venerdì 19 marzo 2010

MATTEO BERTOLIN 268988

Esercitazione:



WEB PER TUTTO E PER TUTTI


Nelle date del 3 e 10 Marzo, durante l'orario dedicato al corso di Disegno Digitale, si sono tenuti due incontri rispettivamente con Michele Vianello (direttore del VEGA -parco scientifico-tecnologico di Venezia) e con Gianluigi Cogo.

I temi esposti sono vari: il mondo del web 2.0, le relazioni interpersonali, il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, l'innovazione nelle città.

Innanzitutto, e per capire come queste tematiche apparentemente diverse tra loro possano avere un punto d'incontro, è necessaria una panoramica sul mondo digitale, su come esso si sia evoluto, su come sia cambiato l'approccio del singolo individuo nei confronti della 'rete', dei media, della società e dello spazio che lo circonda:

In principio internet risultava essere uno strumento di consultazione, un insieme di dati archiviati in 'portali' ai quali non sempre si riusciva ad accedere in modo semplice ed intuitivo, il tutto secondo un meccanismo 'unidirezionale', che non permetteva agli individui connessi nello stesso momento di dialogare tra loro e, per questo, circondava l'utente con un alone di 'passività', in quanto si era costretti ad osservare senza poter interagire in alcun modo con le informazioni ed i dati presenti.

Ma tutto ciò cominciò a cambiare con l'arrivo del cosiddetto WEB 2.0. Ma che cos'è esattamente web 2.0??

Esso non è una tecnologia, bensì indica uno stato di evoluzione di internet nel quale si è creata la condizione necessaria per permettere agli utenti di interagire con i siti visitati o con altri utenti. Ciò ha rappresentato un cambio radicale nella mentalità e nell'approccio verso internet, passando da una condizione di staticità ad una di dinamismo, di velocità, di contaminazione di idee. Ed è proprio sulla connettività e sulla contaminazione che si basa questo nuovo modo di intendere la rete: le idee sono meno corruttibili e più valide se risultano essere il prodotto di più menti unite, magari con diversi punti di vista, e ciò è possibile solamente se esiste una rete di rapporti tra individui che sia in grado di connettere più persone nello stesso momento e in tempi brevi.

E ovviamente lo strumento per fare tutto ciò e a portata di mano, è internet. Così ai semplici e statici siti web, incorniciati da motori di ricerca non sempre efficienti, fanno le prime comparse i blog, i forum digitali, i server che consentono lo storage di dati accessibili a tutti, giochi online, social network e più in generale varie piattaforme digitali per la connettività globale e la possibilità di ''mash-up'' tra prodotti e strumenti diversi.

Cambia il web, e con esso anche la mentalità degli utenti, che trovano più coinvolgente il nuovo modo di operare in rete e sono incuriositi dalle infinite possibilità che questo mondo offre. Si cerca di sfruttare al meglio le potenzialità degli strumenti a disposizione, e dalle semplici chiacchere tra amici e colleghi si passa inevitabilmente a rapporti di lavoro, trasferendo parte delle proprie mansioni sulla rete per ostentarle o per cercare approvazioni e possibili migliorie da parte di altri; in parallelo cominciano ad apparire nel palinsesto siti che offrono compravendite tramite ordini online, aste digitali, offerte di lavoro,pubblicità, e in breve tempo si crea un meccanismo economico digitale, che opera in parallelo ed in continuo scambio con quello finanziario reale.

Questo è ciò che segna la nascita della cosiddetta 'economia dei bit', ovvero l'investimento che non si fonda sulla produzione industriale o su spazi geografici, bensì fondato sulla ricerca di idee, di contatti, di persone, e talvolta è proprio la mancanza di spazi o di personale che spinge le aziende o le imprese a cercare un approccio informatico nella rete, nell'innovazione digitale. Ciò trova il guadagno in gran parte nella pubblicità informatica e sulla messa in pratica di idee rivoluzionarie ed innovative che scaturiscono da molte menti unite, create dalla collettività. Ma la pubblicità tradizionale (quella che sfrutta pagine di giornale, cartelloni nelle vie della città e televisione) e la pubblicità digitale sono differenti: quest'ultima non opera 'alla cieca' ma agisce secondo le preferenze dei singoli utenti. In pratica attraverso i 'cookie HTTP' (frammenti di testo inviati da un server al web client e viceversa) le informazioni personali di ciascuno vengono registrate e ciò permette (oltre ad eseguire autenticazioni e tracking di sessioni) di creare un filtro utile per la selezione automatica delle pubblicità e dei siti consigliabili a ciascun utente, in base alle sue preferenze calcolate sulla frequentazione di siti, sulle operazioni d'acquisto online ecc… .

Quindi anche la pubblicità e l'impatto che essa esercita cambiano, e la persona non risulta più essere un destinatario delle informazioni pubblicitarie, o almeno non è questa l'impressione che un utente potrebbe avere: se ci si trova davanti al computer ed improvvisamente ci si accorge che le inserzioni pubblicitarie dei siti che si visitano presentano, più o meno, argomenti che potrebbero interessarci, è molto probabile che la voglia di riporre attenzione ad esse sia maggiore!!

Col passare del tempo cambia anche il rapporto tra mass media ed internet: se prima la rete era uno strumento che i media usavano per la documentazione e l'informazione rapida, ora essa ha preso 'vita' propria, divenendo un avversario dei media tradizionali appartenenti al 'main stream' (giornali, radio, TV). Gli utenti condividono notizie, informazioni, video e ciò mette ciascuno nella condizione di poter scegliere cosa guardare, quando farlo e (ormai) dove farlo. Non è più necessario sorbirsi un intero TG alla televisione quando le notizie che ti interessano sono solo quelle finanziarie o sportive, ora le cerchi tu stesso sul web e lì sai di poterle trovare con semplicità ed immediatezza; ovviamente questo meccanismo ha portato ad esempio al trasferimento delle più importanti case editoriali di giornali d'informazione nei portali web per non perdere l'influsso sulla comunità.


