ancora arrivata questa cultura, in altri paesi molti contribuiscono alla "edemocracy", dal piccolo assessore al capo di stato e... ovviamente i cittadini, che seguono, attraverso i vari social network o siti web come "theyworkforyou", l'operato dei loro politici. In Italia questa pratica si sta avviando lentamente anche attraverso "openparlamento" ma spero che si sviluppi a pieni regime in modo da rendere possibile la collaborazione tra politica e cittadinanza ora più che mai fondamentale.