venerdì 19 marzo 2010

anna bazzo 269100

prima esercitazione

Come studentessa del primo anno di una facoltà di architettura non avrei mai immaginato che ad un corso di informatica e disegno digitale sarei arrivata a riflettere su concetti come “green economy”, “e-democracy”, “smart city”, “web 2.0”. Devo ammetterlo. Inizialmente il mio scetticismo verso il “perdere” ore universitarie parlando di social network, connettività, software più o meno efficienti o di tendenza, mi impediva anche il solo tentare di ragionarci un po’ su e muovermi autonomamente per cercare di capirci qualcosa. Semplicemente non capivo come discutere di tutto ciò potesse giovare alla mia carriera universitaria. In realtà, lezione dopo lezione, conferenza dopo conferenza (forse un po’ per la necessità di dover “mandare giù la pillola”) ho cominciato a riflettere ed ad aprirmi veramente ai messaggi che Michele Vianello e Gianluigi Cogo hanno cercato di trasmettere a noi, giovani menti, apprezzando almeno un po’ questo onnipresente desiderio di condivisione, confronto e dialogo.

Potrei riassumere i temi trattati secondo una divisione temporale: ciò che era una volta, e ciò che è ora.

Il Web 1.0, un modello di web “statico”, dove non c’è scambio, ma unilateralità nella comunicazione di informazioni. Una e-democracy intesa come utilizzo di nuove tecnologie e mezzi di comunicazioni per consultazioni popolari. Un approccio culturale fondato sull’”avere” e sulla verticalità dello scambio di conoscenza . Un monopolio da parte dei mass media classici e la notizia oggettiva. Un’economia intesa come produzione di beni reali materiali, fatta di persone,ingenti somme di denaro, macchine, fabbriche, SPAZI.

Tutto questo per descrivere sinteticamente quello che era una volta.

Il Web 2.0, un modello di web “dinamico”,dove è lo stesso utente che crea l’informazione,dove esiste la plurilateralità dello scambio di conoscenza, quel web dove i colossi Google, Facebook, Twitter, Flickr, sono in piedi, esistono e proliferano grazie a noi stessi e al nostro desiderio di scambio, confronto e dialogo (realizzarlo è davvero illuminante). Una e-democracy intesa come aiuto da parte dei cittadini alla pubblica amministrazione tramite l’uso delle nuove tecnologie e metodi di comunicazione, usando piattaforme come rate my cop, TheyWorkForYou.com. Un approccio culturale fondato sul “dare” del singolo alla società, condividendo le proprie informazioni, le proprie idee, i propri consigli, la proprie conoscenze con la comunità facendole diventare informazioni, idee, consigli, conoscenze di tutti, arrivando ad un’orizzontalità nello scambio di competenze. La ricerca non della notizia data dal telegiornale su quella determinata rete televisiva, ma la ricerca del commento e dell’opinione, e poi del video, commentato e commentabile ancora e ancora e ancora. Una “green economy” , un’economia della conoscenza e dei bit, che non ha bisogno di spazi fisici, ma della capacità delle persone di riuscire a trasmettere idee, come naturale sviluppo del sempre più attuale problema dello spazio, intrecciandosi di conseguenza con il concetto di sostenibilità e città. Un’economia che prevede una connettività in movimento dove sono proprio le città stesse a fare la differenza, nella loro possibilità di offrire al cittadino la possibilità di essere connesso dovunque e comunque.

tutto quello che è ora.

Pensandoci e ripensandoci non riesco più a vedere alternative future se non una del genere dove alla base ci sia la conoscenza umana mondiale in condivisione con tutte le persone del mondo, dando il potere a tutti di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Dando più chance. I famosi megafoni…

(da scetticismo a utopismo?…mah)