Si è quindi giunti nell'epoca dei processi di collaborazione, della connettività a distanza,della connettività in movimento, dell'istantaneità dello scambio di idee, della parola libera sul web senza 'tagli', dei confronti diretti, in poche parole sull'era del DIALOGO, dove il passaparola è necessario.

Ma tutto ciò ha senso solo per coloro che possono accedere alla rete, gli altri risultano essere tagliati fuori dal mondo: è necessaria la capacità di connessione, c'è bisogno di infrastrutture che garantiscano una buona 'banda' che consenta un enorme flusso di dati in tempi utili. E questo è uno dei freni a questo sviluppo, che potrebbe essere visto più come un'innovazione, in quanto non sono molte le città che investono su questo tipo di servizio, e la causa di questo è l'amministrazione pubblica. Questo accade per scetticismo, mancanza di fiducia nei confronti della rete, per la difesa della privacy e per l'integrità dell'individuo. La rete viene vista come trasgrediva, sregolata, libera e quindi talvolta pericolosa, proprio per la sua connotazione.

Ma la rete ha delle regole, che non sono stabilite da nessuno, bensì create dalla collettività e dal senso comune, e che tutti gli utenti rispettano talvolta inconsciamente: i contenuti sono generati dagli utenti, che li mettono a disposizione di tutti gratuitamente, sotto forma di dono alla collettività; la comunità digitale decide senza bisogno di amministratori; generalmente non ci sono gerarchie se non tra coloro che creano i siti o gli strumenti veri e propri.

Per quanto riguarda la privacy invece il discorso è più complicato, ma basta capire che sono gli utenti stessi a decidere quali informazioni personali pubblicare nel web e mettere a disposizione altrui, e che quindi la scelta è consapevole e misurata da ciascuno in base alle proprie esigenze; bisogna comunque dire che maggiore è il flusso di informazioni e di idee proprie che un individuo mette in gioco, maggiori sono le possibilità di successo e di appagamento che possono derivarne. Con questo non si intende sminuire d'importanza la privacy o la sicurezza individuale, ma semplicemente far capire che talvolta le preoccupazioni a tal proposito possono essere un freno allo sviluppo globale della rete, in quanto esso procede e matura grazie al confronto di idee e di persone.

Dunque in molti Paesi a causa del tradizionalismo politico, della diffidenza delle vecchie generazioni, o delle mancanza di risorse, l'investimento nei confronti della rete e del mondo digitale sono ristrette e non permettono una crescita che porterebbe il miglioramento della vita dei singoli in primis, e poi della comunità intera. A tal proposito si potrebbe fare un cenno ai numerosi servizi disponibili via internet, come ad esempio i pagamenti facilitati, le informazioni comunali, la possibilità di effettuare operazioni bancarie o postali direttamente da casa senza dover fare la fila allo sportello, il poter sottolineare problemi comuni in una città agli addetti con un semplice 'click' (fondo stradale dissestato, infrazioni, viabilità, illuminazione ecc..). E dopo tutto ciò l'amministrazione ancora tende sguardi accusatori nei confronti del web e di ciò che può rappresentare per il bene comune?!

Ma la rete offre possibilità infinite e sta all'uomo rendersene conto e far di tutto per sfruttarle e POTERLE sfruttare: una città che non appoggia questi strumenti avrà sicuramente uno sviluppo più lento di quelle che invece li adottano (smart city), e una comunità unita non solo fisicamente ma anche dal punto di vista intelletto-digitale avrà sicuramente una mente più libera, creativa ed aperta al confronto al fine di crescita.

In fin dei conti web 2.0 potrebbe considerarsi una cultura: le piattaforme digitali favoriscono la compartecipazione e sono quindi una buona base su cui fondare una 'democrazia partecipata', frontiera necessaria per il bene di tutti; il 'cittadino digitale' è colui che seguendo questa scia crea un'identità parallela e cerca di esprimersi attraverso gli strumenti a disposizione, senza i limiti e i vincoli imposti dalla società reale; egli HA una libertà digitale, ma DEVE mettere in gioco se stesso per alimentare la rete, e questo perchè molti 'device', come pure la rete stessa, non esisterebbero se non venissero utilizzati.

Il modo di usufruire del web è cambiato, le tecnologie sono cambiate, ora basta che la mentalità ristretta e stantia degli individui cambi dando vita ad un diverso approccio nei confronti degli strumenti di connettività usufruibili da tutti affinchè sia possibile estendere la connessione libera alla rete (wi-fi pubblico) e dare delle solide basi culturali digitali a coloro che intendono avventurarsi in questo nuovo mondo di possibilità, cosicché gli intrecci nella rete aumentino, le idee crescano, la vita migliori per tutti.


In chiusura invito coloro che, come me, hanno da tempo (fortunatamente) la possibilità di connettersi al web, ma magari l'hanno fatto in modo talvolta passivo ed egoista, di aprire gli occhi, di donare qualcosa alla rete, di mettere del proprio in condivisione agli altri, di cercare di capire cosa vogliamo veramente dalla rete e come fare per ottenerlo, in vista di un nuovo modo di intendere la condivisione per migliorare la società e la vita di ciascuno.




Un ringraziamento ai signori sopracitati per gli illuminanti incontri e buona navigazione a tutti!!