venerdì 19 marzo 2010

Laura Buongiovanni 268872

Durante gli incontri di Michele Vianello e Gianluigi Cogo si sono sviluppati vari aspetti fondamentali, che si rifanno tutti a un grande tema centrale: le tecnologie e il mondo digitale.

In questi anni possiamo affermare che siano avvenuti grandi cambiamenti in quasi tutti i settori, ma soprattutto nel mondo della connettività. Questo perché è stato possibile lo sviluppo di nuovi strumenti che hanno permesso alla gente di entrare ancora più in contatto tra loro e con il mondo della rete. Possiamo quindi parlare di innovazione. Innovazione intesa come sviluppo, come “processo in divenire che guarda in avanti”, così definito da M. Vianello. Basta pensare alla Green Economy (economia ecologica), cioè alla riconversione dell’economia che consiste nell’utilizzo di energia “pulita” basata sulle tecnologie rinnovabili come sostituta per i combustibili fossili e il risparmio energetico grazie all’efficienza. Oppure alle smart cities: parola che indica e descrive la possibilità di una migliore qualità di vita all’interno di spazi urbani che ci aiutino a realizzare i nostri progetti di vita e di lavoro. In pratica sono “città che fanno della connettività il loro strumento di progresso”.

Durante il suo incontro, in particolare, M. Vianello, direttore del parco scientifico e tecnologico di Venezia (VEGA), ha mantenuto il filo del suo discorso su tre temi principali: Venezia, città in cui si può innovare, il Web 2.0, come evoluzione del Web sociale e, infine, il significato della parola cittadinanza, a seconda delle possibilità che ognuno di noi ha o non ha di avere a disposizione rete, banda larga e connettività.

Per quanto riguarda il primo punto, Venezia è una città dove si può innovare ed è dimostrato dal fatto che è stato attuato un processo di realizzazione di una rete di proprietà del comune in fibra ottica e wi-fi in quest’area, per favorire l’accesso alla rete non solo ai 270.000 residenti, ma anche ai circa 20 milioni di turisti che ogni anno giungono in città. L’obiettivo è quello, innanzi tutto, di ridurre il digital divide, creando la possibilità di un accesso alla rete a basso costo per tutti, e in particolare per i giovani.

Ma quando si parla di città e sviluppo è impossibile non parlare della rete, infatti, come ha detto M. Vianello “il tema dello sviluppo è legato all’occupazione dello spazio”. Questo problema, però, al giorno d’oggi, quando si vuole fondare un impresa, non esiste più, poiché l’economia attuale, quella della conoscenza, è un economia dei bit, cioè conta la quantità di informazioni che il Web è in grado di trasmettere e il valore che si attribuisce a queste. Non c’è, quindi, bisogno di spazio ma di collaborazione all’interno della rete, che svolge, appunto, un ruolo fondamentale e la connettività e la banda larga sono i due fattori che fanno la differenza tra le varie aree urbane, perché le città più sviluppate da questo punto di vista sono quelle che riusciranno ad ospitare imprese e tecnologie sempre più avanzate.

Il punto chiave, perciò, dell’innovazione e dello sviluppo, così come della connettività è la collaborazione: più dialogo tra le persone, più conversazioni, più contatti, più contenuti, più conoscenza.

Inizialmente questo non era possibile poiché c’era un diverso approccio alla rete. Come ha spiegato anche Gianluigi Cogo, il web era “sempre uno stato passivo di un utente che era soggetto alle decisioni degli altri che avevano il compito di produrre”. Il Web 2.0 invece è un evoluzione del Web sociale, in cui tutti producono contenuti e in cui vale la parola collaborazione e la parola “insieme”.

Ora c’è un avvicinamento alla rete diverso dal passato, soprattutto grazie allo sviluppo di piattaforme che consentono il dialogo, come Facebook, Twitter, LinkedIn, Youtube e lo stesso Google (sono tutti esempi di collaborazione e sono tutti strumenti per trasmettere la conoscenza), ma anche grazie allo sviluppo di “strumenti di connettività” a prezzi variabili e al costo basso dello storage (la possibilità di conservare i dati).

Oggi si parla di “economia della lunga coda” o “the long tale” costituita dalla somma di piccolissime cifre, cioè ognuno dà una parte della sua conoscenza agli altri e il poter accedere al Web, attualmente, determina le nostre opportunità di vita e ci permette di entrare a far parte di un dialogo più grande.

Gianluigi Cogo, invece, durante il suo incontro ha discusso riguardo al concetto e al significato di pubblica amministrazione, rimanendo comunque nel campo delle tecnologie digitali. Ha voluto, cioè, riflettere sui rapporti che esistono fra chi governa e chi è chiamato ad amministare, e i cittadini. Questo perché è evidente un grosso cambiamento in queste relazioni e, approfondendo la questione, ci troviamo di fronte a un concetto importante da sviluppare: la democrazia. Come ha spiegato G. Cogo, un esempio di tutto questo possiamo trovarlo in Inghilterra, dove le persone partecipano alla vita politica anche attraverso la rete, o in America, grazie a uno strumento chiamato “Fix My Street”, che ad esempio, permette ai cittadini di segnalare gli elementi e gli aspetti che non vanno su una strada (come una buca!).

È chiamata democrazia digitale ed è una forma di democrazia diretta, attiva e collaborativa. Uno strumento molto importante per l’esercizio di questo tipo di democrazia sono i media sociali che favoriscono la partecipazione individuale o di gruppo delle persone.

Secondo G. Cogo sono tre i fattori sociali che hanno contribuito a questo cambiamento: l’infrastruttura, ovvero il fatto di avere sempre a disposizione in ogni luogo la connettività; la tecnologia e il concetto di usabilità; la cultura, infatti “senza di essa tutto ciò non ha senso e la partecipazione non potrebbe crescere”.

Quindi ognuno di noi può contribuire a questo benessere collettivo e produrre qualcosa per la conoscenza e per gli altri.

La parola chiave è Connettività.